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 2015  febbraio 24 Martedì calendario

Barbara fa sapere che non vuole entrare in politica. Al meno per ora («mi manca la leadership). Nel libro di Maria Latella, la figlia di Berlusconi racconta anche che al Milan avrebbe preferito la Mondadori («ho una laurea in filosofia, sembrava un percorso sensato») e quanto sia complesso il rapporto con il padre («con uno come lui il confronto è semplicemente impossibile»)

È la più giovane della galleria costruita nelle pagine del nuovo libro di Maria Latella e anche quella che potrebbe saltare con meno crucci tra i mille ruoli della donna dei nostri giorni – madre, compagna, figlia, amica, lavoratrice – tra i quali si barcamenano con equilibrismo le protagoniste del Il potere delle donne, in uscita domani per Feltrinelli. Barbara Berlusconi è anche l’unica, mamma giovanissima, che avrebbe potuto restare a casa, trovarsi un lavoro «di facciata» o affidarsi a plotoni di Mary Poppins: a differenza di quasi tutte le sue coetanee, non le manca la possibilità di scegliere e il patrimonio per ottenere quello che vuole.
E invece, lei che a dieci anni aveva convinto i compagni di classe a fondare un giornale – come racconta all’autrice, da tempo osservatrice privilegiata della «prospettiva Lario» della famiglia Berlusconi – a 25 avrebbe già voluto occuparsi della Mondadori («Avevo fatto studi classici, ho una laurea in filosofia, sembrava un percorso sensato»). Non è andata così, la sottile rivalità con la sorellastra Marina di cui, omissione interessante, mai parla nelle chiacchierate con Latella e i calcoli del papà decidono altrimenti, e oggi Barbara è alla guida del Milan, mondo persino più maschile di quello della politica. A cui pure più d’uno aveva pensato per lei, come per Marina. Il Berlusconi del futuro è donna, sarà anche questo un segno dei tempi? «C’è stato un momento in cui mi hanno chiesto di presentarmi in Forza Italia –— conferma – e non era nemmeno la prima volta». Non una decisione definitiva, però. Sarà che ancora, confessa, le manca la qualità decisiva, la «capacità di leadership». Barbara d’altronde si descrive come una perfezionista e gioca per vincere. Le sconfitte? «Diciamo che non le prendo benissimo».
Ricorda qualcuno? In una vecchia intervista alla stessa Latella Barbara raccontava di paragonare il padre a Napoleone per fargli piacere, qui, come già si indovinava dalle uscite pubbliche di questi anni – messaggi neanche tanto velati perché le assicurasse un posto nell’impero – lascia intuire un rapporto complesso: «Lui è un po’ insofferente quando ho opinioni diverse. Però poi è capace di apprezzarle, di apprezzarmi». Il confronto «con uno come mio padre», però, «è semplicemente impossibile».
Anche se è da lui, con qualche senso di colpa (molto femminile) in più, che racconta di aver assorbito la dedizione al lavoro: «Anche se io non passo il pranzo di Natale con il telefono incollato all’orecchio».