Il Messaggero, 3 marzo 2015
Il record del film su Pio XII: stroncato contemporaneamente dal Vaticano e dalla comunità ebraica. Spietato l’Osservatore Romano: «Quando i mezzi produttivi e artistici non sono all’altezza di un compito di tale spessore, allora è meglio rinunciare»
Stroncato contemporaneamente dal Vaticano e dagli ebrei. Una cosa del genere non era mai accaduta prima. In passato fiction o film su Pio XII avevano sollevato giudizi negativi da parte della comunità ebraica, o dall’altra, a seconda delle lettura dei fatti storici. Stavolta, invece, a colpire (e affondare) l’opera cinematografica presentata ieri mattina a due passi dal Cupolone, Shades of Truth, sfumature di verità, di Liana Marabini, è stato soprattutto il fuoco amico, l’Osservatore Romano. Se le critiche ebraiche si sono limitate al titolo e al fatto che Pio XII è stato raffigurato con una vistosa stella di David sulla talare bianca, il giornale d’Oltretevere non ha esitato ad affondare la lama: «quando i mezzi produttivi e artistici non sono all’altezza di un compito di tale spessore, allora è meglio rinunciare». Chissà se a non piacere sono stati i riferimenti grotteschi alla curia, impersonata da monsignori che sembravano usciti più dalle sfilate di Armani che non dalla vita reale, o la visione di una Chiesa costantemente sotto attacco, per gli scandali sugli abusi sessuali, per le dimissioni di Benedetto XVI e (pure) per la questione del celibato dei preti. O forse sono stati gli ambienti vagamente chic, i cardinali che bevono Coca light o i preti che si esercitano nel Kenjutsu, l’arte della spada giapponese. Insomma, un flop. A fare da cornice una storia improbabile che si snoda tra New York, Roma, Gerusalemme, Berlino e Lisbona. Un giornalista ebreo rompe con la fidanzata per una discussione sui silenzi di Pio XII e così decide di svolgere una inchiesta, fino a scoprire che la sua famiglia di origine fu salvata da Pacelli. L’Osservatore Romano silura impianto, regia, attori: «Dal punto di vista del dossier storico siamo ai minimi termini, anche se qua e là filtrano spiragli di verità, ma è nel tentativo francamente maldestro di dare forma drammaturgica al tutto che l’autrice rende il prodotto complessivo ingenuo e di conseguenza poco credibile». La conclusione è che si «poteva fare molto meglio». Sullo stesso argomento, «rimane allora di gran lunga migliore, Sotto il cielo di Roma, la fiction tv della Lux Vide e trasmessa nel 2010», un produzione che però, due anni fa, aveva sollevato le proteste del Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni che la aveva definita, sic et simpliciter, «una patacca a fini propagandistici».
ARCHIVI
In attesa che vengano aperti gli archivi vaticani sulla Seconda guerra mondiale (ancora in via di catalogazione per la mole enorme di materiale da classificare) non c’è ancora pace per la memoria di Pacelli. O per lo meno non si raggiunge ancora un giudizio storico condiviso. Strano destino per un pontefice applaudito, acclamato, incensato quando ancora era in vita, per come ha saputo gestire con sapienza e coraggio, il periodo più difficile della Seconda guerra mondiale, evitando che Roma venisse rasa al suolo, che il Vaticano venisse occupato dai nazisti. Per proteggere gli ebrei scelse di agire in silenzio aprendo le porte dei conventi, delle case del Vaticano, nascondendo tante famiglie a Castel Gandolfo, producendo passaporti falsi per fare espatriare gli ebrei. Il futuro premier israeliano Golda Meir, alla sua morte, lo definì «un grande servitore della pace».