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 2015  febbraio 25 Mercoledì calendario

Landini è passato dalle fabbriche alla televisione. Stando al rapporto Rai alle Camere il segretario della Fiom è presente in video quanto tutti gli altri leader sindacali messi insieme

Matteo Renzi commenta le dichiarazioni di Maurizio Landini come se fosse il vero e unico leader dell’opposizione. Ieri il premier ha replicato alla sua accusa di non essere eletto, appellandosi alle Costituzione, come si farebbe di fronte a una richiesta di impeachment. Ma Landini, anche a volerlo considerare un leader politico in pectore, è a secco di voti, nei sondaggi elettorali nazionali e persino nelle fabbriche dove la sua Fiom sta perdendo terreno a favore delle altre sigle di categoria di Cisl, Uil e Confsal. Resta la prima federazione dei metalmeccanici per iscritti, ma non ha dalla sua i consensi dei lavoratori. Fedele a una caratteristica della sinistra radicale italiana, sempre capace di riempire le piazze, mai le urne.
Solo in televisione il segretario generale Fiom continua a macinare record. Ieri la Rai ha risposto alle interrogazioni parlamentari che chiedono conto della presenza eccessiva della Fiom nei programmi di approfondimento. Doveva essere una difesa del servizio pubblico, ma suona molto come una conferma delle accuse lanciate nei mesi scorsi dagli altri sindacati.
Dal settembre 2014 Cgil e Fiom da sole monopolizzano la presenza delle organizzazioni dei lavoratori in prima e seconda serata. Dai dati Rai – strettamente riservati – emerge che su 74 ospitate, 59 sono da ascrivere al sindacato della sinistra. Tutte le altre confederazioni ne contano 15.
E il bello è che la parte del leone non la fa la confederazione di Corso d’Italia. La Cgil in fondo è l’organizzazione più potente del Paese in termini di iscritti. Il primato spetta alla federazione dei metalmeccanici, sindacato più a sinistra del Paese. E anche il più telegenico. Landini e pochi altri colleghi hanno collezionato 33 apparizioni televisive, contro le 26 della casa madre. «Lui buca il video», spiega un autore televisivo. «Poi, fino ad ora, aveva quella rara qualità di dire cose tutto sommato innocue, ma con toni forti e accorati». Oro per i canoni della televisione. Adesso che Landini sembra sempre più vicino a fare una scelta politica tutto potrebbe cambiare. E forse i conteggi delle presenze nei programmi di informazione Rai non saranno più quelli che ha comunicato l’azienda al Parlamento. Per fare alcuni esempi, Agorà ha contato 13 presenze Cgil, 18 della Fiom, 5 Cisl, 5 Uil e 3 della Fim (i metalmeccanici della Cisl). Ballarò 8 Cgil, 9 Fiom, una rispettivamente a Cisl e Uil.
Un Landini che abbandona il suo ruolo di «oppositore sociale» e diventa leader di un cartello di sigle della sinistra tradizionale, diventerebbe meno interessante per i programmi televisivi. A meno che qualcuno non lo voglia legittimare come unica possibile opposizione al presidente del Consiglio. Scavalcando il centrodestra e anche il Movimento 5 Stelle, che conta voti e intenzioni di voto circa quadruple rispetto a quelle di una ipotetica Syriza o a un Podemos nostrani.
Viene quasi da pensare che a Renzi faccia comodo avere l’ex amico sindacalista contro. Lunedì Landini era tornato a criticare il premier, accusandolo di non essere stato eletto. E anche questa volta il leader Pd ha scelto di rispondergli. «Ricordo che l’Italia è una repubblica parlamentare e che nella discussione costituzionale» proprio Landini «ha molto combattuto per evitare che si trasformasse in qualcosa di diverso. È il Parlamento a dettare e ad assicurare la fiducia a un governo».
Quasi una legittimazione. Forse perché il presidente del Consiglio preferisce avere contro un sindacalista (categoria poco amata ultimamente) rispetto ad altri. O forse perché Renzi riconosce a Landini una qualità che ritiene importantissima: buca il video.