Corriere della Sera, 25 febbraio 2015
Lorenzo 2015 cc, il nuovo disco di Jovanotti tra motorini, tute da supereroe («ma sono vulnerabile»), collaborazioni che profumano d’Africa, tanti cuoricini («per dirla in emoticons) e migranti che attraversano il Mediterraneo
Lorenzo Jovanotti si presenta in motorino alla conferenza di lancio del nuovo disco. Non è che ci arriva in stile sindaco senza autoblu. Lui col motorino sale sul palco. E sgasa. In tema col titolo: «Lorenzo 2015 cc.». Sulla copertina indossa una protezione da motocross. «Mi fa sembrare un supereroe, un po’ ci gioco, ma è il contrario – spiega —. A parte che sarebbe un supereroe di provincia, alla portata di tutti, con una pettorina da 40 euro... ma una corazza dichiara sempre fragilità. È un disco sulla vulnerabilità».
Vulnerabile, ma la sua faccina ha il sorriso all’insù. Lorenzo usa proprio gli emoticon da smartphone per raccontare la genesi del disco. «All’inizio ero snob ma ho capito che sono i geroglifici di oggi. Come fai a descrivere a parole un occhiolino o una pacca sulla spalla se non sei Philip Roth?».
La storia dell’album è riassunta in un grafico di borsa. Tutto parte dal «gasamento per i concerti negli stadi: ti senti amato, riverito»: sorrisone, bicipite gonfio... Quindi la linea piega verso il basso e il sorriso si piega all’ingiù per la depressione post-tour. Sono «montagne russe»: si sale (quando si suona) e si scende (la polmonite, le incertezze artistiche). La chiusura, l’esplosione, è in alto. «Sono come la sposa il giorno delle nozze», ride.
Il disco nuovo sono trenta canzoni trenta. «Non è un gesto ambizioso», mette le mani avanti. «Non riesco a tenere fermi i pezzi che scrivo...Ho provato a cambiare qualcosa ma l’equilibrio del disco si sbilanciava. Confido nel cambio epocale della non ritualità del disco. Non c’è più lato A e lato B, oggi la musica è cloud e se vuoi che dalla nuvola piova fai piovere musica. Ho deciso di far uscire i primi pezzi uno alla settimana come se fosse un serial tv». Non ha tenuto via quasi nulla. Nemmeno «L’estate addosso» che Gabriele Muccino gli aveva chiesto per un film che poi è stato rinviato. La prima colonna sonora di un film che non c’è. In 30 canzoni c’è dentro di tutto: difficile da inquadrare. Di sicuro meno elettronica rispetto ai lavori precedenti, ma non vuol dire che non sia un disco da ballare, anzi. Anche le collaborazioni («Sono come pellegrinaggi per chiedere delle benedizioni») sono un fiume e profumano di Africa: su tutte Manu Dibango e Bombino. Nei testi vince l’amore. Per dirla in emoticon tanti cuoricini. «È la cosa più importante e per me scrivere una canzone d’amore è il massimo». Ma «L’alba», traccia che apre il disco, e «Una scintilla» ci mettono davanti alle orecchie le navi cariche di migranti che attraversano il Mediterraneo. «È uno scenario della nostra contemporaneità. Sono a favore delle politiche di salvataggio: non si buttano i soldi se si salvano vite. E sono anche a favore delle politiche internazionali a sostegno dei Paesi da dove partono queste persone. Ci vuole una politica comune europea e forse dovremmo guidarla noi». Guardando a casa nostra, c’è Renzi...
«L’ho sostenuto alle primarie perché era un’opportunità di cambiamento, in effetti non abbiamo più lo stesso presepio davanti, e lo difendo ancora, pur vedendo limiti ed errori».