Il Sole 24 Ore , 23 febbraio 2015
Se il calo del greggio fa precipitare anche gli elicotteri. Sono gli unici mezzi di trasporto in grado di raggiungere le piattaforme petrolifere off-shore del Mare del Nord, del Golfo del Messico o di Guinea
Il crollo del prezzo del greggio – più che dimezzatosi durante l’ultimo trimestre – sta producendo numerosi effetti negativi in campo sia finanziario (dai bilanci dei Paesi produttori a quelli delle grandi major petrolifere) sia industriale, tenuto conto dell’enorme business legato all’indotto energetico: dai fabbricanti di trivelle ai costruttori di petroliere, raffinerie o pipeline. Ma c’è un ulteriore settore che rischia di subire un duro contraccolpo: quello degli elicotteri.
Infatti, poiché i velivoli a rotore sono gli unici mezzi di trasporto in grado di raggiungere le piattaforme petrolifere off-shore del Mare del Nord, del Golfo del Messico o di Guinea e i giacimenti collocati in posizioni logisticamente sfavorevoli (deserti o zone artiche), le aziende energetiche costituiscono i migliori clienti dei costruttori di elicotteri: secondo Teal Group, un centro di analisi del settore aerospaziale, addirittura il 40% della domanda proviene da questo comparto, per un valore di 2,4 miliardi di dollari su un giro d’affari stimato in 6 miliardi annui per il settore civile (contro i 16 miliardi di quello militare). E sono proprio i giacimenti più “difficili”, con i costi di estrazione più elevati, quelli destinati a finire per primi fuori mercato, con una brusca caduta dei livelli estrattivi e un conseguente calo della domanda di trasporto.
Benché nessuno dei grandi produttori di elicotteri abbia finora pubblicamente espresso particolari timori, già nel dicembre scorso Mick Maurer, presidente di Sikorsky (gruppo United Technologies), riconosceva che l’andamento negativo dei corsi del greggio «pone delle pressioni di breve periodo al nostro settore commerciale». Anche per il costruttore americano, infatti, le vendite destinate al settore energetico – attraverso società di servizi specializzate nei collegamenti con i giacimenti di estrazione – rappresentano due terzi del totale del comparto civile.
L’attesa di un contraccolpo nella domanda di elicotteri l’hanno comunque già anticipata i mercati azionari. Nel secondo semestre 2014, proprio in concomitanza con il calo del greggio, la quotazione a Wall Street delle maggiori aziende di servizi di volo ha subìto perdite elevate: -70% Chc Group, -29% Era Group e -24% Bristow Group.
Simili le difficoltà delle società di leasing elicotteristico, da Waypoint Leasing a Macquarie Rotocraft Leasing e Milestone Aviation Group, che in ottobre è stata rilevata da General Electric per 1,78 miliardi di dollari.
Le prospettive di medio-lungo periodo del settore elicotteristico civile, specie se il calo del greggio dovesse rivelarsi momentaneo, restano comunque buone. Secondo le stime rilasciate a fine 2013 da Teal Group, il mercato del prossimo decennio assorbirà 10.318 unità, per un valore di 60,3 miliardi, rispetto a 5.818 velivoli militari, il cui costo è stimato in ben 132,8 miliardi. L’ottimismo sembra quindi ancora prevalente, se è vero che i due leader del campo civile, AgustaWestland ed Eurocopter (gruppo Airbus), hanno da poco certificato due nuovi modelli di tipo medio-pesante, rispettivamente l’AW189 e l’EC175, simili per caratteristiche ed entrambi concepiti soprattutto per le esigenze del mercato energetico.