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 2015  febbraio 23 Lunedì calendario

L’Isis e quei 21 ostaggi curdi fatti sfilare chiusi in gabbia come animali. L’ultimo video postato dai terroristi. Intanto nella notte fra sabato e domenica la Turchia ha effettuato un blitz militare e Erdogan si impossessa della tomba di Suleyman Shah «per tenere viva la memoria dei nostri avi»

Ventuno ostaggi in gabbia vengono fatti sfilare in una città dell’Iraq a 50 chilometri da Kirkuk. La folla li osserva giubilante. Sono 16 peshmerga curdi, due ufficiali dell’esercito iracheno e tre poliziotti locali. Dietro le sbarre gli uomini rispondono terrorizzati alle domande.È l’ultimo filmato postato dai terroristi del cosiddetto Stato islamico (Is), intercettato dal Centro americano di sorveglianza dei siti islamisti ( Site). Un video che ricorda quella del pilota giordano arso vivo in gabbia. Né luogo né data sono precisati ma, secondo fonti curde, le scene risultano girate una settimana fa nel mercato del distretto di Hawija, controllato dall’Is, a una cinquantina di chilometri da Kirkuk, città ancora libera.I 21 sventurati appaiono nelle tute arancioni, a testa bassa, portati verso le gabbie in una piazza circondata da muri di cemento e presidiata da combattenti incappucciati. Un uomo con la barba e un turbante bianco, il “presentatore” del video, si rivolge ai peshmerga, i guerrieri curdi, esortandoli a finire le ostilità. «Altrimenti la vostra fine sarà nelle gabbie o sotto terra». A questo punto si vedono i prigionieri sfilare uno per uno nelle gabbie sopra i pickup lungo una strada colma di uomini armati. Il filmato si chiude con gli ostaggi inginocchiati, ciascuno con dietro un uomo incappucciato e con un’arma in mano.I prigionieri, dice un comandante dei peshmerga di Kirkuk, il generale Hiyowa Rach, sarebbero stati catturati il 31 gennaio scorso, «durante un attacco terrorista contro Kirkuk». Dal giugno del 2014 lo Stato islamico (Is), che conta ampi territori nel Nord e nell’Ovest dell’Iraq, cerca di impadronirsi dell’importante città petrolifera controllata dai peshmerga.E ora, dopo il video del pilota giordano bruciato vivo, e le decapitazioni dei due ostaggi giapponesi, la nuova iniziativa mediatica dell’Is punterebbe a ottenere nuove fonti di finanziamento. Ieri la Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung sosteneva che lo Stato terrorista starebbe infatti cercando di vendere alle forze curde i corpi dei loro soldati uccisi in battaglia. Il prezzo: «Fra i 10mila ed i 20mila dollari» (8.700-17.500 euro). Il giornale tedesco afferma che l’Is sarebbe stato colpito duramente dalla recente offensiva della coalizione internazionale. Molte infrastrutture sono rimaste distrutte dai bombardamenti. E il contrabbando di petrolio o di antichità saccheggiate risulta in gran parte ostacolato.Ma il quadro geopolitico si oscura per un’altra iniziativa nell’area. Nella notte fra sabato e domenica la Turchia ha effettuato un blitz militare, entrando per 35 chilometri in territorio siriano con 572 soldati e una quarantina di blindati, e portando in salvo il feretro di Suleyman Shah, il nonno del fondatore dell’Impero ottomano. I 38 militari di Ankara di guardia al mausoleo, formalmente territorio turco in base ad un trattato del 1921, isolati da 8 mesi, sono stati anch’essi riportati in patria. Nel compiere il blitz i blindati turchi hanno attraversato la città “martire” di Kobane, ora sotto il controllo dei miliziani curdi siriani. Ankara ha inviato una nota diplomatica al governo di Damasco, informandolo di avere «provvisoriamente» trasferito la tomba di Suleyman Shah in un’altra area all’interno della Siria presa dalla Turchia durante l’incursione nella regione di Ashma. In sostanza, le forze militari turche ora si sono impossessate di un nuovo pezzo di territorio siriano situato ad appena 200 metri dalla frontiera: «La nostra bandiera continuerà a sventolare in questo nuovo luogo per tenere viva la memoria dei nostri avi», dice Erdogan, mentre i media pubblicano immagini nazionaliste di tre soldati che issano la bandiera di Ankara nel sito siriano.Ankara ha inviato una lettera alle Nazioni Unite affermando che la base militare evacuata dal mausoleo «è ancora in terra turca». L’edificio che ospitava la tomba, vicino ad Aleppo, è stato fatto esplodere, per evitare che i militanti dell’Is lo utilizzino come base. Durissima la risposta di Damasco. L’incursione turca, ha detto il governo di Assad in una dichiarazione letta dalla tv di Stato, è una «palese aggressione» di cui Ankara sarà ritenuta responsabile. E il fatto che l’Is non abbia attaccato la tomba, sostiene Damasco, «conferma i legami tra il governo turco e questa organizzazione terroristica».