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 2015  febbraio 20 Venerdì calendario

Chi ha paura della fusione tra Mondadori e Rizzoli? Il mondo del libro contro il possibile colosso. Anche il ministro della Cultura Dario Franceschini interviene: «Sono preoccupato»

Un cataclisma. Nella cittadella dell’editoria italiana la notizia del nuovo Mondazzoli – come qualcuno ha già battezzato l’ipotetica fusione tra Mondadori e Rcs Libri – viene accolta con inquietudine. Una sorta di resa dei conti che coinvolge marchi grandi e piccoli, sigle interne alla galassia e sigle esterne, scrittori e agenti letterari. La voce solitamente ferma tradisce emozione. Perché non si tratta solo di un’operazione finanziaria, ma è in gioco un deposito di creatività, conoscenze, gusto, sensibilità, stile che ora rischia di saltare per aria. Una questione di libertà. Tanto che ieri è intervenuto anche il ministro Dario Franceschini. «Non c’è settore più delicato del mercato dei libri per la libertà di pensiero e di creazione. Troppo rischioso che una sola azienda controlli metà del mercato».
E l’operazione, promette, «sarà valutata con attenzione». Un’atmosfera cupa dilaga nelle case editrici coinvolte dal temuto nuovo matrimonio. «Guardavo in Tv Mentana che scherzava sull’accoppiamento tra Arnoldo Mondadori e Angelo Rizzoli», racconta Elisabetta Sgarbi, direttrice editoriale di Bompiani, la personalità editorialmente più forte dentro Rcs Libri. «Io pensavo ai miei autori. Chissà come reagiranno di fronte a questa operazione che passa sulle nostre teste». E lei come ha reagito? «Un terremoto. Si tratterebbe di una svolta colossale che lascia poco margine a una rete ricchissima di case editrici. Il lavoro di un editore è costruire un’identità, dando un’impronta speciale al proprio catalogo. È stata la passione della mia vita, e qualche soddisfazione l’ho avuta. E ora di tutto questo cosa sarà?».
Anche Ernesto Franco, il direttore editoriale di Einaudi, rinuncia alla consueta prudenza. «L’editoria è un settore molto particolare, dove la concentrazione raramente produce un miglioramento della qualità. Così si finisce per passare da un eccesso all’altro: dai padri padroni che se ne infischiavano della redditività a situazioni in cui la redditività è tutto. Ma nel nostro mestiere vince solo la qualità. E i manager rischiano di fare solo danno». Teme anche per l’autonomia dello Struzzo? «Il successo della Einaudi è nei suoi libri. Se la svuoti dei suoi contenuti culturali, cosa resta? Credo che queste annessioni funzionino quando viene conservata l’identità dei singoli marchi. Bisogna essere bravi, però. La tentazione prevalente è sempre quella di omologare».
Se la minaccia del nuovo titano porta sconforto nelle redazioni interne alla nuova galassia, non sono più sereni gli altri protagonisti. Per Ginevra Bompiani, figlia del grande Valentino e titolare della piccola e raffinata Nottetempo, la ferita è doppia. «L’idea che la Bompiani finisca nelle mani di Berlusconi è una spina nel fianco. Mio padre l’avrebbe presa molto male. La sua visione dell’editoria era l’esatto contrario della politica dei bestseller che propone letture facili e già digerite». Al di là del dato famigliare, secondo la Bompiani la nascita del ciclope Mondadori e Rcs Libri porterebbe «alla distruzione dell’editoria italiana», con l’annientamento dei marchi e delle librerie indipendenti. «Il nostro mercato presentava già una forte anomalia, per la concentrazione nelle mani di pochi grandi gruppi dell’intera filiera del libro: produzione, distribuzione, librerie. A questa concentrazione verticale se ne aggiunge un’altra: l’accoppiamento tra i due più grandi gruppi italiani, che non ha eguali in Europa. Una mostruosità».
Se non bastasse, un’altra minaccia incombe sugli editori e sulle librerie indipendenti: proprio oggi, al Consiglio dei ministri, nell’ambito della discussione sul disegno di legge sulla concorrenza rischia di saltare la legge Levi, che pone un limite agli sconti sul prezzo di copertina. Un provvedimento lungamente osteggiato dai grandi gruppi editoriali come Mondadori, che oggi invece lo invoca e difende: contro il nemico comune che è Amazon. «Se dovessero saltare i limiti agli sconti», dice Ginevra Bompiani, «per l’editoria di cultura e di ricerca sarebbe morte assicurata. Ma è questa la politica culturale che vuole il nostro paese?».
Già, la politica culturale italiana. Anche Sandro Veronesi, autore Bompiani, appare inquieto. «Mi auguro che l’antitrust non intervenga solo a cose fatte. Quella tra Mondadori e Rcs Libri mi pare un’unione insana, che toglie respiro alla concorrenza. E dove non c’è concorrenza il mercato muore». Da scrittore, cosa teme di più? «L’inasprirsi dell’omologazione. È stato già un problema scrivere un romanzo di quattrocento pagine come il mio ultimo Terre rare. Ma come, così lungo?, mi sono sentito dire. I romanzi lunghi non si “portano” più, i lettori sono disabituati. Ma non è la nostra tradizione a suggerirci la regola contraria?». Lei abbandonò Mondadori una ventina d’anni fa perché insofferente a Berlusconi. E ora? «Rieccolo. Ma questa è una questione mia, che certo dovrò risolvere. Il problema però è più ampio. Possibile che ci lasci indifferenti la notizia che un ex premier pregiudicato rischi di diventare il padrone di una gigantesca concentrazione di libri che sfiora il 40 per cento del mercato? A me pare un’assurdità».
Anche per Giuseppe Laterza non bisogna trascurare il lato politico della vicenda. «Potrebbe nascere un enorme polo che appartiene a un protagonista della politica. Il suo partito potrebbe tornare alla guida del paese: possiamo ignorarlo? Io in questa fusione non vedo una logica né economica né di altro tipo: per questo sono preoccupato». Mettere insieme marchi assai diversi, continua Laterza, è operazione molto difficile. «E quasi sempre non ci si riesce. Non è uno scherzo accorpare amministrazioni e reti commerciali differenti. E gli enormi conglomerati possono produrre risultati disastrosi».
Resta il problema di un eventuale gigante che soffoca la competizione e riduce la pluralità delle voci. Stefano Mauri, il timoniere di Gems ossia il gruppo più esposto agli effetti della nuova concentrazione, fa notare come anche il mercato dei tascabili ne risentirebbe, con il 70 per cento nelle mani di Mondadori-Rcs. «Non credo che ci siano analogie in Europa. Ma il nuovo colosso è tutto da vedere. Certo fa sorridere l’editore italoamericano Alberto Vitale che accoglie il nascituro con enfasi “perché così è in grado di fronteggiare il mercato globale”. Ma di che parliamo? Si tratterebbe di un gruppo che compete in lingua italiana, e il mondo globale c’entra poco».
Tra i feriti del “day after” ci sono anche gli agenti letterari. «No, decisamente non gioisco», interviene Roberto Santachiara. «Quando qualcuno conquista molto potere sul mercato, la vita per noi diventa più difficile». Un “solo dominus” per la narrativa e la saggistica: Andrea De Carlo, altro scrittore della scuderia Bompiani, la vive come un incubo. «Di fronte a fatti come questi mi piacerebbe pubblicare i libri per conto mio. La sensazione è di finire in un mostruoso librificio che si affida a numeri e fatturati. Ha ragione Elisabetta Sgarbi quando si chiede: e gli autori? No, gli autori non sono tranquilli».