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 2015  marzo 02 Lunedì calendario

Sogno o realtà, bufala o progetto vero che sia, l’ipotesi dello stadio di proprietà del Milan è finita alla ribalta delle cronache di mezza Europa. Una lunga e complicata vicenda da 300 milioni di euro

Sogno o realtà, bufala o progetto vero che sia l’ipotesi dello stadio di proprietà del Milan è finita alla ribalta delle cronache di mezza Europa. È il segnale evidente di quanto sia ormai essenziale per il business del calcio poter contare su uno stadio di proprietà. È così che nasce la scommessa del Milan (fortemente voluta da Barbara Berlusconi): un’arena nella zona Portello, 56 mila metri quadrati che comprendono ristoranti, un albergo, parchi giochi, verde pubblico, spazi espositivi e persino un liceo privato a indirizzo sportivo.
Il progetto è stato realizzato dal Dipartimento di architettura del Politecnico di Milano in collaborazione con gli ingegneri di Arup, gli stessi che hanno ideato l’Allianz Arena dove gioca il Bayern Monaco e lo stadio del Pechino calcio.
Per realizzare «la casa del Diavolo» serviranno almeno 300 milioni di euro (un costo doppio rispetto allo Juventus stadium). Come trovare i fondi? L’intenzione del club rossonero sarebbe quella di uno sponsor che dia il nome non solo all’impianto stesso (un’operazione che di solito vale da 20 a 30 milioni di euro) ma anche alle singole tribune. Il Milan avrebbe già una lista di almeno una trentina di aziende interessate (tra cui Generali che però ha già smentito) ma su tutte spicca Emirates, lo sponsor delle maglie con cui è stato appena rinnovato il contratto da 100 milioni in due anni. Del resto già da qualche anno si sussurra che gli emiri di Dubai siano pronti ad acquistare (secondo alcuni addirittura a rilevare l’intero pacchetto) quote del Milan. E anche in tema di stadi la compagnia aerea non è certo al debutto visto che si è già intestata lo stadio dell’Arsenal (sorto sulle ceneri di Highbury e costato circa 600 milioni di euro).
La partita però è tutt’altro che chiusa e a deciderla sarà la Fondazione Fiera (proprietaria dell’area) che dovrà scegliere tra le quattro proposte attualmente sul piatto: Arcotecnica Group Cile-Pfk Consulting, Prelios, Saggese, Giampiero Viola, Vitali e Stam Europe. Per i due padiglioni compresi tra viale Scarampo, via Gattamelata e viale Teodorico le proposte sono tante: si va dai centri benessere e termali a quelli sanitari e medico sportivi oppure centri per eventi musicali e creativi.
Il 10 marzo a Cannes aprirà il Mipim, l’evento internazionale più atteso da tutta l’industria edile e proprio quella potrebbe essere la sede in cui verrà annunciato quale progetto sarà stato in grado di aggiudicarsi l’area del Portello milanese. È evidente che per il Milan la partita determinate sarà quella di trovare i finanziatori per un’opera che non dovrebbe attingere alle casse della società ma che potrebbe diventare una «miniera d’oro» per le finanze del club: l’esperienza internazionale e quella della Juventus (unico club italiano ad avere uno stadio di proprietà con annessi centri commerciali, di servizio e di intrattenimento) dicono che strutture di questo tipo fanno lievitare gli introiti dei club calcistici.
Ma il Milan attuale troverà soci e partner che vogliano scommettere e investire in questo progetto? Se arriveranno non dovrebbe essere un grosso problema neanche l’opposizione del comitato di cittadini che protesta all’idea dello stadio in un quartiere residenziale. Questo perché comunque l’arena rossonera potrebbe offrire opportunità di lavoro (serviranno mille persone per costruirla e 500 per gestirla), un ampio giro d’affari e una non trascurabile suggestione sportiva.