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 2015  marzo 10 Martedì calendario

Tutto sul Qe. Cos’è, come funziona, chi può comprare cosa, quali sono gli effetti sul mercato e quelli sui risparmiatori. Il piano di Draghi

L’annuncio del 22 gennaio. Dopo mesi di sussurri e grida e di polemiche con la Bundesbank, Mario Draghi annuncia al Consiglio direttivo del 22 gennaio i dettagli del Quantitative easing nell’Eurozona: nell’ambito del piano la Bce acquisterà titoli (bond sovrani, Abs e covered bond) a un ritmo di 60 miliardi al mese.
Le modalità del piano. Gli acquisti saranno effettuati tramite le Banche centrali nazionali sul mercato secondario. Il criterio principale sulla ripartizione di tali acquisti è l’entità del capitale conferito da ciascun Paese alla Bce. Si tratta di titoli per un ammontare complessivo di almeno 1.100 miliardi.
Gli obiettivi del piano. La Bce ha intrapreso il Quantitative easing per riportare sotto controllo l’inflazione, scesa nell’eurozona in territorio abbondantemente negativo (deflazione). Gli acquisti andranno avanti fino a quando i prezzi non torneranno in linea con l’obiettivo Bce di un’inflazione prossima al 2%.
Gli effetti sull’economia. Gli acquisti equivalgono a un’iniezione di liquidità senza precedenti per il sistema economico-finanziario dell’eurozona: le banche dovrebbero “liberare” ulteriormente i loro bilanci dai titoli di Stato e puntare su investimenti in asset più rischiosi.
 
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Quali titoli di Stato entrano nel raggio di acquisto della Bce?
La Bce sta comprando obbligazioni con maturità residua compresa fra i 2 e i 30 anni al momento dell’acquisto. Il programma è esteso a tutte le categorie di titoli (anche gli indicizzati all’inflazione) con l’esclusione di quelli con rendimento inferiore al tasso sui depositi (al momento -0,20%). La Bce non potrà complessivamente detenere più del 25% di ciascuna emissione e superare il 33% dei bond emessi da uno Stato (quest’ultimo limite comprende anche gli acquisti relativi ai piani precedenti).
Che misura ha e quanto durerà il programma?
L’obiettivo dichiarato da Francoforte è di acquistare titoli per un valore nominale pari a 60 miliardi di euro al mese da qui al settembre 2016 e in ogni caso finché il Consiglio direttivo non riscontri un aggiustamento durevole dell’inflazione coerente con il proprio obiettivo (inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine). Nel complesso il piano avrà quindi una portata di almeno 1.140 miliardi di euro, parte dei quali destinati a titoli di emittenti sovranazionali, a titoli emessi a fronte di cartolarizzazioni (Abs) e a obbligazioni garantite (covered bond).
Come sono suddivisi gli acquisti e come si sta procedendo materialmente?
Gli acquisti sono suddivisi sulla base delle quote di capitale che ciascun Paese detiene nella Bce (17,5% per l’Italia)e vengono effettuati dalle singole Banche centrali nazionali. Il criterio deve in linea massima essere rispettato ciascun mese anche se, a differenza della Federal Reserve, l’istituto di Francoforte non ha fissato alcun calendario preciso per le operazioni e si riserva una certa flessibilità nel condurle.
Possono essere acquistati anche titoli greci?
In via teorica non vi sarebbero ostacoli all’acquisto di titoli di Atene, perché il «qe» comprende anche questi nonostante il loro rating «spazzatura». Nella pratica però la Bce detiene già un quantitativo superiore al 33% del debito greco (lo ha acquistato nel precedente Securities markets programme) e dovrà attendere che parte di questo giunga prima a scadenza in modo da rispettare la soglia.
Quali sono i principali effetti del «qe» sui mercati?
Il fatto che ieri all’avvio delle operazioni non si siano visti movimenti eclatanti non deve trarre in inganno, perché il piano di riacquisti della Bce è già stato in gran parte scontato negli ultimi mesi: i rendimenti dei titoli di Stato nel mirino si sono ridotti ai minimi storici, ma soprattutto l’euro è tornato ai livelli di 11 anni fa nei confronti del dollaro a causa del differente atteggiamento di politica monetaria di Bce e Fed. La ricerca del rendimento da parte degli investitori ha poi favorito altre attività quali i bond aziendali (corporate bond) e le stesse Borse europee che hanno attirato sempre più denaro.
Quali invece le conseguenze per i risparmiatori?
Sotto il profilo degli investimenti, i detentori di BTp si trovano adesso in mano titoli con prezzi particolarmente elevati, che potrebbero rivendere ricavandone buone plusvalenze. In questo modo però rinuncerebbero a cedole che non sono facilmente reperibili altrove, in un contesto di tassi ormai vicini allo zero. La ricerca dei rendimenti ha spinto molti piccoli investitori ad alzare l’asticella del rischio o ad affidarsi a soluzioni di risparmio gestito, come testimonia il boom della raccolta. Sotto l’aspetto dei finanziamenti, l’azzeramento degli Euribor (il tasso a un mese è addirittura negativo) rende sempre più leggere le rate per chi ha già un mutuo variabile. Anche i nuovi prodotti (fisso e variabile) hanno tassi di interesse nominali di partenza mai visti, ma la loro convenienza si misurerà nel momento in cui l’intervento della Bce avrà effetto nel risollevare l’inflazione e la crescita europea.