il Fatto Quotidiano, 24 febbraio 2015
Stewart Gulliver, il grande capo di Hsbc è finito nella lista nera degli evasori. L’ad metteva da parte milioni nella filiale svizzera, la stessa di Falciani, quella che occultava i soldi di provenienza illecita, tramite una banca panamense. Ma poi ha spiegato che lo faceva per evitare che i colleghi spiassero il suo stipendio
Beccato anche lui con le mani nella marmellata. Il grande capo di Hsbc, Stuart Gulliver, è finito nella lista nera dei sospetti evasori. Non solo la sua banca è nella bufera per lo scandalo che ha colpito la filiale ginevrina dove si davano consigli ai clienti su come evadere le tasse. Non solo la settimana scorsa è partita un’inchiesta ufficiale della magistratura svizzera, con ipotesi di reato che vanno fino al riciclaggio aggravato. Ieri il Guardian ha rivelato che lo stesso Gulliver ha un conto in Svizzera, che gli avrebbe permesso di evadere le tasse in Gran Bretagna, proprio nella stessa sede della Hsbc Private Bank Suisse, dove si occultavano soldi di provenienza illecita: nella lista dei correntisti data agli inquirenti da Hervé Falciani, ci nomi di evasori, ma anche trafficanti di diamanti, droga e armi e perfino – è il sospetto di finanziatori internazionali del terrorismo. Ma non basta: Gulliver avrebbe movimentato i suoi conti tramite una compagnia panamense, la Worcester Equities Inc. Una figuraccia doppia per Gulliver, 7 milioni e 619 mila sterline di stipendio quest’anno (uno dei top manager europei più pagati), che sullo scandalo Wikileaks ieri ha dichiarato: “Per alcuni di noi, me compreso, alcune pratiche del nostro private bank utilizzate in passato, sono state fonte di vergogna e dannose per la nostra reputazione”. E poi per chiarire il concetto: “Penso che sia giusto utilizzare il termine vergogna”. Un’uscita non proprio felice. Alla quale si è aggiunta una spiegazione che sfiora il ridicolo. Avrebbe infatti aperto il conto per non fare sapere ai colleghi quanto guadagna. Una questione di privacy,insomma, non di evasione fiscale. IERI HSBC ha risposto formalmente all’articolo del Guardian, ammettendo che Gulliver ha un conto bancario personale in Svizzera, ma che ha pagato regolarmente le tasse. Non ci sarebbe insomma, alcun indizio, per pensare che l’amministratore delegato avrebbe infranto la legge. Secondo quanto rivelato da Hsbc, Gulliver ha aperto il conto nel 1998, quando era residente a Hong Kong, per versarci i suoi bonus, ma ha pagato tutte le tasse lì finchè non si è trasferito a Londra, nel 2009. Da allora avrebbe pagato tutte le tasse dovute in Inghilterra, secondo l’aliquota massima e su tutti i suoi guadagni. In serata lo stesso Gulliver ha dichiarato alla Bbc: “Ho la residenza fiscale nel Regno Unito. Ho sempre pagato interamente le tasse nel Regno Unito sulla totalità dei miei guadagni. Non deve sorprendere che uno in forza a Hsbc da 35 anni sia domiciliato a Hong Kong. Mi aspetto di morire all’estero, non in Gran Bretagna. E questo è uno dei test per stabilire dove uno è domiciliato”. E questo servirebbe a spiegare perché ha il conto off shore, perché i cosiddetti “residente non domiciliati” hanno un particolare trattamento fiscale. HA POI SPIEGATO che negli anni in cui è entrato in Hsbc ogni impiegato poteva vedere i compensi degli altri nel sistema dei computer. Quindi ha usato la banca panamense per evitare che i colleghi “spiassero” il suo stipendio. Per Hsbc una giornata nera su tutti i fronti: ieri il colosso bancario ha annunciato un calo dei profitti del 17 per cento. Perdite dovute principalmente agli scandali nei quali è stato coinvolto, che hanno fatto cadere in Borsa il titolo del 6 per cento. Nell’ultimo anno, solo di multa per aver manipolato i tassi di cambio, ha dovuto sborsare 2,4 miliardi di sterline (circa 3 miliardi di lire) al fisco inglese.