la Repubblica, 10 marzo 2015
Il voto di oggi sulla riforma segnerà la disfatta di Forza Italia e di Silvio Berlusconi. Si parla in queste ore di un gruppo di 20-25 a Montecitorio, non meno di una quindicina a Palazzo Madama, pronti a salutare l’ex Cavaliere e abbandonarlo al suo destino. Una vera e propria scissione
Il partito gli è esploso tra le mani, il voto di oggi sulla riforma segnerà la disfatta di Forza Italia e di Silvio Berlusconi. «La linea non cambia, si vota no, ma non ci saranno epurazioni per chi si assenterà o voterà a favore: non è escluso che si tornerà a trattare con Renzi, magari sull’Italicum al Senato». A fine giornata il leader rinchiuso ad Arcore quasi si arrende, nei colloqui privati con la cerchia ristretta.Le telefonate a tappeto partite da Villa San Martino per recuperare i dissidenti, uomini di Verdini, ma anche ex dc come Rotondi, fedeli come la Gelmini, la Ravetto, la Santanché, la Prestigiacomo, hanno sortito in minima parte i risultati sperati. «Lo sapete, vero, che voi voterete a mezzogiorno e alle 11 la Cassazione si riunisce per decidere il mio destino?», è stato il passaggio più aspro di quelle telefonate. Ma in quindici si preparano a votare addirittura a favore della riforma, molti di più, tra i venti e i trenta non si presenteranno in aula o si asterranno. Dietro, in molti vedono il filo rosso che porta a Denis Verdini, alla nascita di nuovi gruppi parlamentari che potrebbero condurre il premier fino al termine della legislatura in tutta serenità, con le riforme costituzionale e elettorale nel bottino. Si parla in queste ore di un gruppo di 20-25 a Montecitorio, non meno di una quindicina a Palazzo Madama, pronti a salutare l’ex Cavaliere e abbandonarlo al suo destino. Una vera e propria scissione. Soprattutto se l’alleanza con la Lega di Salvini diventerà strategica, se l’addio al patto sulle riforme col governo sarà confermato anche nei prossimi passaggi. La preoccupazione è diventata allarme, in Forza Italia, alle 18, quando alla riunione di gruppo convocata da Renato Brunetta si sono presentati in non più di trenta sui settanta deputati. E tra i presenti, Gregorio Fontana a nome dei “verdiniani” e perfino Daniela Santanché hanno espresso dubbi sulla linea del no, invitando fino all’ultimo a desistere. Ma non si cambia, ha stroncato a inizio seduta il capogruppo Brunetta, che si è perfino commosso: «L’unità, la compattezza la dobbiamo al nostro presidente». Mozione degli affetti, prima ancora della politica. Giovanni Toti in tv aveva ribadito che non si torna indietro. I fittiani invece stavolta concordano con la linea ufficiale, voteranno contro, ha spiegato Rocco Palese, «vigliacchi gli altri».Quello di mezzogiorno rischia dunque di trasformarsi nel big bang di Forza Italia. Berlusconi ha capito che la situazione è sfuggita di mano, vuole recuperarla, nei colloqui più privati va ripetendo che il voto contrario gli serve per stringere l’accordo con Salvini per le regionali. Poi, quando l’Italicum arriverà al Senato nelle prossime settimane, «tutto potrà succedere». Sempre che nel frattempo Verdini e le sue truppe non si siano già sostituiti all’ex Cavaliere rendendolo davvero ininfluente. Ieri, in una giornata segnata dalle riunioni familiari e con i vertici aziendali, Berlusconi sfogliava l’ultimo sondaggio che regalerebbe mezzo punto in più a Forza Italia, quasi in pareggio col Carroccio al 14 per cento, ma ragionava: «Guardate l’Ncd all’1,6, con quelle cifre come facciamo a rompere con la Lega per scegliere Angelino?» Oggi resterà ad Arcore, attenderà lì, tra mille ansie, la sentenza di Cassazione sul processo Ruby. «Che volete che vi dica, sono innocente, dunque sono sereno» diceva ai tanti che hanno telefonato ieri, quasi per rassicurare se stesso prima che gli interlocutori. A Roma, sebbene ormai libero dai vincoli della condanna, non metterà piedeprima di domani, poi giovedì il pranzo a Palazzo Grazioli col popolare Daul. Nel frattempo il partito gli si sfalda tra le mani. Non vogliono trovarsi fuori dai giochi quei parlamentari che stanno meditando il grande passo. Stefania Prestigiacomo discuteva animatamente in un corridoio davanti l’aula con Deborah Bergamini cercando di convincerla che si va a sbattere. «Ho espresso i miei dubbi sul voto, ci voglio pensare, la notte porterà consiglio» spiegava ieri sera la Santanché. È molto probabile che oggi prenda la parola per «metterci la faccia» come dice lei e votare in dissenso. Poi Gianfranco Rotondi e tutti coloro che non intendono «morire leghisti».