La Gazzetta dello Sport, 13 marzo 2015
Ci si aspettava un Consiglio dei ministri esplosivo, che varasse la riforma della Rai (ampiamente anticipata dai giornali e confermata ieri nelle linee guida dalla conferenza stampa di Matteo Renzi)

Ci si aspettava un Consiglio dei ministri esplosivo, che varasse la riforma della Rai (ampiamente anticipata dai giornali e confermata ieri nelle linee guida dalla conferenza stampa di Matteo Renzi). Invece il premier-segretario ha preferito procedere con maggiore prudenza: il disegno di legge sulla tv di Stato è stato discusso, studiato, ma non ancora varato (e ne parliamo nel pezzo al piede della pagina). È invece pronto per la discussione in Parlamento il disegno di legge di riforma della scuola.
• I precari saranno finalmente assunti?
Sì, tuttavia il punto politico di maggior rilievo è l’autonomia degli istituti e dei presidi, che diventeranno “allenatori”, potranno chiamare a insegnare docenti di loro scelta, pescati all’interno di un Albo contenente i curricula di ciascuno (messi, tra l’altro, online). Ha detto Renzi: «Ogni scuola vive la propria autonomia. È come se dicessimo che la scuola deve essere il cuore e il motore di un territorio, ma ogni scuola è diversa. Ora la palla passa al Parlamento, il testo è realizzabile abbastanza rapidamente se Camera e Senato lavoreranno con il senso dell’urgenza». Ogni preside avrà a sua disposizione un certo numero di docenti, sia per le singole cattedre, sia per specifici progetti. Gli obiettivi sono anche non avere più classi con oltre 25 alunni ed eliminare le supplenze: sostituire, per esempio, una prof in dolce attesa, non con un collega dalla graduatoria provinciale ma con uno all’interno dell’organico funzionale (ovvero, lo staff di insegnati scelto dal preside). La riforma punta anche alla progressione di carriera dei docenti, con gli scatti fondati sull’anzianità, ma anche con compensi in denaro al merito. Per quest’ultima voce verranno stanziati 200 milioni di euro a partire dal 2016, che saranno a disposizione dei capi d’istituto. Saranno loro a decidere a chi darli. Poi: 500 euro annuali per ogni docente che dovrebbero servire all’aggiornamento culturale, un rimborso spese per andare a teatro o sentire un concerto. Restano anche: la detrazione fiscale per coloro che manderanno i figli nelle scuole paritarie (solo elementari e medie, però), accanto ad altri strumenti fiscali come il cinque per mille e lo “school bonus”, ossia speciali detrazioni per chi investe sulla scuola. E parliamo di cittadini, associazioni, fondazioni, imprese.
• Dicevamo dei precari...
Ne saranno assunti centomila. Renzi spiega: «Tutti coloro che sono nelle graduatorie a esaurimento e i vincitori di concorso 2012 saranno assunti e dunque inseriti nell’organico funzionale. Ma gli idonei che stanno dentro le graduatorie di istituto, no: loro dovranno fare un concorso». Da questo discorso sono tuttavia escluse le scuole materne.
• Che altro?
Il disegno di legge prevede un rafforzamento dell’insegnamento di musica, arte, lingue (anche l’italiano per gli stranieri), educazione motoria. Renzi ha insistito sull’inglese: «Ci sarà particolare attenzione, dalla scuola primaria, alla assoluta professionalità di chi insegna l’inglese, per dare insegnamenti non appiccicaticci — per cui si fa fare un corsettino alla maestra — ma far sì che si possa richiedere un inglese assolutamente perfetto». Così come anche «l’educazione motoria non può essere il giocattolino in attesa di fare altre cose, non può essere l’ora di svago. È una straordinaria opportunità per formare il carattere e uno stile di vita. Ma anche un elemento di grande investimento sulla sanità e uno strepitoso strumento di valorizzazione delle specialità delle persone con le varie disabilità». Il piano del governo riguarda anche l’edilizia scolastica: Renzi annuncia «940 milioni di euro dalla Banca europea per gli investimenti». Mentre il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ricorda «l’alternanza scuola-lavoro, 400 ore nei tecnici e professionali e 200 ore nell’ultimo triennio dei licei».
Mentre Renzi presiedeva il Consiglio dei ministri, migliaia di studenti manifestavano contro la riforma in 40 città. Perché?
Chiedono, tra le altre cose, l’abrogazione delle bocciatura, punto che viene definito «diritto allo studio». Nei giorni scorsi gli studenti avevano presentato alla Camera «L’Altra Scuola», una riforma alternativa che prevede, ad esempio, finanziamenti di sostegno («il 40% delle famiglie quest’anno non è riuscito a sostenere le spese dei libri», dicono), valutazione della didattica da parte degli studenti, scuola secondaria superiore in un biennio unitario e un triennio specializzante. È certa una guerra a Renzi anche sulla scuola, ma il premier ha fatto capire che se si metteranno in campo ostruzionismi o tattiche dilatorie passerà anche qui al decreto. Presidente Mattarella permettendo. Da notare anche le prime critiche dei sindacati («Per puntare sul merito non c’è che una strada da seguire: la contrattazione», dice la Uil) e Forza Italia («Renzi sta facendo assunzioni elettorali»).
• E della Rai quando parleremo?
Renzi ha detto che se ne occuperà un nuovo Consiglio dei ministri. Ma noi torneremo sull’argomento.