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 2015  marzo 09 Lunedì calendario

Ma Bergoglio non ha ancora vinto la sua battaglia per rinnovare la Curia, il governo vaticano. L’opposizione dei conservatori è ancora forte

Jorge Mario Bergoglio ha sempre manifestato distacco verso la Curia, il governo vaticano, ma non ha commesso l’errore di sottovalutare le insidie che si celano dietro le mura leonine. E che per Joseph Ratzinger furono fatali. Con il cambio a palazzo apostolico, seppur l’argentino dimori a Santa Marta, i prefetti di Curia sono cambiati. E quelli che hanno resistito, papa Francesco li ha commissariati. Bergoglio ha creato il dicastero per la gestione economica, affidato all’australiano George Pell, proprio per ridurre il potere di Domenico Calcagno all’Apsa, l’ufficio che amministra l’immenso patrimonio immobiliare. Il cardinale ligure, famoso per la sua passione per le armi da fuoco, è legato a Tarcisio Bertone, l’ex segretario di Stato che s’è ritirato in un attico in Vaticano. Anche Giuseppe Versaldi, prefetto per gli affari economici, è un bertoniano. E rimanda a quel gruppo, ridimensionato con l’avvento di Bergoglio, capitanato dai cardinali Mauro Piacenza e Raymond Burke. La prima crepa, però, è emersa a ridosso del Sinodo di ottobre convocato per discutere di famiglia. Il cardinale Gerhard Ludwig Muller s’è opposto a qualsiasi ipotesi di apertura nei confronti dei divorziati risposati.
Il cardinale tedesco è il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il luogo in piazza Sant’Uffizio dove s’è stagliato per 24 anni il teologo Ratzinger. Muller ha arruolato accanto a sé una minoranza di porporati che soffrono la versione riformista di Francesco. E allora il dissenso è sfociato in una diatriba, neanche troppo a distanza, con l’altro tedesco Walter Kasper. Il papa emerito Ratzinger ha provato a mediare per redimere il conflitto fra i due connazionali. Ma l’intervento non ha consentito a Bergoglio di scardinare l’opposizione dei conservatori. Il fronte vescovi italiani, poi, è una questione irrisolta. Bergoglio non ha un buon rapporto con Angelo Bagnasco, il presidente Cei destinato a lasciare l’incarico tra un paio di anni. Fu Bergoglio, e non il capo dei vescovi italiani, a inaugurare l’assemblea annuale Cei. Il discorso di Francesco fu ruvido e non ci fu entusiasmo in platea. I vescovi sono già pronti a blocchi, già formano cordate per la successione a Bagnasco. Non sarà facile preservare quel territorio di potere. Francesco ha dimostrato di sapere ammaliare le folle e di colpire con ardimento il vecchio sistema. Non sempre vince senza cedere qualcosa. A Bertone, salesiano, consigliò di trascorrere la pensione al Don Bosco di Torino-Valdocco. Ma l’ex primo ministro ha preferito una terrazza su Roma.