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 2015  marzo 13 Venerdì calendario

Il caso Cesare Battisti. Dopo avergli negato il visto, l’ex terrorista dei Pac, i Proletari Armati per il Comunismo, è stato arrestato dalla polizia federale brasiliana per irregolarità. A breve la decisione sull’espulsione

Il soggiorno brasiliano di Cesare Battisti potrebbe essere arrivato al capolinea. L’ex terrorista dei Pac, i Proletari Armati per il Comunismo, è stato arrestato ieri sera dalla polizia federale nella cittadina vicino a San Paolo, Embu Das Artes, dove da tempo viveva. Immediatamente è stato portato nel quartier generale della polizia federale della Lapa a San Paolo, dove normalmente vengono rilasciati i visti per gli stranieri che arrivano in Brasile, punto di snodo dell’emigrazione della metropoli verde-oro. Secondo le autorità brasiliane sarà qui che nelle prossime ore o addirittura giorni – dipende dalla burocrazia brasiliana – si deciderà sulla sua possibile espulsione.
«Irregolare nel Paese»
L’arresto della polizia federale è stato autorizzato dalla giudice di Brasilia Adverci Rates che il 3 marzo scorso ha accolto una richiesta della procura di considerare nullo l’atto del governo che aveva concesso il permesso di soggiorno con visto temporaneo a Battisti.
Ancora incerte le eventuali destinazioni in caso di espulsione. Nei giorni scorsi si era parlato di Francia e Messico, Paesi nei quali l’ex terrorista aveva soggiornato in precedenza e che dunque tecnicamente potrebbero di nuovo accoglierlo. Secondo la giudice «trattandosi di uno straniero senza documenti, condannato in patria per un crimine, non ha il diritto di rimanere qui o di ottenere un permesso di residenza e, quindi, dev’essere espulso». 
Cesare Battisti aveva ricevuto il 31 dicembre del 2010 dall’allora presidente Inacio Lula Da Silva il permesso di rimanere in Brasile. Ora, dopo sei anni, il pubblico ministero non concede l’estradizione chiesta dall’Italia, ma procede con un’espulsione. «Cesare Battisti – ha dichiarato la giudice Adverci Rates – è uno straniero che si trova in una situazione di irregolarità». Ma chiarisce subito che «espulsione e estradizione sono ben distinte». L’espulsione non contraddice infatti la decisione del presidente della Repubblica di non estradare, visto che non è necessaria la consegna del cittadino straniero al suo Paese di origine, in questo caso l’Italia, potendo essere espulso verso un altro Paese disposto ad accoglierlo. Proprio a questo proposto il figlio del gioielliere ucciso nel 1979, Alberto Torregiani, aveva chiesto al governo italiano di chiederne nuovamente l’estradizione.
Il ricorso
Resta ora da vedere se il ricorso già presentato nei giorni scorsi dagli avvocati dell’ex terrorista sarà accolto nelle prossime ore in modo da consentirgli di rimanere nel Paese. Per uno dei suoi legali, l’avvocato Igor Sant’Anna Tamasauskas «Stiamo preparando la difesa, ma non si capisce come si possa modificare una decisione della Corte costituzionale e del presidente della Repubblica».