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 2015  febbraio 20 Venerdì calendario

E anche Gino Paoli ha portato i soldi in Svizzera. L’artista avrebbe nascosto al Fisco 2 milioni di euro, ovvero i guadagni per le esibizioni ad alcune Feste dell’Unità pagate in nero. Ora è indagato per evasione con la moglie Paola Penzo e due consulenti

Il capitolo finale di questa storia si consuma lo scorso dicembre. La Finanza ferma una macchina alla frontiera di Ponte Chiasso. A bordo c’è un uomo preoccupato, che porta con sé parecchi contanti, molti più di quanti la legge consenta. È Gino Paoli, uno dei più noti cantautori italiani, con un passato da parlamentare eletto come indipendente nel Partito Comunista e oggi presidente della Siae. I finanzieri sono convinti che abbia nascosto in Svizzera 2 milioni, somma che non sa più come fare a riportare in Italia. Quei soldi, confidava in precedenza a un commercialista intercettato a Genova nell’inchiesta su Banca Carige, sarebbero il provento dei guadagni in nero per le esibizioni ad alcune Feste dell’Unità: l’artista risulta ora indagato per evasione fiscale con la moglie Paola Penzo e due consulenti Andrea Vallebuona e Alfredo Averna. La polizia tributaria ieri ha perquisito la villa del cantante, nel Quartiere Azzurro, e la sede di tre imprese riconducibili a lui e al suo nucleo familiare. L’accusa è di aver depositato in un istituto di credito elvetico milioni percepiti sottobanco, e di aver evitato così di versarne al Fisco 800mila euro: le somme sarebbero state portate al di là del confine nel 2008, mentre l’artista deve rispondere pure di «dichiarazione infedele» dei redditi per il 2009.
Le imprese di famiglia sotto la lente dei militari sono invece la «Edizioni musicali Senza fine», la «Grande Lontra» e la «Sansa». Tutte hanno base nella sede d’un gruppo di consulenza tributaria, la Sysdata, a sua volta è posizionata vicino allo studio di Vallebuona, commercialista arrestato – e poi liberato – in primavera perché secondo la Procura avrebbe aiutato l’ex presidente di Banca Carige Giovanni Berneschi a riciclare un tesori tra Italia e Svizzera.
Bisogna tornare quindi all’inizio del 2014. Siamo nel pieno dell’inchiesta sulla cassa di risparmio genovese. Berneschi è stato deposto dal trono su cui ha regnato negli ultimi 25 anni e di lì a pochi mesi finirà in cella. Le Fiamme Gialle seguono le mosse del suo clan, comprese quelle del commercialista Vallebuona. È a lui che Gino Paoli chiede di risolvere un problema che lo assilla: «Vorrei riportare in Italia i soldi in nero dei concerti alle feste dell’Unità». Lo studio è pieno di cimici e la conversazione viene ascoltata dagli investigatori. È così che il cantautore viene iscritto sul registro degli indagati. «Paoli venne in effetti nel mio ufficio all’inizio del 2014 – racconta oggi Vallebuona – Mi rappresentò la necessità di gestire un patrimonio all’estero e mi lasciò una cartellina con documenti sulla pratica. A distanza di poche settimane deflagrò il caso Carige e così tornò per riprendere le sue cose. Si è poi rivolto a un altro professionista». A dicembre il disperato tentativo in auto, ieri il blitz della Procura.