Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 13 Venerdì calendario

I riformatori ignoranti: «È un interrogatorio?». Camera dei deputati, a spasso per il Transatlantico i parlamentari non sanno quasi nulla della nuova costituzione che hanno votato

Il terrore misto a rabbia si è diffuso nel primo pomeriggio in Transatlantico: “Non rispondete al Fatto!” il consiglio offerto d’imperio. La nostra colpa, ieri, è stata quella di aver chiesto conto ai vari deputati il motivo, e la conoscenza, del voto al ddl sulla riforma costituzionale del Senato. Oggi testiamo la preparazione di altri onorevoli protagonisti. Antonio Boccuzzi (Pd). “Individualmente non tutti sanno... non tutti... ognuno ha le sue peculiarità”. Sì, ma lei è a conoscenza dei vari aspetti della riforma? “Capisco la sua domanda, ma la trovo offensiva”. E perché? “Lei gioca sull’immaginario collettivo che ci vuole impreparati”. Smentiamolo: quante firme ci vogliono per un referendum? “Non lo so... comprendo il suo punto di vista, non c’è preparazione”. Allora: quanto tempo resta in carica un senatore nominato dal presidente della Repubblica? “Mi sembra una legislatura, ma non vorrei dire una sciocchezza”. Purtroppo il mandato è per sette anni.
Alessia Morani (Pd). “Sì, sono convinta del mio voto. Quanto restano in carica? Sette anni”. Bene. E il referendum? (Silenzio) “... cinquecentomila, ottocentomila... dipende. Aspetti”. Siamo qui. “La memoria mi fa... ora ho dei dubbi... (altro silenzio)”. Pronto?...pronto? tuuuu tuuuu. (Passano cinque minuti, richiama e la Morani è molto più preparata).
Irene Tinagli (Pd). “Questo argomento non lo voglio trattare così, magari con più calma”. Saremo brevissimi. “Ma è complesso”. Lo sappiamo. “Ci sono stati miglioramenti, ma sono abbastanza contenta, il bicameralismo non funzionava più, ma non sono una costituzionalista”. Però è un deputato. “La Costituzione mi permette di farlo. Arrivederci”. tuuuu tuuuu
Tino Iannuzzi (Pd). “L’Italia ha bisogno di un cambiamento, ha bisogno di una riforma... e questa è una buona riforma, complessa”. Certo, e toglie la Sanità alle Regioni (non è vero). “Vabbè, ma questi sono dettagli”. Dettagli la Sanità? “C’è il mutamento di 40 articoli”. In realtà sono almeno 42.
Andrea Manciulli (Pd). (Risponde con la voce bassa): “Sono a una presentazione”. Ci mettiamo poco. “Mi occupo di terrorismo internazionale”. Ma l’ha votata. “Non sono dentro a queste cose, io sono un relatore”. Complimenti.
Matteo Colaninno (Pd): “Non le rispondo, lei è offensivo”. Lungi da noi, però molti suoi colleghi non sono molto preparati. “Lei conosce l’alfabeto?”. Più o meno. Quanti sono gli articoli della Costituzione? “Se andiamo oltre, rischiamo di non essere più tanto amici”. Mai avuto il piacere di conoscerla.
Eugenia Roccella (Ncd). “La riforma ci voleva comunque, era giusto chiuderla”. Quindi è soddisfatta? “C’era un accordo più ampio, non siamo stati i primi interlocutori di Renzi”. Ora scarica? “Ho qualche dubbio”. Lei è un’ex radicale, quante firme sono necessarie per un referendum? “Aspetti, vado a rivedere... aspetti... (silenzio) mi sembra 500 mila e 800 mila”. Sicura? “Sì, penso... sì... a me sembra che le cose fossero uguali. La lascio, voglio verificare”. (Passano tre minuti) “È come le dicevo”. Bene, poveri referendum. “Ma no, ma bene così, e poi la facoltà referendaria è superata”.
Paola Binetti (Area popolare). “Ho votato per coscienza”. Non avevamo dubbi. “Votare in quello che credo fa parte della mia storia”. Altra certezza. “A me hanno stupito quelli come la Bindi e Bersani quando dicono ‘non sono d’accordo ma voto’. Come si fa?”. Ce lo dica lei. Comunque è preparata. “Sì, certo”. Non sono troppe 900 mila firme? “Ci sono ancora passaggi fluidi, e tutti speriamo di scartavetrarla. Bisognava farla!”. E non ci siete andati giù leggeri, avete cambiato 59 articoli. “Va bene così, il nostro è stato un giudizio sintetico”.
Sergio Pizzolante (Ncd). “Sono favorevolissimo, abbiamo superato il bicameralismo perfetto, le cose si possono far meglio”. Sì, questi due concetti sono abbastanza chiari a tutti. Ma lei conosce tutti i cambiamenti previsti? “Non importano i passaggi ma l’obiettivo finale”. Certo, i cinque nominati dal Colle presenti per una sola legislatura... “Già, ma non importa, io non li avrei proprio voluti”. Neanche uno. “Nessuno. Ma se questo suo è un interrogatorio, la saluto, ho smesso molti anni fa di andare a scuola”. Sono solo domande. È d’accordo sulla riforma del titolo V? “Eccome, almeno così togliamo delle competenze alle Regioni come il turismo (risposta esatta)”.
Giacomo Portas (Pd) “Di cosa vuole parlare?... ah, sì, certo... volentieri. Oddio, devo prendere un volo... mi chiami dopo, arrivederci”. Tuuuu tuuuu. Dopo due ore nessuna risposta.