Corriere della Sera, 13 marzo 2015
Le bombe al cloro e le nuove minacce dell’Isis: «Se l’Occidente e gli Stati Uniti vogliono le roccaforti dell’Isis, l’Isis vuole Parigi, Roma e l’Andalusia, dopo aver fatto esplodere la Casa Bianca, il Big Ben e la Torre Eiffel»
Bombe artigianali al cloro e un diciottenne australiano convertito all’Islam spinto a «immolarsi» come kamikaze: sono le armi più recenti utilizzate dallo Stato islamico (Isis) in Iraq. Che ieri sera è tornato a lanciare minacce altisonanti: «Se l’Occidente e gli Stati Uniti vogliono le roccaforti dell’Isis, l’Isis vuole Parigi, Roma e l’Andalusia, dopo aver fatto esplodere la Casa Bianca, il Big Ben e la Torre Eiffel», ha detto in un audio-messaggio il portavoce dello Stato islamico, Abu Muhammad al Adnani.
L’utilizzo delle armi chimiche, non letali, è stato denunciato dai portavoce militari iracheni a Bagdad. I giornalisti locali al seguito delle truppe e le milizie sciite impegnate nella battaglia per Tikrit hanno filmato colonne di fumo giallo-arancione sprigionarsi da alcune bombe sparate da Isis. Anche la Bbc lo documenta sul suo sito web. «Abbiamo avvertito bruciori alla gola e difficoltà di respirazione. Per fortuna siamo stati raccolti da un’ambulanza», raccontano alcuni ufficiali. In realtà gli effetti del gas sono minori – offuscamento temporaneo della vista, tosse, conati di vomito, fastidi polmonari – e, sembra, molto difficilmente mortali. Il cloro è usato in piccole quantità, le bombe esplodono al suolo, presto le nubi si dissolvono al vento. Tuttavia, ciò potrebbe costituire la prova che Isis in qualche modo si è impadronito degli agenti chimici e delle bombe per spararli. Già due anni fa era cresciuto il sospetto in Siria che le milizie jihadiste si fossero appropriate di alcuni depositi di ordigni non convenzionali dell’esercito di Assad (il quale a sua volta le armi chimiche le aveva utilizzate con effetti letali). Un’altra fonte di approvvigionamento per Isis potrebbero confermarsi i vecchi depositi di Saddam Hussein.
Si combatte nel frattempo per la conquista del centro di Tikrit, dove le colonne armate agli ordini di Bagdad assieme alle «Hashid Shaab» (le milizie sciite di mobilitazione popolare) e i corpi scelti dell’esercito iraniano sono arrivati già mercoledì mattina dopo una campagna durata quasi due settimane. Gli scontri ieri restavano complicati dalle auto-kamikaze, i cecchini e le cariche esplosive organizzati da Isis. È guerra dura attorno ai vecchi palazzi presidenziali, tra i più lussuosi di Saddam sulle sponde del Tigri. Il capo di stato maggiore americano, generale Martin Dempsey, conferma che le forze Usa non sono coinvolte direttamente nella battaglia, ma mette in allarme sul rischio che le milizie sciite attacchino la popolazione sunnita. Isis cerca di diversificare le battaglie. La regione sunnita tra Ramadi e Falluja è interessata dalla recrudescenza delle auto-bomba guidate da kamikaze. Uno di questi mercoledì sarebbe stato Jake Bilardi, un giovane australiano convertito all’Islam e assoldato tre le file di Isis sin dall’agosto scorso. La macchina della propaganda jihadista ora mostra la sua foto e quella del suo veicolo bianco ripreso poco prima di saltare in aria con la scritta ben evidente sulla carrozzeria del suo nome di battaglia: Abu Abdullah al Australi.