Corriere della Sera, 2 marzo 2015
Per Dolce&Gabbana in passerella sfilano le mamme. Sottovesti e gonne a calice, cappe e corone. Tutto avvolge con dolcezza: «Perché nessuno vuole una madre volgare, a lei sono concesse solo le décolleté». Da Ferragamo, invece, c’è Bianca Balti, la top model incinta di sei mesi
Se ne vanno tutti canticchiando Bennato («Viva la mamma, affezionata a quella gonna un po’ lunga...» ) con il cuore un po’ gonfio e gli occhi luccicanti. Poi c’è la moda, è vero, più intensa del solito e che avrebbe potuto anche non avere un titolo, ma da Dolce e Gabbana emozionare è importante tanto quanto. «Le sfilate sono diventate troppo fredde – sostengono —. Ma sono i sentimenti che cambiano il mondo e se tu non comunichi i tuoi con il lavoro, che senso ha?». Allora, ecco la mamma e le memorie di lei che ognuno ha: il profumo, i gesti, il trucco, il vestire. Madre e donna. Dunque codici precisi: dai cappotti ai tailleur, alle pellicce, ai corsetti, lunghezze midi, linea ad A o a matita. Sottovesti e gonne a calice, cappe e corone. Tutto avvolge con dolcezza: «Perché nessuno vuole una mamma volgare, a lei sono concesse solo le décolleté». Lo studio sulla delicatezza porta gli stilisti ad esplorare una femminilità persino più convincente, forse perché naif dunque accessibile. Ecco le stampe sulle sete e gli intarsi per le pellicce dei disegni dei bambini e poi i ricami fatti come fossero i collage: «Mamma ti voglio bene», «Sei la più bella del mondo». Così anche sulle grandi shopping di visone o pelle ci sono. E rose, tante rose: impresse, ricamate, appiccicate. Lo stage è un quadro fatto di madri-modelle con i loro figli. Sfila la top Bianca Balti al sesto mese. E nel finale tutte in lingerie nera, dopo più di ottanta uscite coloratissime.
Giornata di gran belle sfilate, quella di ieri. Da Ferragamo gli applausi sono continuati sino a quando Massimiliano Giornetti, lo stilista, non è uscito a raccoglierli tutti. Lavorazione di pelle e pellicce ad alta artigianalità: per i lunghi cappotti, per le gonne midi e plissé; per i colli alti. Geometrie ricorrenti e art déco: pannelli e tagli, e bottoni colorati che sembrano bachelite. Alternativa a pellami e tweed e chiffon e patchwork, un macramè a tinte bosco, doppiato colore. Il tocco forte, dei sandali con tacchi scultura all’altezza della tradizione. E chapeau per la nuova collezione di Marni. Consuelo Castiglioni trova una strada tutta sua e racconta di una donna curiosa viaggiatrice dalla silhouette lunghissima ad A: cappotti e gilet, gonne al polpaccio e pantaloni lunghi-lunghi. Stampe che ricordano certe foreste e patchwork di pellicce che sanno di selvaggio. Tessuti ruvidi e dolcevita colorati: grintosissima con femminilità. Lo stesso dicasi della giovane donna Trussardi by Gaia (Trussardi). «C’è bisogno di un neominimal», racconta. E riparla di uniforme, come negli Anni 90, ma all’essenzialità aggiunge un po’ di eccentricità. In pelle e pelliccia, ovviamente, e colori top (dal corteccia, al verde, al cammello, al carne): dalla sottoveste in patchwork di nappa da guanto al picot di loden foderato di pelle, dalla gonna pencil stretch ai pantaloni maschili over. Da Missoni è invece la nuova maglia che al posto dello zig-zag ha l’effetto marmo e corteccia: più soft alla vista e al tatto per piccoli pezzi da mixare. La tuta sotto e poi la tunichetta sopra, la giacca da uomo o il cardigan maxi.
Ottimo lavoro di Massimo Giorgetti sulla sua Msgm. Messe da parte le stampe, ecco i colori a blocchi: il cappotto over rosa fluo, i nuovi pantaloni a trombetta verde intenso, gli stivali cuissard arancio. Scusi ma lei è lo stilista che andrà (quasi certissimamente) da Pucci? «Ne sarei onorato. Ma no comment». Aspettiamo l’ufficialità.
Spumeggiante il clima da Laura Biagiotti: c’è Roma, la sua città, da festeggiare, luogo della memoria ma anche dell’immaginario. La colonna di Adriano a simbolo stampata e ricamata sui lunghi abiti di cashmere o riproposta nelle lavorazioni dei piumini o dei pantaloni. Poi la cappa di mohair color sanpietrino o il trench marmorizzato. Esordio convincente di Erika Cavallini. Emozionata ma sicura. Inventa il «camouflower», che è un militare a fiori, e lo stampa o lo applica su tessuti «stressati» o tagliati al vivo. Mescola sacro e profano: pelliccia eco blu e sottoveste; cinture obi e anfibi. Brava. Un pizzico di japan, un po’ animalier e una goccia di sadomaso (lacci ovunque) ed ecco il nuovo John Richmond. La ricetta di Rocco Barocco è meno complicata: l’eleganza di altri tempi (guanti, cappello e borsetta) in chiave contemporanea (tubino stretch, piumini di tweed, il pullover sulla gonna di taffetà).