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 2015  febbraio 23 Lunedì calendario

Torna in edicola Charlie Hebdo. Dopo oltre un mese e mezzo di pausa, il numero 1179 del giornale satirico è pronto e sarà finalmente in edicola mercoledì. «Ora siamo costretti a fare i conti con l’assenza degli altri». L’unica cosa che non manca più sono i soldi e i lettori: può contare su 220mila abbonati e circa 30 milioni di euro grazie alle donazioni e alle vendite del numero speciale

Ormai manca solo la copertina. Attraverso il solito rito, la redazione di Charlie Hebdo si riunisce oggi davanti al fatidico muro di vignette per scegliere entro stasera il disegno che finirà in prima pagina. L’ultima volta, subito dopo gli attentati, la decisione era stata una terapia di gruppo, tra lacrime e crisi di panico, con lo psicologo dentro alla sala. Adesso tutti cercano una routine, anche se hanno gli occhi del mondo puntati addosso. Dopo oltre un mese e mezzo di pausa, il numero 1179 del giornale satirico è pronto e sarà finalmente in edicola mercoledì, per riprendere poi un ritmo di pubblicazione settimanale.«Questa volta dobbiamo davvero ricominciare» racconta Patrick Pelloux, storico collaboratore della testata. Per l’edizione del 14 gennaio, uscita qualche giorno dopo l’attacco e venduta in 8 milioni di copie, la redazione aveva lavorato sull’onda dello choc. Dopo quell’exploit, ci sono stati i funerali e una lunga interruzione. «Ora siamo costretti a fare i conti con l’assenza degli altri» sospira Pelloux. Tutti i disegnatori – Charb, Wolinski, Cabu, Tignous, Honoré – avevano rubriche nel giornale, così come i collaboratori assassinati, l’economista Bernard Maris e la psichiatra Elsa Cayat. La grafica del giornale è stata cambiata per non lasciare spazi bianchi. Non sono previsti nuovi omaggi alle vittime perché, dice Pelloux, «non siamo mai stati un giornale lacrimevole».«Sarà sempre Charlie» promette Riss, il nuovo direttore editoriale. Il vignettista, colpito al braccio durante l’attentato, ha ricominciato a disegnare con la mano sinistra. Lo sfoglio sarà di sedici pagine tra politica, economia, cultura. I giornalisti feriti, Fabrice Nicolino e Philippe Lançon, hanno mandato un testo anche se sono ancora in ospedale, così come il webmaster Simon Fieschi, che ha rischiato la paralisi ed è in condizioni gravi. Ci sarà una nuova rubrica letteraria con il contributo di scrittori, la prima a fir- mare è la romanziera Marie Darrieussecq.La tensione resta alta. La giornalista marocchina Zineb El Rhazoui è stata minacciata di morte sui social network, insieme al marito, lo scrittore Jaouad Benaissi. Fuori dalla redazione provvisoria, nella sede di Libération, ci sono decine di agenti di scorta. I nomi più famosi della testata sono tutti sotto protezione. «Fare un giornale circondati da poliziotti è quantomeno particolare» osserva Laurent Léger, giornalista investigativo di Charlie Hebdo. «Cercheremo di ricostruirci numero dopo numero» continua Léger.Durante queste settimane di preparazione, la testata ha fatto appello a nuovi collaboratori. Una ricerca non facile, soprattutto per i vignettisti. Molti hanno declinato l’invito, altri hanno chiesto: «Ma dovrò venire in redazione?». Oppure: «Posso firmare con un altro nome?». Riss non si stupisce. «Lo capisco – dice – quando ero in ospedale anche io continuavo a temere che qualcuno sarebbe venuto a uccidermi». Alla fine, due nuovi disegnatori sono presenti: René Pétillon e l’algerino Ali Dilem.L’unica cosa che non manca più sono i soldi e i lettori. Charlie Hebdo ha ora 220mila abbonati, contro appena 10mila di inizio anno, e un gruzzolo di 30 milioni di euro grazie alle donazioni e alle vendite del numero speciale. Un patrimonio improvviso che rischia di scatenare liti e diventare un “regalo avvelenato” secondo l’espressione di Riss. Tra qualche settimana, dovrebbe avere una nuova casa. Il comune di Parigi ha offerto degli uffici nel tredicesimo arrondissement. Il trasloco avverrà solo dopo lavori per garantire la sicurezza. Charlie Hebdo dovrà rassegnarsi a lavorare in un bunker. Fino a quando, nessuno lo sa.