la Repubblica, 23 febbraio 2015
L’ansia dei numeri. Se in matematica gli studenti italiani sono tra i peggiori è per via dell’eccessiva competizione. Sono penalizzati rispetto ai coetanei dei paesi dove si studia senza pressioni
Chi non ha mai provato senso di impotenza a scuola di fronte agli esercizi di algebra o ai teoremi di geometria? Quante volte avete pensato: «Non ce la farò mai a risolverli?» Del senso di frustrazione di fronte alla matematica si è occupato l’Ocse col focus numero 48 del test Pisa 2012, quello che ogni tre anni sonda le competenze in Lettura, matematica e Scienze dei quindicenni di mezzo mondo. Per scoprire, dal confronto con gli altri paesi che hanno partecipato all’indagine, che nelle scuole italiane gli studenti soffrono un po’ troppo davanti a un compito di matematica. E che i professori dovrebbero cambiare approccio per ottenere risultati migliori.Secondo gli esperti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nelle nostre classi l’eccessiva competizione fra gli stessi studenti fa salire sopra i livelli di guardia l’ansia da prestazione. E, visti anche i risultati piuttosto deludenti, i docenti dovrebbero aggiornare il proprio metodo di insegnamento per evitare che, come avviene spesso, questa materia diventi la bestia nera dei quindicenni. E lo resti per tutta la vita.Il titolo della pubblicazione è già un programma: “La matematica ti rende ansioso?”, con tanto di “indice di ansietà” per misurare l’impatto a livello emotivo sugli studenti che penano non poco nella risoluzione dei problemi. L’Italia è uno dei paesi Ocse dove questo indice è più alto: 0,33 nel nostro Paese e appena 0,06 a Singapore, dove i quindicenni locali hanno risultati al top, e 0,22 a Taipei in Cina.L’indice confronta la probabilità di essere assaliti dall’ansia di fronte ai quesiti di matematica di due studenti di pari livello: il primo in un contesto in cui mediamente i suoi compagni di classe sono più bravi di lui e per questa ragione gli viene richiesto di raggiungerli; il secondo in un contesto dove i suoi compagni sono meno bravi di lui. In Italia, secondo gli esperti dell’Ocse, la probabilità da parte di uno studente di provare disagio è del 33 per cento, una delle più alte tra i 64 paesi presi in considerazione. E al di sopra della media Ocse che si attesta sul 25 per cento.A spiegare perché tanta competitività risulti deleteria è Francesco Avvisati, esperto dell’organizzazione: «Una delle cause di ansia, particolarmente in Italia, è il confronto con gli studenti più bravi della stessa classe», spiega. «Questo – precisa – avviene meno in paesi come Singapore. Perché? La letteratura scientifica suggerisce che l’ansia si riduce se insegnanti e studenti ritengono la matematica un sapere e un saper fare alla portata di ciascuno (con sforzo e impegno, certo: come un muscolo da allenare), piuttosto che una capacità innata e immutabile». In altre parole, all’estero l’apprendimento della matematica è meno traumatico e i risultati non tardano ad arrivare. Singapore, dove il livello di ansia tra i quindicenni è tra i più bassi, si piazza infatti ai primi posti nel ranking internazionale delle competenze in matematica. Per questa ragione gli esperti dell’istituto con sede a Parigi sono convinti che «gli insegnanti possono aiutare i loro allievi a cambiare approccio». «Gli insegnanti devono preoccuparsi — chiarisce lo studio – del fatto che la maggior parte degli studenti si trova a disagio di fronte alla matematica». Cosa fare dunque? «I docenti che utilizzano metodologie pedagogiche formative con i loro studenti (indicando loro per esempio se lavorano bene e/o quello che devono fare per progredire) – prosegue lo studio – li aiutano a essere meno ansiosi». Un approccio che potrebbe essere vincente, visto che nel Pisa, con 485 punti, i quindicenni italiani si piazzano in matematica al di sotto della media Ocse (di 494 punti), dopo il Portogallo e appena sopra la Spagna.