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 2015  febbraio 27 Venerdì calendario

La partita Rai Way-Mediaset continua. La Ei Towers è pronta ad andare avanti sull’offerta e Telecom Italia si accinge a quotare oltre 11 mila delle sue torri racchiuse nella controllata Inwit, valutate oltre 1 miliardo

Il mercato non crede che sulla partita Rai Way-Mediaset la parola «fine» sia stata già pronunciata. Anche se il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha chiuso alla discesa della Rai sotto la maggioranza assoluta del capitale nella società delle antenne tv, l’opas – offerta pubblica di acquisto e scambio di azioni – di Mediaset sulla controllata Rai non sembra ancora destinata su un binario morto.
Ieri in Borsa Ei Towers – la società al 40% di Mediaset che ha materialmente lanciato l’offerta – ha continuato a crescere, sia pure dello 0,5%, mentre ha perso il 2,8% la controllata Rai, che però mercoledì era schizzata del 9,4%. L’azienda ieri ha «preso atto» della mossa di Ei Towers in attesa di ulteriori sviluppi. Ma intanto analisti e banchieri d’affari intravedono l’avvio di un grande ridisegno dell’infrastruttura fisica delle telecomunicazioni. E vedono possibile il coinvolgimento anche di Telecom Italia, che si accinge a quotare oltre 11 mila delle sue torri racchiuse nella controllata Inwit, valutate oltre 1 miliardo.
Lo scenario ipotizzato è un grande polo delle torri in cui confluiscano Rai Way, Ei Towers e Inwit in una soluzione di sistema in cui non ci sia un unico soggetto con un peso predominante. Un quadro ancora tutto da costruire e per il quale va tenuto conto che le torri di tlc valgono molto più di quelle tradizionali delle tv.
Per il momento l’ostacolo maggiore alla proposta fusione tra Rai Way e Ei Towers sta tutto nel limite del 51%: «Mi pare difficile da realizzare se il governo non toglie il vincolo», è la lettura di Gaetano Micciché, direttore generale di Intesa Sanpaolo e ceo di Banca Imi, già advisor delle quotazioni Rai Way e ora di Telecom per Inwit. Ma «è naturale che mettendosi insieme si riescano ad ottenere sinergie di costi strutturali».
Il premier ieri è rimasto sulle posizioni espresse mercoledì: «Dovete considerare le operazioni di mercato per quelle che sono, non politiche ma di mercato. Per questo serve la libertà di chi è sul mercato e il rispetto delle regole. Il governo ha messo delle regole e non intende modificarle». Renzi fa riferimento al decreto della presidenza del consiglio del settembre scorso in cui si parla della «opportunità di mantenere, allo stato, in capo a Rai, a garanzia della continuità del servizio erogato da Rai Way a Rai medesima, una quota di partecipazione sociale nel capitale di Rai Way non inferiore al 51%». Oggi la Rai è al 65%. Nel prospetto della quotazione è poi specificato che «non rientra» tra sue le finalità «ottenere il subentro di un altro operatore economico» nelle attività svolte nei confronti di Rai. Tuttavia tre pagine prima è spiegato che la Rai può avvalersi di società «controllate» ma anche «partecipate» per lo svolgimento del servizio pubblico, se autorizzate dal governo. Dunque, teoricamente anche con una Rai in minoranza. In ogni caso la legge del 2014 che ha dato il via alla privatizzazione dispone che la cessione di quote Rai Way deve avvenire «secondo modalità trasparenti e non discriminatorie», in Borsa o «a trattativa diretta».
Il gruppo della famiglia Berlusconi, che ha messo sul piatto 1,22 miliardi – in gran parte a debito – per creare un grande polo nazionale delle antenne che possa anche aprirsi anche alle società di telecomunicazioni, appare comunque intenzionata ad andare avanti. Per questo potrebbe anche rimodulare l’offerta eliminando la condizione di ottenere almeno il 66,7% del capitale. E nel frattempo porta avanti con Telecom un altro tavolo di trattativa: quello per far viaggiare Mediaset Premium sulla fibra ottica del gruppo telefonico.