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 2015  marzo 11 Mercoledì calendario

Arabia Saudita, la regina delle armi. Le spese per l’arsenale nazionale in crescta del 52%, i sauditi superano l’India. Un modo per avvertire i nemici sciiti di Isis, Iran e Yemen. E difendere il petrolio

Una crescita esponenziale. Nel 2013: 4,2 miliardi di dollari. Nel 2014: 6,5 miliardi. Proiezione per fine 2015: 9,8 miliardi. Ma già nel 2014, con questa spesa, l’Arabia Saudita è diventata il primo importatore di armi del mondo. Sorpassando i 5,8 miliardi dell’India, sebbene quest’ultima abbia 40 volte la sua popolazione. Lo rende noto un rapporto sul commercio mondiale di armi diffuso dagli esperti di Ihs Janes, organizzazione con sede a Londra. È un aumento del 54% dal 2013 al 2014, e di un altro 52% tra 2014 e 2015. Insomma, su ogni sette dollari spesi al mondo per acquistare armi, uno esce dal borsellino del regno saudita.
In realtà, l’Arabia Saudita non è frequentemente coinvolta in guerre. Non direttamente, perlomeno: in questo senso, l’ultima fu quella del Kuwait, nel 1990. Anche perché, abbondando più di petroldollari e ambizioni che di abitanti, in genere preferisce combattere per interposta persona, perseguendo i propri interessi con il finanziare combattenti stranieri piuttosto che con lo schierare soldati propri. Così negli anni ’60 appoggiò i ribelli imamiti dello Yemen il lotta contro il governo repubblicano e nasseriano. Negli anni ’70 i palestinesi contro Israele. Negli anni ’80 i guerriglieri afgani contro l’Unione Sovietica, e anche l’Iraq contro l’Iran. Da ultimo, anche appoggiando le rivolte della Primavera Araba: in particolare, contro Gheddafi e Bashar Assad. Ma molte di queste scelte gli si sono rivoltate contro, e dopo il colpo di Saddam Hussein nel 1990 anche Bin Laden, Talebani e Isis sono via via scappati di mano, circondando il regno di minacce potenziali.
A parte Israele al nord-ovest, con cui però ormai il confronto è soprattutto teorico e retorico, l’Arabia Saudita deve dunque fronteggiare l’Iran quasi nucleare a est, l’Isis a nord-est, Assad a nord, le guerriglie yemenite al sud-ovest. Né bisogna dimenticare che tutto l’est, regione petrolifera per eccellenza, è popolato da sciiti, particolarmente sensibili alle sirene della propaganda di Teheran. Ma l’intera Arabia Saudita è in realtà una monarchia assoluta in cui il potere politico ed economico sono concentrati in una nomenclatura in gran parte coincidente con la famiglia reale allargata.
Il rapporto definisce dunque il riarmo saudita come un evento «senza precedenti», che segna una profonda «frattura sul piano politico nella regione». Grazie ai proventi derivanti dal petrolio, i Paesi della regione hanno infatti a disposizione ingenti riserve di liquidità per l’acquisto di armi. Dal punto di vista economico certo un vantaggio per gli Stati Uniti, primo esportatore di armi del mondo: 23,7 miliardi di dollari di export, contro gli appena 10 della Russia. E le vendite degli Usa in Medio Oriente sono cresciute dai 6 miliardi del 2013 agli 8,4 del 2014. Ma, dal punto di vista politico, questa corsa provoca tensione e instabilità che Washington guarda con preoccupazione. In effetti, dopo Arabia Saudita e India troviamo al terzo posto, tra i grandi acquirenti di armi, gli Emirati Arabi Uniti: altro Paese petrolifero, sunnita, sottopopolato e in prima linea di fronte a Iran e Isis. Complessivamente, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti nel 2014 hanno speso in armi 8,7 miliardi di dollari: più di tutti Paesi dell’Europa occidentale messi assieme. Seguono Taiwan, Australia, Corea del Sud e Indonesia, Paesi che invece sono preoccupati soprattutto per l’espansionismo marittimo cinese.
Che le tensioni a livello globale siano in aumento è dimostrato comunque dal particolare che nel corso del 2014 il commercio mondiale di materiale militare è aumentato per il sesto anno consecutivo, spingendo le importazioni mondiali a 64,4 miliardi di dollari, rispetto ai 56 miliardi registrati nell’annata precedente. 9,8 miliardi di dollari che nel 2015 l’Arabia Saudita spenderà per importare armi, diventando così il Paese che al mondo spende di più per l’arsenale nazionale, sorpassando l’India. 23,7 miliardi di dollari che rappresentano il volume d’affari relativo alle esportazioni di armi da parte degli Stati Uniti, primo esportatore al mondo. La Russia ne esporta solo per 10 miliardi. 64,4 miliardi di dollari che rappresentano la spesa complessiva mondiale nel 2014 per quanto riguarda le armi. Un mercato cresciuto per il sesto anno consecutivo (56 miliardi nel 2013).