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 2015  marzo 10 Martedì calendario

Oggi la Cassazione decide sul processo Ruby: potrà confermare definitivamente l’assoluzione, o annullarla e ordinare un nuovo appello, sia per il reato di «prostituzione minorile», sia per quello di «concussione»

In Cassazione oggi Ruby sarà un processo, ma prima ancora un seminario di logica. Perché davanti alla Corte di legittimità la conferma o la riforma della sentenza che in Appello il 18 luglio 2014 ha assolto Silvio Berlusconi si giocherà sulla correttezza o meno dell’operazione logica con la quale i giudici di merito hanno o non hanno collegato i medesimi fatti di causa. La Cassazione potrà confermare definitivamente l’assoluzione, o annullarla e ordinare un nuovo appello, sia per il reato di «prostituzione minorile» nel 2010 con l’allora 17enne marocchina Karima «Ruby» El Mahroug, sia per il reato di «concussione» per la telefonata notturna del 27 maggio 2010 con la quale l’allora premier perorò al capo di gabinetto della Questura di Milano (Pietro Ostuni) l’affidamento della minorenne alla consigliere regionale Nicole Minetti, poi rivelatasi favoreggiatrice di alcune delle prostitute di Arcore. 
Tanto la condanna in Tribunale nel 2013 (7 anni inflitti dalle giudici Turri-De Cristofaro-D’Elia) quanto l’assoluzione in appello (relatrice Locurto, a latere Puccinelli, presidente Tranfa che però poi si dimise da magistrato in segno di plateale dissociazione) hanno ritenuto provato che Berlusconi abusò della sua qualità di presidente del Consiglio, simulando l’interesse istituzionale al rilascio di Ruby e strumentalizzando così la propria qualifica per scopi personali; e che la sua telefonata gli valse un indebito vantaggio non patrimoniale, perché sottrarre Ruby al controllo delle autorità faceva diminuire il rischio che la minorenne rivelasse i retroscena compromettenti delle loro frequentazioni sessuali. 
Ciò che però differenzia la condanna in Tribunale dall’assoluzione è che l’Appello non ritiene provato che Ostuni sia stato concusso, cioè costretto ad accelerare le procedure e affidare Ruby a Minetti dalla «minaccia implicita di un male ingiusto» ravvisabile nella telefonata di Berlusconi: per l’Appello, invece, il meccanismo motivazionale di Ostuni fu tutto interno al suo stato d’animo, in un misto di «accondiscendenza incautamente accordata per timore riverenziale, o autoindotto, o mera compiacenza». 
È quanto critica il ricorso del pg milanese Piero de Petris, che, insistendo sulla concussione per costrizione, opera una rivisitazione dei fatti che l’Appello «illogico e contraddittorio» avrebbe ignorato o sottovalutato, amputato o frammentato, col risultato così di «non cogliere la portata intimidatoria della richiesta del premier a Ostuni»: il tenore della telefonata; la balla su Ruby parente di Mubarak; la poliziotta Iafrate che corre nella sala fermati dicendo che su indicazione di Ostuni «si doveva lasciare andare la minore che non andava foto segnalata»; Ostuni che bombarda Iafrate con 12 telefonate; Ostuni che non aggiorna il premier sull’inesistente parentela della marocchina Ruby con l’egiziano Mubarak (appresa nel giro già di 7 minuti) e quindi sull’incongruenza di un affido della minore alla Minetti, in contrasto con le disposizioni del pm minorile Fiorillo; lo scontro di ricordi tra Fiorillo e Iafrate. 
Solo in subordine il pg propone che la telefonata di Berlusconi possa integrare, se non la «concussione» per costrizione, almeno il reato di «induzione indebita a dare o promettere utilità», scorporato con la legge Severino dalla vecchia concussione, che sino al 2012 era sia per costrizione sia per induzione. Per questo reato nel 2014 le Sezioni Unite in generale hanno stabilito che occorre che ci sia un abuso prevaricatore del pubblico agente (e qui c’era in Berlusconi anche per l’Appello), e che questa induzione incroci però un vantaggio indebito del privato (e qui non c’era per l’Appello, mentre c’era per il pg de Petris e consisteva nel timore di Ostuni di ripercussioni sulla propria carriera). 
Analoga lettura alternativa degli stessi fatti (specie le successive intercettazioni di Ruby e il precedente ruolo di Emilio Fede) divide Appello e pg sulla consapevolezza o meno della minore età di Ruby in capo a Berlusconi, costitutiva del reato di prostituzione minorile. A prescindere dal quale, comunque, Berlusconi rimarrà alle prese con la nuova indagine che gli contesta corruzione di testi, legata ai soldi e benefit dati a molte delle ragazze di Arcore interrogate nel processo.