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 2015  marzo 10 Martedì calendario

La Florida mette la bando il «riscaldamento globale», i «mutamenti climatici» e la «sostenibilità». Sin dal 2011, il governatore Rick Scott noto per il suo scetticismo sulle questioni del clima ha vietato ai suoi funzionari di usare tutti quei termini nei documenti ufficiali

Negli Stati Uniti il «negazionismo» in materia di mutamenti climatici ed effetto-serra è molto diffuso tra i politici della destra conservatrice. Un fenomeno che si è accentuato negli ultimi anni, nonostante evidenze crescenti come l’innalzamento del livello dei mari. E se ancora qualche anno fa un leader repubblicano candidato alla Casa Bianca come John McCain poteva mettere nella sua agenda un piano di interventi contro il «global warming», oggi si teme per il futuro delle ricerche sul clima della Nasa e della Noaa, l’agenzia federale per il clima e l’atmosfera, finite sotto la sorveglianza di due commissioni del Congresso guidate da due senatori «negazionisti»: Marco Rubio e Ted Cruz. 
Ma tra tanti tentativi di presentare come pura ipotesi o addirittura un mito le conclusioni raggiunte dal 97 per cento degli scienziati, non si era ancora mai visto un tentativo di censurare l’uso stesso di espressioni come «riscaldamento globale», «mutamenti climatici» e perfino il termine «sostenibilità». Ma è proprio quello che è successo in Florida, una delle parti d’America più minacciate dall’effetto serra e dall’innalzamento del livello dell’oceano Atlantico che divorerà il 30 per cento delle spiagge dello Stato nei prossimi 85 anni. 
Un’inchiesta del Miami Herald ha fatto emergere che dal 2011 – da quando, cioè, è governatore Rick Scott, noto per il suo scetticismo sulle questioni del clima – il Department of Environmental Protection (DEP), l’agenzia della Florida per la tutela dell’ambiente, ha vietato ai suoi funzionari di usare tutti quei termini nei documenti ufficiali. 
Una direttiva che non è stata messa per iscritto, ma che è stata confermata da numerosi ex dirigenti dell’agenzia statale. Funzionari in servizio in città diverse dello Stato, alcuni dei quali sono stati licenziati proprio perché avevano avuto da ridire sul cambiamento di rotta dell’agenzia che sotto il governatore precedente, Charlie Crist, era stata molto attiva nella lotta ai mutamenti climatici. Ieri gli uffici del governatore si sono limitati a confermare che non ci sono direttive scritte, rifiutandosi di commentare le accuse degli ex dipendenti che non sono state smentite. 
Il problema, è chiaro, non è solo di linguaggio: negli ultimi anni l’agenzia ha smesso di occuparsi attivamente dell’effetto serra ed è addirittura diventata, sostengono i suoi accusatori, una struttura al servizio degli inquinatori. Appena insediato, Scott, uno scettico del clima che davanti all’evidenza dei mutamenti climatici si rifugia in un «io non sono uno scienziato», ha nominato capo della DEP Herschel Vinyard. Che ha ben presto allontanato la vecchia guardia dei dirigenti sostituendola, secondo le accuse fin qui non smentite dell’ Herald, con ex consulenti di società immobiliari e di industrie responsabili dell’inquinamento. Così l’agenzia, anziché verificare il rispetto delle norme sull’ambiente, si è messa ad aiutare le aziende a non pagare le multe. 
È un altro effetto perverso della radicalizzazione politica negli Usa. Qualcuno sostiene che, dopo due inverni molto freddi lungo la costa atlantica, è normale che gli americani siano diventati più scettici sul «global warming». Ma l’effetto devastante dei mutamenti climatici provocati dall’uomo è una realtà ormai non solo confermata a livello scientifico al di là di ogni ragionevole dubbio, ma della quale si è convinta anche buona parte dell’opinione pubblica di destra. 
Secondo i sondaggi, infatti, non solo i democratici, ma anche il 62 per cento dei repubblicani moderati e il 68 per cento di quelli che si considerano «liberal», sono a favore della lotta contro i mutamenti climatici. Numeri che scendono al 38 per cento tra i conservatori «duri» e al 29 per cento nei Tea Party. Ed è quest’ala ideologica che, col sostengo delle lobby industriali, oggi detta legge nella destra sul clima.