la Repubblica, 10 marzo 2015
L’iscrizione al Pd sarà più cara per sconfiggere i signori delle tessere: «La quota dovrà essere pari a un giorno di stipendio» dice Orfini. L’assemblea lo contesta ma è un cambiamento necessario per non morire
Iscrizioni al Pd più care per sconfiggere i signori delle tessere. La cura, individuata dal presiedente del partito Matteo Orfini contro i “padroni di voti” che drogano i congressi e la vita degli stessi circoli, verrà sperimentata a Roma a partire da fine marzo, quando inizierà la campagna di tesseramento 2015.«Aumenteremo la quota, che dovrà essere pari almeno a un giorno di stipendio, quindi il salario di un mese diviso 30», ha spiegato Orfini nella sua relazione di apertura all’assemblea cittadina del Pd, di cui da tre mesi è commissario. Una proposta accolta però da un brusio forte e prolungato, che ha subito scatenato la reazione di Orfini. Il quale ha prima corretto il tiro: «Saranno previste delle deroghe per chi non può pagare». Poi, incalzato dal rumoreggiare della platea, è sbottato: «Vedo che quando si va sui soldi ci si scalda: non è un bel segnale, fatemelo dire». Senza tuttavia arretrare: «Dal 30 marzo ci saranno nuove regole».Un cambiamento necessario per non morire, specie in una città dove il Pd è stato messo a dura prova dall’inchiesta su Mafia Capitale. «Se a Roma prendiamo 500mila voti alle elezioni ma poi abbiamo solo 9mila iscritti, vuol dire che c’è qualcosa che non va, che non rappresentiamo niente», ha attaccato il presidente-commissario. «Bisogna allora cercare di capire perché non vengono da noi. Forse non tutti si sentono a proprio agio, bisogna creare qualcosa di più accogliente». Tanto più che «girando i circoli e telefonando a tutti gli iscritti, come abbiamo fatto noi in questi mesi, è venuta fuori una realtà intollerabile e cioè che una tessera su 5 è falsa», ha rivelato Orfini. Un veleno che occorre neutralizzare: «Il tesseramento non avverrà nei circoli ma su base municipale, ciascuno con un garante in funzione di controllo. E ci si iscriverà senza più intermediari». Nessun timore di allontanare gli iscritti, magari quelli che non hanno voglia di dichiarare il proprio reddito? «Ma figurarsi, nei circoli si sa che mestiere fa tizio piuttosto che caio, e poi ci fidiamo», taglia corto il commissario. Punzecchiato dal collega Roberto Morassut: «Quattro anni fa proposi la tessera basata sul reddito per scardinare il tesseramento fasullo e pilotato a pacchetti, ma mi dissero che era impossibile. Positivo che si sia cambiato idea».