la Repubblica, 18 febbraio 2015
Sbarchi di migranti, il Nord in rivolta contro il patto d’accoglienza. Il prefetto di Treviso: «Sono stati invitati a disperdersi»
Nel Nord Italia stanno invitando i clandestini arrivati da Lampedusa «a disperdersi». Dove vogliono, come vogliono, come possono. Basta che se ne vadano, perché lì – sostengono alcuni sindaci e governatori – non c’è più posto per nessuno. La misura della distanza tra il Viminale e gli enti locali su come affrontare l’emergenza accoglienza è contenuta in un dispaccio, bollato “urgentissimo”, inviato ieri mattina dalla prefettura di Treviso al ministero dell’Interno. Come oggetto, la sorte di 39 migranti (tra cui 10 minorenni) trasferiti due giorni fa da Agrigento fino in Veneto e per i quali non si trovava sis temazione.
Scrive il prefetto Augusta Marrosu: «Sono stati fotografati dalla Questura, gli è stato fornito un pasto dalla Caritas, sono stati sottoposti alle visite mediche e poi sono stati invitati a disperdersi. A tal fine, sono stati fatti salire su un pullman diretto alla stazione ferroviaria». Invitati a disperdersi. Abbandonati, dunque. Esattamente quello che l’Unione Europea ci chiede di non fare.
Il paradosso è che l’urgenza della comunicazione non era dovuta a questo, ma al fatto che i 39 africani, tutti dell’area subsahariana, non volevano lasciare l’autobus. Del resto non avevano dove andare. «Saremo costretti a farli scendere forzatamente dal mezzo – sono le parole del prefetto Marrosu – per esigenze igienico-sanitarie e perché bisogna restituire il pullman alla ditta proprietaria». La storia è finita che lunedì notte il gruppo di migranti ha dormito tra i sedili e solo ieri, in serata, il sindaco di Treviso Giovanni Manildo (Partito Democratico) ha trovato loro un alloggio provvisorio grazie all’appoggio di una associazione culturale italo-marocchina. «Mi vergogno a pensare che li abbiamo fatti dormire su un pullman – dice a Repubblica – ma siamo stati avvertiti del loro arrivo con poche ore di preavviso. Il mio comune non ha più strutture libere, sarebbe più semplice se avessimo a disposizione locali del demanio militare, anche dismessi vanno bene. Più di così non riusciamo a fare». Eppure, secondo i conteggi del Viminale, il Veneto è una delle regioni “in saldo negativo”, cioè risulta accogliere meno di quello che potrebbe o, comunque, meno di quanto si è impegnato a fare.
Al di là delle dichiarazioni di fuoco rilasciate in queste ore dai vari Salvini, Zaia, Bitonci (sindaco di Padova), Beccalossi (assessore al territorio della Lombardia), tutte improntate al «non possiamo più ospitare nessuno», «noi abbiamo già dato» e agli inviti alla «disobbedienza civile» contro le prefetture, non bisogna perdere d’occhio i numeri. Le cifre parlano, e chiaro. Attualmente, nella rete nazionale di strutture temporanee, Cara e Sprar, sono ospitati circa 80mila extracomunitari (67.034 adulti più 13.100 minorenni), distribuiti nelle varie Regioni. Dati alla mano, chi si sta sobbarcando maggiormente l’onere non è il Nord, come sostengono certi politici, ma il Centro- Sud: la Sicilia in primis (14.545 immigrati, il 22 per cento del totale), poi il Lazio (8.488), la Puglia (5.976), la Campania (4.824), la Calabria (4.619), l’Emilia Romagna (3.467). Il Veneto se ne prende appena il 3 per cento, 2.311 persone. La Lombardia un po’ di più, 5.628. «Cifre che se rapportate alla dimensione del territorio veneto e lombardo e al numero degli abitanti – ragionano al ministero – sono del tutto insufficienti». Anche perché c’è stata la conferenza unificata Stato-Regioni del 10 luglio scorso.
Quel giorno fu firmato tra il ministero, i governatori e i rappresentanti dei comuni, il patto per l’accoglienza di profughi e clandestini. Vennero fissate delle quote (individuate seguendo criteri della popolazione e della disponibilità alloggiativa) che ogni Regione si è impegnata ad soddisfare di fronte alle emergenze. Ma come siano andate veramente le cose lo racconta la tabella che pubblichiamo. Il 17 dicembre scorso il Viminale ha inviato a tutti i prefetti una circolare: bisognava reperire 12.676 posti per altrettanti migranti da trasferire dalla Sicilia, dove erano sbarcati. Alla verifica svolta il 16 febbraio si è scoperto che in Lombardia erano arrivati solo 1.310 migranti dei 2.916 che gli spettavano in base alla sua quota, in Veneto solo 841 rispetto ai 1.917 previsti, in Toscana 592 su 1.669, in Piemonte 735 su 1.474. E tutti gli altri, dove sono finiti? Forse “invitati a disperdersi”, come i 39 di Treviso.