Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 11 Mercoledì calendario

Hillary Clinton mandava mail dal suo account personale, così la sua corrispondenza non è stata catalogata come vuole la legge americana per la trasparenza. Lei ora chiede scusa: «Lo facevo solo per convenienza. Mi rendo conto che sarebbe stato meglio e più intelligente utilizzare due telefoni e due account di posta diversi, ma in quel momento non mi era sembrato un problema». Una piccola comodità che ora potrebbe costarle la Casa Bianca

«Ho usato un account di email personale solo per comodità». Non è una difesa che spazza via ogni dubbio, quella scelta da Hillary Clinton per rispondere agli attacchi che da giorni hanno l’ex First Lady al centro del mirino. Che provengano da un Congresso “nemico” (con i repubblicani in prima fila) o da media liberal presunti amici come il New York Times, le critiche hanno colpito nel segno e dopo giorni di imbarazzato silenzio (a parte un unico tweet in cui diceva di volere che il pubblico fosse messo al corrente) l’ex Segretario di Stato ha dovuto rispondere alle domande dei giornalisti.Nel giro di poche settimane (le ultime indiscrezioni parlavano di metà aprile) Hillary avrebbe dovuto annunciare pubblicamente la sua candidatura alla Casa Bianca 2016, da molti mesi un segreto di Pulcinella per l’intera America. Era pronta lei, era pronto Bill, erano pronti gli uomini e le donne del suo staff, che hanno il delicato compito di prevedere e prevenire gli attacchi degli avversari, anche interni. La storia delle email “private”, da lei inviate quando negli uffici di Foggy Bottom guidava la diplomazia della principale superpotenza planetaria, rischiava di diventare una valanga. Perché qualsiasi email di un personaggio pubblico come il Segretario di Stato per la legge americana deve essere catalogata per la trasparenza, per gli archivi e per la storia. E del resto proprio la signora Clinton – quando era segretario di Stato – aveva costretto alle dimissioni l’allora ambasciatore americano in Kenya perché aveva usato un account privato di posta elettronica.Ieri mattina l’ex First Lady ha perciò convocato in fretta e furia una conferenza stampa in una sala dell’Onu. Il Palazzo di Vetro è un luogo piuttosto insolito per l’incontro con i giornalisti di un politico Usa, probabile candidato alla presidenza, ma visto che ieri mattina Hillary parlava dalla tribuna dell’Onu (tema i diritti delle donne), qualcuno dei suoi deve aver pensato che fosse l’occasione giusta. E a giudicare dalla valanga di richieste di accredito dei reporter di ogni parte del mondo forse aveva ragione.«Mi rendo conto che sarebbe stato meglio e più intelligente utilizzare due telefoni e due account di posta diversi, ma in quel momento non mi era sembrato un problema». Una piccola autocritica, subito mitigata dalla sicurezza con cui l’ex Segretario di Stato ha rivendicato il fatto di «non avere violato alcuna regola». Solo una questione di «convenienza» e la certezza di non avere «mai usato» l’email personale per discutere «informazioni riservate». Ha aggiunto di essersi sbarazzata di migliaia di email private (come quelle che riguardavano il matrimonio della figlia Chelsea o i funerali della madre), ma ha insistito più volte sul fatto che «tutto quello che aveva a che fare con questioni di lavoro è in possesso del Dipartimento di Stato».«Non ci sono stati problemi di sicurezza», dice Hillary, perché anche le sue email private erano controllate dal Secret Service proprio per evitare qualsiasi possibile falla. Se potesse tornare indietro eviterebbe di usare due account di posta, uno ufficiale e uno privato («sarebbe stato meglio non farlo») ma i dubbi sul fatto che Hillary abbia violato o meno i rigidi protocolli di sicurezza che circondano la vita di un Segretario di Stato non sono stati fugati. I repubblicani e i media non molleranno l’osso facilmente, soprattutto se si dovesse scoprire che, oltre a quelle su matrimoni e funerali, ha cancellato anche email sull’assassinio dell’ambasciatore americano in Libia. Un capitolo che resta il maggiore punto interrogativo nella corsa di Hillary a diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti.