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 2015  febbraio 25 Mercoledì calendario

Il Canale di Suez raddoppia, ma il cantiere è sotto assedio. Il super-piano del presidente egiziano Al Sisi vale 8,5 miliardi e fa gola alle imprese italiane

Ecco il chilometro 61 di Suez è qui che cominciano i grandi lavori di scavo per creare il secondo canale e proseguono fino al chilometro 97». Dal Mediterraneo in direzione mar Rosso il battello naviga placido e Muhammad indica il punto esatto, dove una decina di gru scava in mezzo alle dune e i camion trasportano di continuo sabbia e polvere. Mimetica nera, volto coperto e mitra sotto il braccio, Muhammad è uno dei giovani militari che scorta la delegazione di imprenditori italiani, guidata da Confindustria, ieri in visita a Suez.
L’esercito
In parte saranno proprio le forze armate egiziane a realizzare, con partner internazionali (Boskalis, Jan De Nul e van Oord), il progetto del canale parallelo che ridurrà il tempo di percorrenza delle navi da 18 a 11 ore e a regime, nel 2023, consentirà il transito di 97 imbarcazioni al giorno contro le 49 attuali. Un piano che costerà circa 8,5 miliardi di dollari. Si scava lungo un percorso di 72 km – 35 km a secco e 37 km di espansione in profondità – estraendo 1 milione di metri cubi al giorno.
La responsabilità del secondo canale è stata affidata a Kamel al-Waziri, capo dell’Autorità ingegneristica delle forze armate, un fedelissimo di Abdel Fattah Al Sisi che ha promesso al presidente egiziano di realizzare il progetto in un anno, anziché tre. Se l’opera originale, promossa dal console francese Ferdinand de Lesseps nel 1859, viene già attraversata dal 7,5% del commercio marittimo internazionale, portando nelle casse egiziane oltre 5 miliardi di dollari l’anno, il sogno di Al-Sisi è superare i 10 miliardi di ricavi.
I lavori
Il progetto non è solo un’arma contro la disoccupazione – i lavori di scavo impegnano 25 mila persone, ma il numero è destinato a crescere – ma anche per fermare i jihadisti del Sinai. «L’obiettivo – spiega Marcello Sala, presidente del Business Council italo-egiziano – è dare lavoro e speranza a tanti egiziani senza un impiego» così da evitare che per disperazione si arruolino nelle file di terroristi spietati, come i partigiani di Gerusalemme (Ansar Beit Al-Maqdes). Al Sisi è già riuscito anche a garantirsi un piano B in caso di sabotaggio da parte di terroristi filo-Isis.
«In questo periodo in tutto l’Egitto – spiega Khaled, una giovane guida che fa la spola tra il Cairo, Suez e Sharm – ci sono almeno due casi di attentati al giorno. Di solito si tratta di tentativi maldestri con ordigni inesplosi o poco potenti che non creano danni gravi alle persone». Ma l’allerta è massima, prosegue Khaled, «nei grandi centri urbani e Al Sisi ha aumentato le misure di sicurezza: i poliziotti superano il milione, ora il Paese è stabile».
Ismailia, case bianche stile coloniale francese, è la città dove sorge Suez, qui c’è la sede dell’Autorità del canale, dove ieri gli imprenditori italiani hanno incontrato il presidente dell’Autorità, il vice ammiraglio Mohab Mamiesh e anche l’ambasciatore italiano in Egitto, Maurizio Massari. «Vi confermo – spiega Mamiesh – che finiremo i lavori del raddoppio entro sei mesi, ad agosto come promesso al presidente Al Sisi e a marzo partiranno le gare per il secondo progetto che interessa a voi italiani».
Verranno sviluppati 6 porti sul canale, per un’area di ampliamento di 76 mila mq. Sorgerà un agglomerato urbano e industriale, grande come quello del Cairo. In ballo commesse da centinaia di milioni che fanno gola a tante nostre aziende, soprattutto nelle costruzioni e nell’ingegneria, che ieri erano presenti. Per esempio Trevi che ha già commesse in Egitto o la Pizzarotti di Parma che potrebbe partecipare a una gara per creare tunnel sottomarini. Mentre Salini Impregilo e Astaldi potrebbero puntare a edificare centri urbani, magari con l’aiuto di big del calcestruzzo, come Italcementi e Cementir.