Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  febbraio 25 Mercoledì calendario

Massacrata di botte, la sorella di Bossetti è stata di nuovo aggredita: «Ma io non mi arrendo. Rimango ferma nella mia convinzione che Massimo sia innocente, e non solo perché è mio fratello...»

La terza volta è stata la peggiore. Erano in due, passamontagna in testa, coltello in mano, cuore cattivo. Una mano sul viso per non parlare. Le altre a mulinare pugni. E poi calci. Senza dire nemmeno una parola. «Ma io non mi arrendo. Rimango ferma nella mia convinzione che Massimo è innocente e non solo perché è mio fratello...», fatica a parlare Laura Letizia Bossetti, 3 costole rotte, 30 giorni di prognosi, il collare e la rabbia che si mescola alla paura. Perché non è la prima volta che la sorella di Massimo Bossetti, il muratore presunto colpevole della scomparsa e della morta di Yara Gambirasio, finisce nel mirino di chissà chi. Il 5 settembre sono spinte e strattoni e quel grido che fa ancora più male: «Bossetti assassino». Due settimane dopo nel garage del condominio della madre si fanno avanti in tre e sono calci e pugni. Due giorni fa il terzo episodio, quello che più l’ha spaventata e le ha lasciato i segni mica solo in faccia.
Chi le ha parlato dice che Laura Letizia Bossetti è piegata dal dolore e dalla paura ma le sue convinzioni rimangono rocciose. «So che un giorno dovranno credere a Massimo come gli ho creduto io sin dal primo momento. So che lui è innocente e non solo perchè è mio fratello. Non riusciranno a farmi cambiare idea». Manca il soggetto in questa storia che va avanti da mesi senza un testimone che abbia visto, senza una telecamera che abbia ripreso, senza un indizio che porti da qualche parte. L’avvocato della famiglia di Massimo Bossetti, Benedetto Bonomo, non si sbilancia ma spinge perché siano altri a tirare le conclusioni: «Certo l’altro giorno poteva pure essere un tentativo di rapina. Di sicuro alla signora non è successo mai niente prima che le arrestassero il fratello. E né lei né suo marito che ha un’impresa edile hanno mai ricevuto minacce prima».
I carabinieri di Zogno vicino a Bergamo che hanno ricevuto le denunce non dicono nulla: «Stiamo valutando tutte le circostanze». Il legale di famiglia preferisce non lanciare né ipotesi nè tirare conclusioni: «Non spetta a noi farlo. Però a questo punto la signora è davvero spaventata. E noi abbiamo preso le contromisure». Via dal condominio di Terno d’Isola a pochi chilometri da Bergamo dove vive e dove sono avvenute le aggressioni, la sorella di Mao Bossetti dopo la prima visita in ospedale si è rifugiata dalla madre poco distante. Davanti a casa da ieri pomeriggio ci sono i vigilantes di un istituto privato. Di fronte alla villetta ci sono telecamere e giornalisti ma Laura Letizia Bossetti nemmeno si fa vedere dietro le tendine, blindata nel doppio dolore del fratello in carcere e di questa storia a cui tanti non vogliono e non possono credere. Se non c’è altro potrebbe essere stato l’ennesimo avvertimento. A pochi giorni dalla Cassazione che oggi a Roma decide se Massimo Bossetti deve rimanere ancora in carcere.