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 2015  marzo 10 Martedì calendario

Due bambini concepiti con l’inseminazione eterologa sono nati a Roma • L’Italia a Bruxelles per chiedere maggiore impegno con i migranti • Don Mennini testimonia: non è mai stato nella prigione di Moro e il Vaticano era pronto a pagare 10 miliardi di riscatto • La Ue chiede più impegno alla Grecia • Boko Haram si allea con l’Isis • È morto l’imprenditore che portò la lavatrice nelle case degli italiani


Eterologa Sono nati a Roma, partoriti da una donna di 47 anni, due bambini concepiti con l’eterologa, proibita dal 2005 e riammessa a giugno con una sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il divieto. L’inseminazione è avvenuta al centro di procreazione medicalmente assistita, Alma Res. La coppia di genitori ha ricevuto gli ovociti di una ventiduenne, studentessa di architettura, in cambio un rimborso spese di alcune centinaia di euro calcolato sulla base dei giorni di lavoro perduti: «Non l’ho fatto per soldi. Per esperienza familiare, conosco il dolore di chi non può avere bambini. Volevo dare il sangue poi mi hanno parlato di questa possibilità. E ho pensato alle lacrime di una persona a me cara». Per scegliere la donatrice, sono state rispettate le caratteristiche della donna che ha ricevuto gli ovuli: colore degli occhi, capelli, corporatura, carnagione come suggeriscono le linee guida internazionali.

Migranti Alla riunione dei ministri dell’Interno europei prevista per domani a Bruxelles l’Italia arriverà con questi dati: oltre 9.000 persone approdate sulle coste meridionali in poco più di due mesi, quasi il doppio dello scorso anno; ben 68 sbarchi dal 1° gennaio al 9 marzo, per una media di uno al giorno. L’ipotesi del blocco navale per fermare le partenze e respingere i migranti non appare, almeno al momento, percorribile. Il ministro Alfano solleciterà i colleghi europei ad avviare un programma di assistenza direttamente negli Stati di partenza o comunque in quei Paesi disponibili alla cooperazione. Lo schema studiato in queste ore prevede l’apertura di almeno tre punti di raccolta dei profughi in Niger, Sudan e in Tunisia. In questo modo chi è in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni potrebbe indicare il Paese che ha intenzione di raggiungere aprendo direttamente la procedura per il riconoscimento dell’asilo politico. Un modo per distribuire gli stranieri in tutta l’Unione Europea tentando anche di togliere agli scafisti almeno una parte degli introiti derivanti dal traffico di essere umani. Il quadro di situazione fornito al ministro evidenzia come siano circa 80.000 le persone attualmente assistite dall’Italia. Nei centri del Viminale i posti sono finiti. Molti sono ospitati nelle strutture messe a disposizione dagli enti locali, altri sono in alloggi di emergenza, ma la capienza è al limite e anche su questo tasto l’Italia batterà per ottenere cooperazione da Bruxelles.

Moro Don Antonello Mennini, il sacerdote utilizzato come «postino» per recapitare alcuni messaggi di Moro dalla «prigione del popolo», davanti alla commissione parlamentare sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro (marzo-maggio 1978) ha confermato quello che va dicendo da anni: «Io purtroppo non sono mai stato nella prigione di Aldo Moro, né ho confessato il presidente. La stessa signora Moro commentò con me che se ciò fosse davvero accaduto sarebbe avvenuto tramite un amico di questi mascalzoni». Di fronte alle insistenze dei parlamentari che cercano di fargli ammettere ciò che non può o non vuole dire ha detto: «Tanto lo so che non ho convinto nessuno, perché questa storia è diventata una leggenda non più metropolitana ma intercontinentale, visto che me la sono portata dietro anche in Africa e in Russia. Ma non ci posso fare niente. Magari avessi potuto farlo, lo direi anche se in teoria sono segreti pure i luoghi e le circostanze delle confessioni. E in tal caso non sarei stato imbelle come qualcuno mi ha dipinto, avrei cercato di individuare il covo, o addirittura proposto ai carcerieri di prendere me e lasciar andare il presidente». Mennini ha rivelato che il Vaticano aveva accantonato 10 miliardi di lire per pagare il riscatto.

Grecia La Grecia non convince i ministri finanziari dell’Eurozona: «Troppo tempo perso» nel negoziato sulle riforme. E quindi Atene dovrà riprendere il confronto per ottenere lo sblocco degli aiuti. Domani a Bruxelles nuovi incontri tecnici tra la Grecia e le tre istituzioni rappresentative dei creditori: Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale. Il ministro delle Finanze di Atene, Yanis Varoufakis, ha annunciato 3 nuove riforme, dopo le altre 7 inviate venerdì scorso con la sua lettera al presidente olandese dell’Euroguppo, Jeroen Dijsselbloem. Ha aggiunto di avere in preparazione «altre 7-8 riforme, più altre 7-8». Le 3 nuove misure annunciate da Varoufakis riguardano il recupero di tasse evase. Una consente di presentare nuove dichiarazioni dei redditi sugli anni precedenti senza pagare multe. La seconda misura vuole evitare l’uso di società di intermediazione in Bulgaria e in altri Paesi per pagare meno tasse in Grecia. Infine vuole incoraggiare a chiedere fatture e ricevute fiscali trasformandole in titoli per partecipare a una lotteria. A riscaldare di nuovo l’ambiente ci ha pensato il ministro della Difesa, Kammenos, leader della destra nazionalista: «Se l’Europa ci abbandona, la inonderemo di immigrati, terroristi compresi. I documenti per arrivare a Berlino glieli daremo noi».

Boko Haram In un video pubblicato su un sito estremista, Abu Bakr Shekau, capo del movimento integralista nigeriano Boko Haram ha giurato fedeltà al “Califfo dei musulmani”, Abu Bakr Al Baghdadi leader dell’Isis, impegnandosi ad «ascoltarlo e seguirlo in tempi di difficoltà e prosperità, di ristrettezze e di agi». Boko Haram, che secondo i servizi segreti americani può contare su circa 5.000 combattenti, è attiva da sei anni e controlla una porzione consistente della Nigeria nordorientale, è la prima grande organizzazione a schierarsi sotto la bandiera nera dello Stato islamico.

Candy È morto ieri Peppino Fumagalli, 86 anni, fondatore di Candy Group e inventore nel 1946 della prima lavabiancheria italiana insieme al padre Eden e ai fratelli Niso ed Enzo. La guida dell’azienda è passata figli Beppe, amministratore delegato Candy Group, e Aldo, direttore business Sector Washing Appliances e presidente di Candy Spa, che con i cugini Silvano e Maurizio (consiglieri di amministrazione) sono la terza generazione di una multinazionale che da Brugherio (Monza) si dirama in tutto il mondo: 5.300 dipendenti, 8 stabilimenti, un fatturato di oltre 860 milioni. Peppino Fumagalli, era figlio di Eden (1891-1971), che fondò negli anni Trenta le Officine Meccaniche Eden Fumagalli di Monza. Insieme i tre fratelli hanno pianificato numerose acquisizioni che hanno allargato il raggio d’azione del gruppo in nuovi settori. Tra le acquisizioni più importanti Hoover, Rosie’res, Zerowatt e Iberna. Cavaliere del Lavoro, Peppino ha fatto parte dei cda di Mediobanca e Credito Italiano, mentre nel 1998 la Regina Elisabetta lo ha nominato Honorary Commander of the British Empire (Chiarelli, Sta).

(a cura di Daria Egidi)