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 2015  marzo 10 Martedì calendario

Tosi, la Lega concede altre 24 ore. Alle 14 di oggi dovrà decidere se lasciare la sua Fondazione o il partito

Il giorno del giudizio è rinviato di ventiquattr’ore. La scadenza per l’autodafé dell’eretico si sposta alle 14 di oggi. Ufficialmente l’aut aut resta il solito: o Flavio Tosi abiura alla sua fondazione «Ricostruiamo il Paese» (Rip come Riposa in Pace, che è poi quel che vogliono i leghisti ortodossi) o è fuori dalla Lega. Così in Veneto il commissario in pectore Gianpaolo Dozzo lo diventerebbe a tutti gli effetti e di «liste Tosi» accanto a quella leghista alle imminenti regionali venete (il vero oggetto del contendere) non si parlerebbe più. Salvo trovarle accanto al nome di un altro candidato governatore, e magari trovarsi qualche sorpresa nelle urne dalle quali, prima della faida, Luca Zaia era sicurissimo di uscire vincitore.
Ieri Matteo Salvini compiva 42 anni e la grana veneta gli ha rovinato il compleanno, peraltro festeggiato la sera precedente in luogo e compagnia imprecisati, ma in ogni caso, pare, non in tête-à-tête con Elisa Isoardi. Tanto che per tutta la giornata il Capitano non ha rilasciato una sola dichiarazione, circostanza eccezionale per un esternatore seriale come lui. Però ha fatto sapere di aver ricevuto per due ore Zaia, giusto per ribadire che il candidato è lui e la Lega, o almeno quello che ne resterà in Veneto dopo l’addio di Tosi & Co., lo sosterrà al massimo. 
A seguire, in via Bellerio, la riunione dell’ormai celebre Comitato di disciplina e garanzia, presieduto da Umberto Bossi, è durata appena un’oretta e mezza e, appunto, sul caso Tosi ha deciso di non decidere. L’ultimatum precedente scadeva non alla mezzanotte di ieri ma alle 15.30, cioè esattamente sette giorni dopo il voto sull’incompatibilità fra l’appartenenza alla Lega e quella a Rip. Quello nuovo, alle 14 di oggi, quindi Tosi ha altre 22 ore e mezza per pentirsi e cospargersi il capo di cenere, cose peraltro che non ha alcuna intenzione di fare.
Prender tempo serve per gli ultimi tentativi di mediazione. Si è speso Bossi e ci lavora Giancarlo Giorgetti, uno che non parla con i giornalisti ma con l’élite leghista da cui è molto ascoltato. Magari i margini per trovare la quadra ci sono. Zaia però vuole chiarezza. «Non so come finirà la questione-Tosi – ha detto -. Penso che ogni frattura sia un fatto doloroso. Spero che non accada, però ognuno in democrazia fa quello che meglio crede. Nessuno di noi dev’essere attaccato a poltrone, cariche e quantaltro». Come dire: grazie e arrivederci.
Ironia della sorte, Tosi potrebbe presentare un ultimo ricorso al presidente federale, cioè a Bossi. Non lo farà, ma sarebbe divertente: Bossi detesta le scissioni ma detesta anche Tosi cui, ancora nell’evo celodurista, dedicò delicati apprezzamenti come «frocio» e «str...». 
Adesso la competizione nella Lega è altrettanto dura ma, almeno a parole, meno violenta. Lo si è visto, anzi sentito, nello scambio agrodolce di saluti fra Tosi e Salvini a «Un giorno da pecora» su Radio2. Flavio ha fatto gli auguri di buon compleanno a Matteo dicendo che gli regalerebbe volentieri l’articolo 39 dello Statuto, quello che stabilisce che le liste le fanno le leghe «nazionali», quindi i candidati veneti li decidono i veneti. Matteo ha risposto così: «Sono contento, Flavio è stato dolce. Anche io gli faccio gli auguri per una vita felice, serena e sorridente». Insomma, #flaviostaisereno. Come no.