Corriere della Sera, 18 febbraio 2015
Berlusconi (per ora) ha deciso: il Milan non è in vendita e Inzaghi non si cambia. Intanto Bee Taechaubol, il thailandese più famoso del momento, è venuto allo scoperto, con un comunicato che sa di retromarcia
Il Milan sul campo mostra la sua faccia peggiore (nel 2015 ha raccolto più punti solo del Parma ultimo in classifica, per dire) ma pare non sia mai stato così desiderato. Da quando, attorno a Natale, Silvio Berlusconi ha fatto filtrare l’intenzione di voler vendere delle quote (che Fininvest continua a precisare debbano essere di minoranza), i pretendenti si sono moltiplicati: l’ultimo rumor parla di una mega offerta da 970 milioni da un fondo di Singapore per la totalità delle azioni, offerta che sarebbe stata rifiutata perché Berlusconi (comunque sempre affettivamente legato alla sua creatura) vorrebbe un miliardo e mezzo. Di entrambe le facce del Milan hanno parlato ieri Berlusconi e Adriano Galliani, in un incontro ad Arcore, nato per motivi extracalcistici ma che presto, sul calcio, è finito per scivolare.
Risultato: il Milan non è in vendita e l’allenatore non si cambia. Questo lo slogan sull’esito del pomeriggio. Ma come tutti gli slogan è, in parte, ingannevole. Meglio, va interpretato: il presidente e l’ad (che dopodomani si ritroveranno assieme a Milanello) hanno scartato l’idea di passare subito la guida della squadra a Mauro Tassotti e convenuto di continuare con Pippo Inzaghi fino alla fine della stagione, sempre che non accadano le ormai famose «catastrofi bibliche» citate da Galliani (calato nella cronaca incombente, significa una sconfitta domenica in casa con il Cesena o un pari indecoroso). Serve subito un cambio di marcia, però, perché sono troppe le cose che non convincono: non si vedono miglioramenti nel gioco, gli ultimi arrivati corrono più e meglio di chi ha svolto la preparazione a Milanello, chi se ne va si mette a far faville (Torres, Niang e Saponara in campo, mentre fuori dal campo Ariedo Braida è andato al Barcellona e Laura Masi, ex responsabile del marketing, al Bayern Monaco). La prossima stagione, con ogni probabilità, si volterà di nuovo pagina, perché in società, con Seedorf e Inzaghi, sono ormai convinti di aver già pagato dazio all’inesperienza. Insomma, rispetto alle famose cene d’estate ad Arcore, quando un Pippo euforico era sempre il terzo commensale a tavola, non è cambiato solo il clima meteorologico. Il credito si è ormai esaurito.
Quanto agli aspetti societari, Berlusconi ha ribadito a Galliani di non voler vendere la maggioranza (lo diceva anche Moratti, però). Intanto Bee Taechaubol, il thailandese più famoso del momento, è venuto allo scoperto, con un comunicato che sa di retromarcia: «Non nego l’interesse per una eventuale acquisizione di quote di una squadra così prestigiosa, ma al momento si tratta solo di interlocuzioni cordiali e private con rappresentanti del gruppo Ac Milan. Nessuna decisione da parte di entrambe le parti è stata presa né tanto meno è stato siglato alcun accordo». Le interlocuzioni saranno state cordiali, private di sicuro no, visto che sono finite sui giornali, e questo non ha aiutato la reputazione di mister Bee, accusato di volersi fare pubblicità e ora innervosito per i dubbi avanzati sul suo patrimonio. Il broker thailandese, che si è proposto come capo-cordata di una serie di investitori, minaccia anzi di tutelarsi di fronte a una «campagna mediatica artificiosamente orchestrata per denigrarmi».
Le perplessità, però, più che della stampa, sono del Milan e di Fininvest. Entrambi – assieme alla banca d’affari Lazard che l’estate scorsa aveva ricevuto mandato di trovare potenziali acquirenti – attendono di vedere concretamente i termini della sua offerta. Che, però, di sicuro non è l’unica: a parte quella del fondo di Singapore che sembra un po’ irrealistica almeno quanto all’entità delle cifre, resta in vita anche l’ipotesi di coinvolgere i cinesi del gruppo Wanda, magari attraverso il progetto del nuovo stadio di proprietà.