La Stampa, 11 marzo 2015
Dopo l’assoluzione di Berlusconi si riapre la battaglia per la cancellazione, o almeno la trasformazione, della legge Severino
La conferma da parte della Cassazione dell’assoluzione già ricevuta dai giudici d’appello di Milano per il “caso Ruby” chiude (anche se non del tutto, pendente c’è un terzo processo) per Berlusconi il capitolo più infamante delle sue traversie giudiziarie e quello che senza dubbi ha più contribuito al suo declino politico.
Sul piano giudiziario, si tratta di un indubbio alleggerimento della sua condizione di superimputato, che resta tuttavia prigioniero di un pesante contenzioso in cui le cosiddette “feste eleganti”, accantonate a Milano, riappaiono a Bari, anche se l’indirizzo emerso dalla decisione della Cassazione avrà il suo peso su altre accuse dello stesso genere.
Berlusconi, che aveva atteso la sentenza in uno stato di prostrazione, senza dare grande importanza alla gran confusione e alle divisioni con cui il suo partito ha affrontato il voto sulla riforma del Senato alla Camera, sarà portato a riprendere in mano il filo del suo impegno politico, partecipando con più passione alla campagna elettorale per le elezioni regionali, e in particolare a quella per la Campania.
La quale è l’unica amministrazione ancora guidata da un governatore del suo partito, Caldoro, che potrebbe pure essere riconfermato, visto l’handicap di partenza del suo avversario De Luca, il sindaco di Salerno uscito a sorpresa dalle primarie del Pd, che a causa della sua condanna e successiva sospensione per la legge Severino, in caso di vittoria potrebbe non potersi insediare alla guida della regione.
Nell’immediato, la battaglia per la cancellazione, o almeno la trasformazione della legge Severino (che a questo punto, via De Luca, riguarda anche il Pd), rimane l’impegno prevalente per l’ex-Cavaliere, il suo “primum vivere”, dato che a questo sono legate le sue residue speranze di riabilitazione politica.
Il secondo obiettivo resterà la durata della legislatura fino al termine naturale del 2018 o almeno fino alla data più prossima a quella scadenza, ciò che Berlusconi, a dispetto delle divisioni del suo partito, o forse approfittandone e perfino favorendole, come ha fatto finora, cercherà di perseguire, in attesa di riallacciare il filo del patto con Renzi che delinea l’unico equilibrio possibile, al di là di quelli occasionali, di un Parlamento nato sciancato.