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 2015  marzo 09 Lunedì calendario

La cura Draghi arriverà nei nostri portafogli così. Azioni favorite (in teoria), le strategie per il reddito fisso, il dollaro. Qui vi spieghiamo in che modo il Qe incrocerà le strade dei piccoli investitori di casa

Si parte. Il quantitative easing, l’impronunciabile medicina per guarire l’Europa da deflazione e anemia, non è più un piano ma una manovra in corso. Sessanta miliardi al mese, da oggi fino al settembre 2016. Una valanga di liquidità, pari a 1.140 miliardi. O anche di più se, alla fine, la malata fosse ancora debole e la cura dovesse proseguire: Mario Draghi e la Bce non l’hanno escluso.
La speranza è che, alla lunga, questi soldi facciano bene a tutto il sistema, riaprendo possibilità di crescita economica e di lavoro per gli abitanti dell’euro. Ci vorrà tempo: negli Stati Uniti la Fed ha fatto la stressa manovra per otto anni. In Giappone il governo Abe è impegnato su un sentiero simile già da un paio.
Strategie
Nell’attesa di capire come andrà nella Vecchia Europa, ci si può domandare in che misura questo fiume di soldi lambirà i portafogli dei risparmiatori e dei grandi investitori. In che modo è possibile cavalcare l’onda del quantitative easing ? E quali sono i rischi specifici per chi investe collegati al nuovo equilibrio che la Bce spera di raggiungere?
Cominciamo dalle obbligazioni. L’acquisto massiccio (che avverrà sul mercato secondario perché la Bce non può comprare in asta) farà salire ulteriormente i prezzi già elevati e deprimerà i rendimenti molto bassi. Non è un bene per chi sogna cedole ricche o almeno dignitose, ma la logica del piano passa anche da qui. Azzerare o quasi i tassi – e quindi il costo del denaro a prestito per Stati, imprese e famiglie – dovrebbe invogliare grandi e piccoli a prendersi quel poco o quel tanto di rischio per finanziare le imprese e quindi il lavoro e la crescita. La somma delle scommesse sull’economia reale dovrebbe a un certo punto produrre la tanto evocata ripresa.
Funzionerà? Vedremo. Nel frattempo per guadagnare con i titoli di Stato e i bond bisogna puntare su ulteriori rivalutazioni in conto capitale. Facciamo un esempio: se anche i Btp decennali seguissero il solco dei titoli irlandesi che oggi quotano solo 60-70 punti più dei bund, il guadagno sarebbe tra il 4 e il 5% rispetto ai prezzi attuali. L’altra carta, quella delle cedole, in questo momento comporta notevoli assunzioni di rischio sia se si sceglie di allungare di molto le scadenze, sia se si opta per emittenti meno affidabili e quindi costretti a pagare di più. In prospettiva, se il Qe funziona e i prezzi al consumo si scongelano, i titoli giusti per intercettare il rialzo dei tassi di interesse (che potrebbe essere già alle porte negli Stati Uniti) sono i Btp Italia, legati al costo della vita italiano, e più in generale tutti i bond a cedola variabile.

Listini

In linea teorica le grandi favorite di questa manovra per metter fine all’inverno della crescita sono le azioni. Piazza Affari, da inizio anno, è già salita del 18%. Wall Street – a cui la timoniera della Fed Janet Yellen ha già spedito da tempo la raccomandata per disdettare il Qe a stelle e strisce – negli ultimi anni non ha fatto che salire. Una settimana fa anche il Nasdaq, mai più ripresosi dopo la Bolla tech, si è svegliato lo scorso 2 marzo sopra la vetta dei 5 mila punti.
Se il denaro non costa nulla e se ci sono utili e piani di espansione i listini salgono. Fino ad oggi i grandi investitori che muovono il mercato sono stati freddi con le Borse europee. Adesso bisogna vedere. Sembra, per esempio che Warren Buffett, il guru che ha costruito una fortuna borsistica acquistando solo azioni dal passo lungo e lento, sia per la prima volta in vita sua interessato alle esotiche (per lui) opportunità del Vecchio Continente.
Il jolly – sia in Borsa che con i bond – è valutario. Il Qe indebolisce l’euro e la svalutazione è uno dei sogni del Made in Italy. Quindi chi può rischiare, mentre le aziende italiane guadagnano vendendo meglio all’estero, dovrebbe investire anche in titoli denominati in dollari.