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 2015  marzo 11 Mercoledì calendario

Lapo Elkann sotto ricatto. Ancora una volta il rampollo degli Agnelli vittima di un’estorsione. Dopo averlo filmato seminudo sul divano di casa loro con «una sostanza bianca» sul tavolo, i fratelli Bellavista gli hanno chiesto 30mila euro per non divulgare il video. Ma Bicio Pensa, ai tempi d’oro fedelissimo di Corona, crede che si possa fare di più e si chiude l’affare per 150mila. Peccato che Elkann avesse già preso accordi con i carabinieri

Il “sistema Corona”, senza Fabrizio Corona. Stessi nomi, stesse modalità, stesso esito: l’arresto. Questo descrivono le 39 pagine della convalida di custodia cautelare per il fotografo Fabrizio “Bicio” Pensa, un tempo fedelissimo di Corona, e di Giovanni Bellavista, accusati di estorsione nei confronti di Lapo Elkann. La vicenda di videoricatti, per cui lo scorso dicembre fu messo in carcere il fratello di Giovanni Bellavista, Enrico, risale allo scorso 22 aprile.
I due fratelli diedero ospitalità a casa loro a Lapo Elkann, dopo averlo trovato per strada in via Latisana a Milano in evidente stato di alterazione. «Avevo bevuto troppi drink», dice Lapo a verbale. «Era evidentemente sotto effetto di stupefacenti», sostengono i Bellavista. Fatto sta che, una volta arrivati in auto nel piccolo appartamento alla periferia Nord di Milano, i Bellavista anziché soccorrere Lapo «che si trovava in condizioni pietose», lo filmarono con il cellulare «in situazioni compromettenti», si legge nell’ordinanza. In particolare, nel video si vedrebbe l’imprenditore 37enne seminudo seduto su un divano di una casa della periferia nord milanese. Sul tavolo ci sarebbe «una sostanza bianca», forse cocaina.
Nei mesi successivi, i tre indagati si fecero consegnare da un uomo di fiducia di Elkann 30mila euro per fare sparire il filmato, dopo la firma di una scrittura privata che prevedeva una penale di 300mila euro in caso di divulgazione. Un tentativo da parte di Elkann di «non compromettere e ledere la sua immagine pubblica», come scrive il gup Stefania Pepe nel provvedimento di convalida delle misure cautelari. Ma qui entra in gioco Pensa, che si consulta con altri fotografi del vecchio giro di Corona e poi consiglia ai fratelli Bellavista di chiedere 350mila euro. È poi lo stesso Pensa (a cui erano stati promessi 18mila euro di “commissione”) a trattare con l’intermediario di Elkann fino ad accordarsi per 150mila euro. Ma nel frattempo l’imprenditore aveva già presentato denuncia.
Estorsione e tentata estorsione. Queste le accuse di cui dovranno ora rispondere i tre. I 150mila euro erano il prezzo che pretendevano dal «signorino» – come lo chiamavano fra loro al telefono, intercettati dai carabinieri – per non diffondere il filmato. Al telefono, i tre si dicevano pronti a tutto pur di avere i soldi. «Lo prendo a schiaffi in faccia», dicevano i fratelli Bellavista, lamentandosi del fatto che Elkann tardasse a rispondere alle loro «proposte di soluzione valide per tutti», come le definiva Pensa. Per rendere credibile la minaccia, e nel tentativo di incassare soldi, Pensa avrebbe prima offerto il video ad Alfonso Signorini, direttore di Chi, che avrebbe preso tempo. Poi avrebbe fatto pensare a Elkann di volerlo mettere a disposizione di Diego Della Valle, che risulta estraneo alla vicenda.
Tornando con la mente a quella notte, l’imprenditore nipote di Gianni Agnelli dice agli investigatori di «non ricordare se avere o meno fatto uso di cocaina». Nell’interrogatorio Enrico Bellavista, che ha scelto di andare a processo con rito abbreviato, riferisce che «Elkann in casa si stava masturbando». Una circostanza che il legale dell’imprenditore, Giovannandrea Anfora, definisce «non corrispondente al vero», annunciando «ogni azione legale a tutela della sua persona». Risponde Antonio Nebuloni, avvocato di Bellavista: «Il filmato è stato sequestrato, si potrà ricostruire la verità. È Elkann che dovrà spiegare la provenienza della cocaina».
L’arresto in flagranza di Enrico Bellavista è scattato nell’albergo dove il cameriere si aspettava la consegna dei soldi, documentata nel filmato diffuso ieri. Al pubblico ministero Giancarla Serafini, Elkann ha raccontato di essere «stanco di una gogna mediatica continua» e di avere pagato i ricattatori «temendo per l’immagine della mia famiglia». Prima di arrendersi all’idea di pagare, Lapo aveva tentato di fare avere ai due fratelli un pallone con gli autografi dei calciatori della Juventus, come «ringraziamento per averlo ospitato» a casa loro quel 22 aprile 2014.