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 2015  marzo 09 Lunedì calendario

Italicum, giustizia e unioni civili: con la rottura del Patto del Nazareno Fi, Ncd e minoranza Pd pronti a dare battaglia ma i renziani sono sereni: «I numeri li abbiamo. E andiamo avanti»

Domani, Forza Italia dirà no alla riforma costituzionale e qualcuno della minoranza del Pd si asterrà. Ma l’ok finale arriverà. È dopo, che il governo Renzi dovrà affrontare una serie di curve impegnative. 

Le riforme madri

È il combinato disposto della rottura del patto del Nazareno con Fi (per contrastare «l’arroganza e la prepotenza del Pd», dice Berlusconi) e del dissenso della minoranza dem sulle riforme, a far prevedere qualche passaggio complicato sul percorso del governo. Uno in particolare: il voto dell’Italicum a Montecitorio. Per Renzi e Boschi è una partita chiusa – di lettura «finale alla Camera» parlava ancora ieri il premier –, ma di tutt’altro avviso sono nella minoranza interna, a partire da Pierluigi Bersani, che minaccia di non votare la legge così com’è: la discussione alla Camera sarà a maggio, ma loro già stanno affilando le armi per ottenere la modifica dei capilista bloccati. E se a Montecitorio i numeri sorridono a Renzi, qualcuno fa notare che possono essere consentiti dei voti segreti. Cioè la trappola più insidiosa, perché vi si possono scaricare molte tensioni: «Ma potrebbe pure arrivare l’insperato soccorso di chi tra i forzisti non è d’accordo con la rottura del patto del Nazareno...», legge il dato al contrario un renziano. Vero è, però, che le due riforme madri del renzismo – elettorale e costituzionale – sono legate a doppio filo: e se sull’Italicum la minoranza dovesse fallire, può contare sul fatto che, poi, ci sarà la terza lettura della riforma costituzionale al Senato, lì dove i numeri della maggioranza sono risicati e le possibilità di incidere molte di più. Scenari a cui non è estraneo il dato politico delle Regionali di maggio, dal cui andamento dipendono equilibri e rapporti di forza dentro e fuori dal Pd.

Gli altri appuntamenti
Ma tensioni e divergenze possono rendere accidentato il percorso anche di altre norme. Basti vedere cos’è successo nei giorni scorsi sulla giustizia, con il rinvio della legge sulla corruzione, e le frizioni con Ncd sull’allungamento dei tempi di prescrizione della corruzione, votato in Commissione da Sel con Pd e Sc, ma non dagli alfaniani. E da sinistra la minoranza preme: «Chiederemo un’accelerazione sui temi di giustizia, su cui altro che governo rock, è un lento spinto», ironizza Alfredo D’Attorre. Così come materia spinosa possono diventare, nel rapporto con Ncd, i temi etici, come la legge sulle unioni civili: va sottratta al vincolo di coalizione, chiede Sacconi. Tensioni da sciogliere per far marciare il cronoprogramma renziano, che prevede norme sulla scuola e sulla PA. E sulla Rai: tramontata l’idea di un decreto, il Parlamento è caldamente invitato a esprimersi velocemente.

Renziani sereni
Percorsi a ostacoli verso i quali i renziani ostentano però serenità: «Se si vogliono strumentalizzare, allora tutte le leggi possono costituire un passaggio delicato», sbotta Ernesto Carbone, «ma i numeri li abbiamo. E andiamo avanti».