la Repubblica, 20 febbraio 2015
Il conflitto in Ucraina non accenna a placarsi. E altri inquietanti episodi da Guerra Fredda minacciano ogni trattativa di pace. Quello più spettacolare è avvenuto sui cieli della Cornovaglia, sul lembo più occidentale dell’Inghilterra. I caccia britannici della Raf si sono alzati in volo per la minacciosa presenza di bombardieri russi
La guerra d’Ucraina non accenna a placarsi, e l’incubo di un conflitto sempre più esteso rimane una minaccia concreta. Mentre i soldati ucraini stremati si consegnano ai ribelli filorussi che li hanno accerchiati nella sacca di Debaltsevo, scatenando il dibattito sulla necessità o meno di mandare caschi blu nel Donbass, altri inquietanti episodi da Guerra Fredda minacciano ogni trattativa di pace. Quello più spettacolare è avvenuto sui cieli della Cornovaglia, terra di miti e leggende sul lembo più occidentale dell’Inghilterra. I caccia britannici della Raf si sono alzati in volo per la minacciosa presenza di bombardieri russi. Non è la prima volta che accade ma ogni volta l’allarme è altissimo. I due Tupolev 95 viaggiavano su cieli internazionali nell’area di competenza della difesa inglese, ma sfiorando lo spazio aereo di Londra. Secondo le procedure i caccia Typhoon della Nato si sono alzati in volo, li hanno affiancati e seguiti fino al loro definitivo allontanamento. Sono operazioni tecnicamente legittime che i piloti russi conducono da diverso tempo, stando bene attenti a non violare alcuna regola ma tenendo sotto pressione le difese della Nato. Per Mosca è solo una piccola provocazione in risposta all’atteggiamento aggressivo della Alleanza Atlantica. Per molti britannici, sarebbe invece un sistema per testare e documentare i tempi e i modi di reazione del “nemico”.
Il risultato è stato che mentre la cancelliera Merkel e il presidente Hollande ieri mattina cercavano di mediare in teleconferenza nel rituale scambio di accuse tra Putin e il presidente ucraino Poroshenko, la rabbia di Londra arrivava a scompigliare ancora ogni trattativa. A gettare benzina sul fuoco ci pensava Michael Fallon, ministro della Difesa britannico, che spiegava la provocazione dell’aviazione russa con un progetto più ampio: «C’è un pericolo imminente. La Russia cercherà prima o poi di destabilizzare le tre repubbliche baltiche, Estonia, Lituania e Lettonia che costituiscono il fronte della Nato a Est. Userà lo stesso metodo usato con l’Ucraina».
L’idea che Mosca progetti un vero e proprio attacco, anche militare, all’Europa è una tesi che Londra, la Polonia e le repubbliche baltiche, avanzano ormai da tempo costituendo l’ala più dura della Ue in contrapposizione alla voglia di mediazione sostenuta con i fatti da Germania e Francia. Mosca, che ovviamente nega ogni accusa, considera la posizione inglese «molto poco diplomatica» e minaccia non meglio precisate «adeguate reazioni».
Logico che in questo clima sia difficile sperare in una tenuta della debole tregua stabilita dagli accordi di Minsk della settimana scorsa. La sconfitta di Debaltsevo ha creato seri problemi anche di credibilità interna a Poroshenko che ieri si diceva preoccupato di ulteriori avanzate dei ribelli e invocava l’invio di militari sotto le insegne dell’Onu. Richiesta sulla quale Putin si è assolutamente impuntato: «I caschi blu non erano nei patti. Kiev vuole solo prendere tempo per riorganizzare il suo esercito e continuare la guerra contro le milizie secessioniste».
Insomma, scambi di accuse, sospetti e minacce senza apparente via di uscita. Il nodo resta sempre lo stesso e nessuno pare in grado di affrontarlo: il grado di autonomia che Kiev ha promesso di concedere alle province russofone e filorusse dell’Est del Paese. Putin sogna un’Ucraina federale ma si accontenterebbe comunque di garanzie di indipendenza tali da escludere una adesione di Kiev alla Nato. L’alleanza atlantica ai confini di casa è per il Cremlino una minaccia da allontanare a tutti i costi. Come una minaccia vengono lette le esercitazioni decise dalla Nato proprio a Est tra Baltici e Polonia. E reagisce “simmetricamente” con le missioni al limite della legalità dei suoi bombardieri, e con le spettacolari manovre della marina russa proprio nella ferita dolente della penisola di Crimea. Rumori di guerra europea che coprono i continui e frenetici tentativi di trovare una soluzione pacifica.