Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  febbraio 24 Martedì calendario

I numeri dei ladri d’appartamento. Nel 2013 sono state denunciate a piede libero 15.263 persone, 6.628 sono state arrestate ma solo 3.530 sono finite in gattabuia: una ogni cento denunce. E la metà dei furti avviene per mano straniera

Sui principali organi di informazione è comparsa nei giorni scorsi la notizia che nel 2013 sono stati denunciati 251.422 furti in appartamento (689 al giorno, uno ogni due minuti) con un incremento del 127% in dieci anni. Si racconta dove sono commessi i reati: in testa le grandi città, con densità che cresce nelle regioni del Nord-Ovest (in Lombardia c’è un furto al minuto) e cala sensibilmente in Meridione. L’Italia è al sesto posto nella triste classifica europea, la Padania – soprattutto quella occidentale – sale drammaticamente sul podio continentale. Il numero dei furti cresce ulteriormente se si considerano quelli che – per sfiducia e rassegnazione – non vengono più neppure denunciati. È sconfortante vedere quanti “soliti ignoti” vengano pizzicati: nel 2013 sono state denunciate a piede libero 15.263 persone, 6.628 sono state arrestate ma solo 3.530 sono effettivamente finite in gattabuia: in definitiva non più di un furto su cento denunciati viene punito. Ancora più politicamente corretta è la generale omissione del dato sulla provenienza dei topi d’appartamento. Si sorvola sul fatto che gli stranieri siano il 54,2% dei denunciati (8.627 ladri), il 62% degli arrestati (4.112) e il 42,3% dei detenuti, un miserrimo gruppetto di 1.493 topi di importazione. Mettendo assieme le considerazioni sui furti neppure denunciati, su certe abitudini “culturali” e sulla maggior facilità che i foresti hanno di non essere acchiappati e – soprattutto – spediti nelle patrie galere, risulta del tutto legittimo concludere che gli stranieri abbiano visitato non meno di 160-170 mila appartamenti nel corso dell’ultimo anno e che nella quasi totalità dei casi (99%) le vittime non sappiano chi ringraziare. Possiamo anche azzardare un bilancio economico: con una prudente stima di 2-3 mila euro di danni per colpo, si arriva a un bel gruzzolo di non meno di 650 milioni, 420 dei quali finiti in mani foreste e – presumibilmente – anche all’estero in più o meno legittime rimesse di lavoratori stranieri verso i loro paesi d’origine. Se a queste cifre sommiamo quelle di scippi, rapine, spaccate e truffe, l’entità dei danni si gonfia paurosamente. Poi mettiamoci anche i furti d’auto (per fortuna in calo), i danni materiali e umani per incidenti stradali (provocati da gente che spesso snobba l’obbligatorietà dell’assicurazione), i morti ammazzati di vario genere e gli enormi investimenti in sicurezza, antifurto e difese, e si arriva a parecchi miliardi di Euro che nessuno troverà nelle rosee statistiche che vengono pubblicate sui costi-benefici dell’immigrazione. Nessuno di quelli che sentenziano sicuri e sfacciati che gli immigrati rendano alla comunità assai più di quel che costano, si è mai “sporcato” con considerazioni di questo tipo. I 160 mila e passa appartamenti ripuliti da stranieri nel 2013 corrispondono al patrimonio immobiliare di una città medio-grande: è come se venissero saccheggiate Bologna o Firenze. Nel 1527 i lanzi hanno fatto lo stesso con Roma, che aveva poco più di 50 mila abitanti, e la cosa è rimasta nella storia come una ferita sanguinolenta, come un avvenimento da ricordare. Oggi succede sistematicamente di peggio e nessuno sembra fare una piega. Vengono saccheggiate le case di comuni cittadini e non succede nulla; qualche settimana fa è toccata al generale della finanza Roberto Speciale e la cosa non è andata oltre alcuni servizi giornalistici. Perché si muova qualcosa deve toccare alla casa della Boldrini o di Renzi, o alla sede della Caritas?