La Stampa, 9 marzo 2015
La carta igienica non conosce crisi. Ogni italiano ne consuma in media 4 chili l’anno. E dire che sino a sessant’anni fa si usavano fogli di giornali tagliati a striscioline. Storia di un rotolo, un tempo considerato di lusso, che non andrà mai fuori moda
Nonostante la crisi economica il consumo di carta igienica non sembra diminuito. Gli ultimi dati parlano di quasi 4 chili di carta usati in un anno da ogni italiano. Naturalmente si tratta di una media. E non siamo neppure i maggiori consumatori. In cima alla classifica ci sono gli Stati Uniti; in Europa chi ne fa maggior uso sono Finlandia e Norvegia.
La carta igienica è un’invenzione recente: 1857. Secondo Steve Connor («Effetti personali», Cortina) la prima carta igienica ufficialmente registrata fu quella della «J.C. Gayetty’s Medical Paper for the Water Closet» messa in vendita quell’anno in pacchetti contenenti strisce orizzontali, opera del signor Gayetty. Il suo successo fu dovuto al fatto che sino ad allora venivano utilizzati fogli di giornale; l’inchiostro tipografico e le tracce sbiancanti, come vetriolo, calce viva e la potassa, si riteneva potessero provocare o aggravare le emorroidi, mentre le «medicazioni emollienti» di Gayetty davano sollievo – così la pubblicità. Sarebbero stati i cinesi a inventarla come del resto la carta per altri usi, prima di tutto per scrivere; tuttavia solo gli imperatori del Celeste Impero ne facevano uso. La diffusione dei giornali mise a disposizione nel corso dell’Ottocento e del Novecento materiale adatto per nettare il posteriore.
In Italia sino agli anni Cinquanta del XX secolo si usavano fogli tratti dai quotidiani tagliati a strisce. In Giappone da vari anni esiste il Washlet, un Wc che fa a meno della carta igienica: lava, asciuga e profuma, oltre ad attutire i rumori indesiderati e a diffondere musica; funziona in due versioni con bottoni differenti: maschile e femminile. Sembra che lo possegga il 70% dei giapponesi. Il Sol Levante, come ha mostrato Tanizaki in «Il libro d’ombra» (Bompiani), ha avuto sempre un culto particolare per la toilette, luogo appartato e ombroso. Anche la carta igienica ha avuto un suo sviluppo tecnologico: nel 1879 sono comparsi i rotoli a scorrimento, mentre la carta a due veli è stata immessa sul mercato dalla Scott Paper Company durante la Seconda guerra mondiale, nel 1942. Fino alla metà del Novecento era considerata un lusso; la carta per pulirsi il sedere è ignota in molti Paesi dell’Africa e dell’Asia. Solo noi italiani oltre alla carta abbiamo uno strumento sconosciuto a gran parte del mondo cosiddetto civilizzato: il bidet. Forse ha ragione Connor a sostenere nel suo libro che la storia dell’uso della carta per pulirsi il posteriore è in qualche misura oscura.