Il Sole 24 Ore, 19 febbraio 2015
Quanto ci costa l’immigrazione? Tra sbarchi e centri almeno un miliardo l’anno. La macchina dell’accoglienza assorbe 600 milioni, poi ci sono i controlli
L’immigrazione costa alla finanza pubblica almeno un miliardo di euro l’anno. Una cifra approssimata per difetto ma con un alto tasso di variabilità e una prospettiva comunque al rialzo. La verità è che fronteggiare gli sbarchi, fare i controlli di polizia, dirottare nei centri di assistenza, accogliere e poi, magari, integrare i migranti, costa un sacco di soldi. Ma i soldi non bastano mai. La quota di Stato impegnata su questo fronte è molto ampia: oggi, nonostante la rincorsa alla spending review, è arduo se non impossibile ipotizzare una riduzione – e la conseguente diminuzione dei costi – degli uffici in campo. Al ministero dell’Interno di Angelino Alfano ci sono almeno due dipartimenti in prima linea: quello Libertà civili e immigrazione, guidato da Mario Morcone, e la Pubblica sicurezza diretta da Alessandro Pansa. Morcone coordina e governa l’accoglienza, l’assistenza, l’integrazione: una montagna di procedure e percorsi che fanno i conti con i prefetti in sede, sindaci e politici locali – spesso, questi ultimi, resistenti e polemici – la ricerca a volte di un alloggio da trovare quasi all’ultimo minuto. Per un onere complessivo a carico dello Stato stimato per quest’anno in circa 600 milioni. Salvo sorprese, revisioni e integrazioni. Il direttore del Dipartimento Ps, peraltro, ogni giorno ha sul tavolo i dossier della direzione centrale polizia delle frontiere e dell’immigrazione – circa 2mila agenti – guidata da Giovanni Pinto. Con i controlli effettuati, le situazioni più a rischio, le verifiche con i colleghi delle forze dell’ordine degli altri Stati. Senza contare le migliaia di poliziotti delle questure impegnati nelle pratiche di permesso e rinnovo di soggiorno: l’ipotesi di passare i fascicoli agli enti locali – come sarebbe ovvio e logico – liberando risorse per la pubblica sicurezza, tentata da diversi ministri, ha sempre incontrato il no vincente dei Comuni. Non è finita: carabinieri e agenti Ps sono impiegati in attività di ordine pubblico durante i trasporti, i controlli e l’accoglienza degli immigrati. Con i costi relativi di straordinari e missioni. Dipartimento Libertà civili e Ps, la parte preponderante delle grandi voci di impegno statale sul fronte immigrazione, può essere stimata con un costo complessivo annuo di oltre un miliardo. Numeri molto più piccoli, ma significativi, sono quelli delle altre forze impegnate. La Guardia costiera, intanto, in prima linea ogni giorno e spesso costretta a situazioni estreme. Come i turni di 36 ore senza mai dormire su una motovedetta, che parte per il soccorso dei naufraghi – magari a un centinaio di miglia di distanza – e deve tornare con il mare, com’è accaduto di recente, forza 8: un lavoro a rischio concreto della vita. L’attuale dispositivo della Guardia costiera per l’emergenza migranti di sbarchi non solo in Sicilia, ma anche in Puglia e Calabria, annovera 5 navi, 66 motovedette d’altura e costiere,tre velivoli Atr 42 MP e quattro elicotteri AW139. Oltre agli uomini d’equipaggio ci sono, per forza di cose, altri 600 militari impegnati a terra nelle sale operative, nel servizio supporto di manutenzione navale e aerea, logistico, scorte e profilassi sanitaria. Senza contare il mezzo milione di euro al mese per l’acquisto di generi alimentari di prima necessità per i migranti, dispositivi di protezione individuale e vestiario per il personale militare, le mense e gli straordinari. E il milione al mese necessario a pagare carburante e manutenzione dei mezzi aeronavali. In attività di controllo anti-scafisti e contro lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina è impegnata, invece, la Guardia di Finanza, con tre guardacoste, un aereo e due elicotteri, con un’attività di polizia giudiziaria spesso preziosa per le procure. Sulla voce costi pubblici sono venuti meno, certo, gli oneri – circa 9 milioni al mese – della missione umanitaria Mare Nostrum, durata un anno con l’impegno straordinario della Marina Militare e sostituita da quella europea di pattugliamento Triton. Ma uno dei problemi veri e continui di chi deve gestire l’immigrazione è l’estrema difficoltà di programmare e pianificare, vista l’imprevedibilità dell’andamento dei flussi e degli sbarchi. Certo l’esplosione degli sbarchi all’inizio del 2015 non promette nulla di buono.