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 2015  marzo 10 Martedì calendario

La poliziotta francese complice di Coulibaly, il fanatico che ha assaltato il supermercato kosher di Parigi e Rima Karaki la giornalista libanese che ha zittito l’islamista Hani al-Saba quando le ha mancato di rispetto. Due storie di donne a confronto

Due storie di donne, entrambe legate all’islam radicale, raccontate nello stesso giorno. Due storie che esprimono visioni del mondo completamente opposte e che, messe a confronto, lasciano inquietudine. La prima è quella di Rima Karaki, presentatrice dell’emittente libanese Al-Jaadeed, che chiude il collegamento con uno studioso del Corano chiamato Hani al-Seba’i. L’islamista ha preteso di fare i suoi comodi e di zittirla perché donna, lei lo ha mandato con classe a quel paese, passando oltre. Poi c’è la seconda storia, che si svolge in Francia. Ieri la polizia ha fatto sapere di aver fermato quattro persone che sarebbero legate ad Amedy Coulibaly, il fanatico che ha assaltato il supermercato kosher di Parigi nel gennaio scorso. Secondo i media francesi, tra i fermati ci sarebbe tale Amar R., un amico di Coulibaly arrestato il 23 gennaio per traffico di droga e armi. Costui non sembrava essere collegato agli attentati di matrice islamica, ma a quanto pare ha fatto la sua parte. O, meglio, l’ha fatta fare a qulcun altro. Nello specifico, alla sua compagna. E qui sta l’aspetto sconcertante della vicenda. Questa donna, anche lei fermata, è un’agente di polizia. Lavorava a Fort de Rosny Sous Bois, nel nord est di Parigi, dove si trova un centro di intelligence. Non è chiaro se la ragazza abbia agito direttamente o abbia permesso al suo fidanzato Amar di entrare nel centro. Comunque sia, sfruttando il suo ruolo, è riuscita ad accedere a documenti riservati riguardanti Hayat Boumeddiene, ovvero la compagna di Coulibaly. Hayat, a quanto risulta, sarebbe riuscita a scappare in Siria, dove si troverebbe «al sicuro», coccolata dai capoccia dello Stato islamico. Qualche settimana fa pare abbia perfino concesso un’intervista alla rivista Dar-al-Islam, uno dei megafoni del Califfato, in cui affermava di non aver avuto difficoltà a raggiungere il territorio siriano. Dunque, gli attentatori avrebbero potuto contare sull’aiuto di una talpa. A colpire maggiormente, tuttavia, è proprio la figura di questa giovane agente, specie se messa a confronto con Rima Karaki. Ecco il paradosso: la presentatrice libanese lavora in un Paese del Medio Oriente, appare in video (anche se non sempre) indossando il velo. Però ha avuto il fegato di zittire un tizio barbuto che voleva screditarla solo perché femmina. Insomma ha agito da laica, ha rivendicato e difeso la sua dignità. Dall’altra parte, invece, c’è una donna occidentale, perfettamente integrata, come si usa dire, nella società francese. Così integrata da aver trovato un posto in polizia. Una donna che un paio di anni fa ha scelto di convertirsi all’islam, poi si è fidanzata con un criminale e infine ha scelto di giocarsi la vita aiutando questi e i terroristi suoi complici a violare segreti di intelligence. Rima Karaki, che vive in un Paese in cui la religione islamica ha un peso consistente e la tentazione del fondamentalismo è dietro l’angolo, fa di tutto per emanciparsi ed evitare la sottomissione. Risponde gentilmente, ma per le rime, a un esaltato (che fra l’altro è di stanza a Londra, segno ulteriore che l’Occidente i fanatici se li cova in casa). La poliziotta parigina, all’opposto, fa di tutto per scardinare il sistema di valori che le ha garantito le stesse libertà per cui la Karaki lotta. Senz’altro, nel suo caso, sarà forte l’influenza di quello che la femminista Robin Morgan chiamava «il demone amante», ovvero la passione per un estremista che erotizza la violenza e la rende desiderabile. Ma non si può non notare pure la presenza di quella sottomissione consenziente di cui parla Michel Houellebecq nel suo ultimo libro. La donna che – come la protagonista del caposaldo dell’erotismo Histoire d’O – si offre volentieri, e per amore, all’uomo che diventa il suo carnefice, al maschio che la riduce in schiavitù. Alla «divinità Alfa» che la costringe all’adorazione incontrastata. Quel che deve più spaventarci, oggi, è proprio questa resa entusiasta. La resa della poliziotta al terrorista, la resa delle ragazze che decidono di partire per la Siria e votarsi al jihad. Una resa che l’Occidente deve impedire, se vuole salvare se stesso. In questo caso, però, le bombe non servono a nulla.