Corriere della Sera, 25 febbraio 2015
L’anello delle tre alleanze e i patti della guerra fredda. Ecco perché l’Australia e il Giappone non appartengono alla Nato
La sua risposta «La Turchia nella Nato il peso della storia» (vedi) mi spinge a porle questo quesito: perché Paesi come l’Australia e il Giappone non appartengono all’Alleanza Atlantica?
Cesare Scotti
Caro Scotti,
Né l’Australia né il Giappone appartengono all’area atlantica. Il patto firmato a Washington nell’aprile 1949 e la sua organizzazione militare (North Atlantic Treaty Organization), creata nell’anno seguente, rispondevano a quella che fu considerata in quel momento l’esigenza prioritaria: impedire all’Unione Sovietica di avvalersi dei partiti comunisti dell’Europa occidentale per estendere la propria influenza all’intero continente. L’esistenza di forti rapporti politici e culturali fra gli Stati Uniti e le democrazie occidentali garantiva una omogeneità che non sarebbe stata possibile se l’organizzazione, dopo l’ingresso di Grecia e Turchia nel 1952 e della Germania nel 1953, fosse stata estesa a Paesi di altri continenti. Il Medio Oriente rientrava allora nell’area d’influenza della Gran Bretagna e alla difesa di quella regione provvide Londra con un’altra alleanza firmata a Bagdad nel 1955. Si chiamò Central Treaty Organization (Cento) e raggruppò, oltre alla Gran Bretagna, l’Iran, l’Iraq, il Pakistan e la Turchia. Nel 1958, dopo il fallimento della spedizione anglo-francese nel Canale di Suez e la crescente influenza dell’Urss nella regione, aderirono al patto anche gli Stati Uniti.
Quasi contemporaneamente (nel 1954) era stata costituita un’altra alleanza politico-militare. Si chiamò Seato (South East Asia Treaty Organization) e comprendeva, oltre agli Stati Uniti che ne erano gli ispiratori, Australia, Filippine, Gran Bretagna, Francia, Nuova Zelanda e Pakistan. I potenziali nemici, in questo caso, erano la Cina, dove i comunisti avevano conquistato il potere nel 1949, la Corea del Nord, che aveva tentato la conquista della Corea del Sud nel 1950, e, naturalmente, l’Unione Sovietica. Il Giappone non ne fece parte perché la sua Costituzione aveva fatto una scelta sostanzialmente pacifista e la sua sicurezza era comunque garantita da un trattato con gli Stati Uniti.
Collegate l’una all’altra dalla presenza dell’America, queste tre alleanze formavano un fronte anticomunista. Ma ebbero l’effetto imprevisto di creare un terzo fronte, composto da Paesi che rifiutavano in linea di principio la politica dei blocchi. Quello dei «non allineati», come decisero di chiamare se stessi, nacque a Bandung, in Indonesia, con la partecipazione di 29 Paesi africani e asiatici che rappresentavano più di metà della popolazione mondiale. La Conferenza aveva un forte profilo anti-colonialista e ricorda il Congresso dei popoli orientali che Lenin aveva organizzato a Baku nel 1920 per esortarli a insorgere contro gli imperi occidentali. Pur essendo composta da Paesi africani e asiatici, la conferenza di Bandung ospitò anche delegazioni di greco-ciprioti, di afro-americani e dell’African National Congress (il movimento sud-africano di Nelson Mandela). Il sodalizio era troppo eterogeneo per durare a lungo. Quando fu evidente che tra i due più grandi Stati asiatici (Cina e India) esistevano profonde divergenze, l’iniziativa cominciò a traballare e smise di funzionare nel 1965. Sopravvisse ancora per qualche tempo un più omogeneo gruppo di «non allineati» diretto da Egitto, India e Jugoslavia.
Seato e Cento non ebbero sorte migliore. La prima scomparve nel 1975, la seconda nel 1979. Non era più possibile adattare all’intero globo la logica della Guerra fredda. Qualcuno, fra cui chi scrive, pensò che anche la Nato, dopo il crollo del muro, avrebbe dovuto fare la stessa fine. Ma le sue speranze sono state smentite dai fatti.