Il Sole 24 Ore, 13 marzo 2015
«Io alla Rai? Non è il mio mestiere. La priorità del governo è la banda larga». Parla Andrea Guerra, consigliere di Renzi per la politica industriale
Andrea Guerra, 49 anni, milanese, sposato, con 3 figli. Uno dei più prestigiosi manager italiani, nel 2004 è stato considerato dal Financial Times una delle 25 stelle del business mondiale. Nel 2014, il primo amministratore delegato d’Italia. Impegnato nella cultura e nel sociale, ha lasciato Luxottica con un bonus milionario. Tra le proposte ha scelto di accettare l’offerta di Renzi di essere il suo consigliere per le politiche industriali e le relazioni con la business community.
Dottor Guerra, adesso è lei che orienta le scelte strategiche in tema di banche, privatizzazioni, agenda digitale, politica industriale. Partiamo dalle privatizzazioni. Mi sembra che sulle Poste Caio resista.
Poste è uno strumento fondamentale per l’Italia per l’educazione finanziaria italiana, per l’educazione digitale italiana. Io non penso che resista.
Perché allora va così a rilento?
Il passaggio dallo Stato al mercato è delicato, lo sta facendo con i giusti passi e arriverà in Borsa.
Lei conosce bene Caio. È l’uomo giusto al posto giusto?
Assolutamente si, è un rivoluzionario, una persona in grado di cogliere determinate direttrici con abilità e sa perseguire i suoi obiettivi.
A Luxottica, all’aumento del fatturato corrispondeva, per sua scelta, un aumento di benefit sociali per i lavoratori. Praticamente aveva anticipato una forma di Jobs Act. Il Jobs Act va in questa direzione?
Penso che dentro al Jobs Act ci siano tante cose buone; credo che manchi ancora qualcosa di fondamentale, che è la protezione del lavoratore nel lungo periodo.
Insomma, sul lavoro la linea Marchionne sulle relazioni industriali va bene, secondo lei?
Non è la mia.
Restiamo alle privatizzazioni di Rai Way, il 51% resta pubblico. Ma perché per Enel basta il 30%?
L’ha detto, sappiamo che lì ci sono 20 anni di storia particolare.
Insomma, se EITower non fosse di Berlusconi forse sarebbe diverso?
L’ha detto lei.
Quindi adesso il mercato mette a nudo con chiarezza quello che il centrosinistra non ha fatto quando governava, cioè la legge sul conflitto di interessi?
Soprattutto nel momento in cui c’è chi torna a fare il proprio mestiere di imprenditore, è chiaro che questo viene più alla luce.
Ieri il Consiglio dei ministri ha esaminato la riforma della Rai. In passato si è parlato di lei ai vertici di Viale Mazzini.
Non è il mio mestiere fare l’amministratore delegato di un’azienda pubblica.
Dottor Guerra, intanto lei è stato uno dei protagonisti nella riforma delle banche popolari. Perché era così urgente?
Penso che oggi l’Italia abbia una serie di problemi; il credito è uno di questi. Avere delle banche forti è importante, è evidente che quando le banche popolari stesse hanno detto che erano alla ricerca e allo studio di un’autoriforma per 20 anni e questa autoriforma non si è fatta, significa che ogni giorno era un pochino più urgente.
Dottor Guerra, nel caso dell’Ilva, di cui lei si occupa, più che di privatizzare mi pare si stia pubblicizzando. Sbaglio?
L’età che viviamo è un’età di paradossi, ci sono momenti in cui è necessario prendersi la responsabilità
Quindi pubblico e privato insieme?
Non ho nessun dubbio da questo punto di vista
Ma cosa le fa credere che questo “pubblico e privato”, come dice lei, con i tempi che avete pensato, andrà bene?
Non ho nessuna sicurezza che andrà bene, è un percorso difficilissimo, ci sono degli investimenti da fare, ingenti, e ci sono dei pubblici ministeri che hanno fatto un lavoro straordinario per andare a sequestrare dei fondi della famiglia ex proprietaria o attualmente proprietaria dell’Ilva in amministrazione straordinaria. Per la prima volta si cerca di sancire il fatto che chi rompe paga: è una cosa secondo me straordinaria.
Lei è anche un teorico del «non è vero che piccolo è bello»?
Il problema vero è che quando parliamo di medie e piccole aziende parliamo, rispetto alla media europea, di micro-aziende; le micro-aziende purtroppo in questo mondo non hanno più significato.
Dottor Guerra, il piano Junker dovrebbe rilanciare l’Europa. È un altro libro dei sogni?
Coniughiamolo con un’altra cosa successa negli ultimi giorni, il piano sulla banda ultralarga. Questo piano è un piano pratico, pragmatico, attuabile, chiaro, non è stato criticato da nessun operatore, arriva in un momento topico della tecnologia.
E allora?
E allora penso che riuscire a coniugare investimenti privati, di nuovo, con una serie di fondi pubblici possa essere una cosa straordinaria.
Quindi la banda larga è la priorità assoluta del governo?
Penso che sia fondamentale. Ricordiamoci cosa è diventato il Frecciarossa in pochi anni per l’Italia. Assolutamente fondamentale e necessaria, e andiamo a colmare qualcosa che è successo. Noi non abbiamo avuto una tv via cavo, e allora non abbiamo avuto una banda larga. Perché non abbiamo avuto una tv via cavo?
Ma realizzata da chi questa banda larga? Telecom?
Io spero di nuovo che l’incumbent, che il leader, Telecom Italia, sia assolutamente il player protagonista in questa cosa. È possibile? Lo andiamo a capire.
Entro quando ci sarà?
O questa cosa riesce a decollare nelle prossime 4/8 settimane, o non ce la si fa.
Per dire «Okay, operazione compiuta», in questo tempo, cosa vuol essere sicuro di aver realizzato?
A me piacerebbe che due o tre cose fondamentali dell’Italia si avviassero in un’altra direzione: il credito, il mercato dei capitali è fondamentale; una cultura imprenditoriale che cominci a cambiare è fondamentale; e il salvataggio dell’Ilva dal mio punto di vista è un simbolo straordinario. Se Ilva è salva o no lo sappiamo per l’estate.