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 2015  febbraio 26 Giovedì calendario

Non c’è pace per la Grecia. Tsipras ha sospeso i campionati di calcio di serie A, B e C fino a nuovo ordine. Troppa tensione e troppa violenza, impossibile garantire la sicurezza negli stadi

Non c’è pace per gli squattrinati greci. Appena assicurato il «panem» per i prossimi quattro mesi, i greci perdono i «circenses» a tempo indeterminato. Il governo di Atene ha sospeso i campionati di calcio di serie A, B e C fino a nuovo ordine. La misura draconiana viene dal premier Alexis Tsipras in persona. Gli ultimi episodi hanno passato il limite.
Domenica il derby tra le due arci rivali di Atene, Olympiakos e Panathinaikos, è finito con la caccia ai giocatori sul campo trasformato in un tappeto di fumogeni e razzi. Martedì, in una riunione dei vertici del calcio ellenico, i presidenti e le rispettive guardie del corpo si sono presi a pugni. Così ieri il nuovo esecutivo di estrema sinistra ha preso una decisione rara in Europa: stop alle partite fino a quando tutte le squadre non avranno reso più sicuri gli stadi introducendo il biglietto nominativo e le telecamere di sorveglianza.
Sarà contenta Angela Merkel perché lo Stato non ci metterà un euro e il conto, se i lavori verranno effettivamente eseguiti, sarà totalmente a carico dei club. Il provvedimento ha ricevuto anche la benedizione di Francesco Totti, uno dei totem del pallone in attività. «Atene ha fatto benissimo – ha sentenziato il capitano della Roma —, il calcio di oggi è irriconoscibile, peccato che in Italia nessuno avrà mai il coraggio per una decisione del genere».
Il coraggio è venuto a Tsipras perché il quarantenne neopremier è un corpo estraneo agli intrighi dello sport, come lo è all’etichetta dei salotti europei. Lui di sinistra è tifoso del Panathinaikos, squadra di destra. Ma il calcio greco è lo specchio dell’intreccio tra economia fallimentare e affari sporchi che da premier intende combattere. E non si è lasciato sfuggire l’occasione.
Prima del derby un enorme striscione alzato dalla curva del Panathinaikos diceva: «Marinakis è uno spacciatore di eroina». Vanghelis Marinakis è il presidente della squadra rivale che si preparava a scendere in campo, l’Olympiakos. Affermazioni da denuncia, però, si sentono da anni allo show tv «Diki ston Skai», il «Processo di skai», guarda caso il canale posseduto da Yiannis Alafouzos, presidente del Panathinaikos. Nessun processo per diffamazione si è ancora concluso, ma è stato uno dei vice di Alafouzos a denunciare i gorilla di Marinakis per avergli spaccato il labbro durante la riunione federale di martedì. Alafouzos controlla il Panathinaikos senza investimenti e senza aver ripianato i debiti.
«Il governo vorrebbe che riprendessimo i campionati il più presto possibile, ma queste sono cose che non si risolvono in una o due settimane» ha detto minaccioso Giorgos Borovilos, presidente della Super League, la Serie A greca. Abituate ad aiuti pubblici, a stadi costruiti dai Comuni, a un Fisco generosamente smemorato, le società calcistiche non saranno prontissime ad adeguarsi alla inedita fermezza. Per Tsipras un altro braccio di ferro.