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 2015  febbraio 26 Giovedì calendario

L’Fbi ha messo una taglia record da tre milioni di dollari sulla testa del più famoso hacker: Evgheny Bogachev, ricercato per una serie di truffe web che hanno prosciugato conti bancari online per un totale di 100 milioni di dollari

Negli ultimi tempi gli Usa si riscoprono vulnerabili agli attacchi informatici, specie degli hacker russi. Ieri l’Fbi ha posto una taglia record da tre milioni di dollari sulla testa del più famoso di questi pirati del computer: Evgheny Bogachev, ricercato per una serie di truffe via web che hanno letteralmente prosciugato conti bancari online per un totale di ben cento milioni di dollari. Gli investigatori dell’agenzia federale americana ritengono che attualmente si nasconda in Russia, dove peraltro c’è chi lo considera una sorta di eroe nella lotta agli yankee.
Secondo il dispaccio diramato dall’Fbi «Bogachev è ricercato perché ritenuto coinvolto in un’operazione a vasto raggio di sottrazione di denaro grazie a un software malevolo che installava sui computer delle vittime». L’hacker e i suoi complici sarebbero riusciti a infettare fino a un milione di computer soprattutto in America – ma anche in Gran Bretagna – adescando ignari internauti con false mail che azionavano un virus denominato «Game Over Zeus», in grado di decrittare e rubare informazioni bancarie e password per poi accedere ai conti.
Un singolo prelievo da record (il più alto di sempre) ammonterebbe a circa 7 milioni di dollari, soffiati a una banca della Florida. Bogachev è riuscito a imbastire questa vasta operazione comodamente seduto davanti al computer di casa sua, ad Anapa, vicino a Krasnodar, a due passi dalla Crimea. Le autorità del Cremlino, liete ovviamente di fare un dispetto agli alleati occidentali dell’Ucraina, finora non avrebbero collaborato con la polizia americana (stando alle lamentele di Washington) rendendo necessaria la taglia, che verrà pagata «a chiunque fornisca informazioni utili alla sua cattura». Ad Anapa Bogachev, che per i suoi misfatti ha utilizzato il nomignolo «Lucky 12345», non si vede quasi mai.
Sono quasi tre anni, almeno, che gli Usa lo inseguono. Fin dal 2012 una corte del Nebraska ha ufficialmente accusato l’uomo, sempre in contumacia, per frode bancaria, frode informatica, riciclaggio e altre amenità. Accuse rinnovate nel 2014 da una corte della Pennsylvania, ma senza effetto concreto sulle indagini. La scorsa estate giornalisti del Telegraph erano stati ad Anapa per rintracciarlo, ma hanno solo potuto intervistare i suoi compaesani, tutti orgogliosi, con frasi di questo tenore: «È un figo, ha danneggiato i nostri nemici ma non i russi».
Intanto gli americani sono alle prese con un altro hacker russo, su cui sono riusciti a mettere le mani due settimane fa: Vladimir Drinkman. Pizzicato in Olanda, è stato estradato nonostante le proteste di Mosca, che chiedeva invece di prenderlo in consegna. È accusato di far parte di un gruppo di pirati on line che avrebbero rubato alle banche occidentali circa 160 milioni di dollari. Dal canto suo, il Dipartimento di Stato rivela che ormai «sono migliaia gli attacchi informatici ai nostri sistemi, il più grave lo scorso novembre, riconducibile ancora a un nucleo di russi».