Corriere della Sera, 18 febbraio 2015
I 90 anni della Treccani. Così è nata l’enciclopedia della cultura italiana
La data del 18 febbraio 1925, che vede nascere a Roma l’Istituto della Enciclopedia Italiana, ha un carattere che segnerà tutta la vicenda di questa grande antenna della cultura e della politica culturale nazionale. In quel febbraio, che già portava i semi dei due manifesti degli intellettuali fascisti e degli intellettuali antifascisti, si iniziava una storia e se ne finiva un’altra.
La storia che si concludeva era il disegno con cui alcuni audaci editori fin dal 1907 avevano immaginato una enciclopedia che colorasse con la tempera del sapere la parete dell’orgoglio nazionale, senza sapere ancora quanto resistente sarebbe stata la tempera, quanto ruvida la superficie. L’idea sarà ripresa dopo la Grande guerra da Ferdinando Martini, già ministro di Salandra, e da Mario Menghini, editore di Mazzini. Pensano a Vito Volterra – matematico, primo presidente del Cnr nel 1923 – come direttore scientifico e a Bonaldo Stringher, direttore generale della Banca d’Italia e ministro di Vittorio Emanuele Orlando, come amministratore.
Manca il quid che arriva con l’editore Angelo Fortunato Formiggini: egli capisce che non sarà l’asse politici-dotti a far l’enciclopedia e crea il primo contenitore. Nel 1921 fonda l’Istituto per la propaganda del libro, poi diventato Fondazione Leonardo. S’appella agli editori e chiama gli intellettuali a fare un’opera basata sulla pluralità delle voci e l’italianità del carattere. È allora che Benedetto Croce raccomanda a Formiggini di fare una enciclopedia con «un pensiero suo». Tesi a suo modo simile a quella di Gentile che, mentre è ministro, organizza la sua «marcia sulla Leonardo» – come la chiamerà Formiggini nell’amaro pamphlet scritto molti anni prima di suicidarsi per protesta contro le leggi razziali: ma la macchina che il filosofo si fa consegnare non ha ruote finanziarie.
Le porterà in dote il 18 febbraio l’imprenditore Giovanni Treccani. L’uomo che aveva comperato a peso d’oro la Bibbia di Borso d’Este, per riportarla in Italia, fa nascere con propri capitali un nuovo Istituto: sia per fare quella che ancora oggi su eBay si chiama «la Grande» enciclopedia, sia per produrre un Dizionario onomastico degli italiani «illustri». La direzione scientifica affidata a Gentile, quella manageriale a Tuminelli, questa fabbrica del sapere ha efficienze incredibili. I volumi della enciclopedia escono a tempo di record. E se il fascismo si vanterà di questo vitalismo produttivo, non potrà incidere su voci e collaboratori – antifascisti, modernisti, ebrei emancipati – antipodici alla cultura di regime.
Una efficienza costosa che modifica più volte l’assetto editoriale: finché nel 1932 si rileva che «cento impiegati dove basterebbero sei, stipendi inauditi da direttore agli uscieri, donne voraci, locali principeschi, enormi sperperi nella stampa hanno stancato alla fine il Treccani, mentre arricchivano molte persone». Si aprono le porte ai capitali pubblici che non riescono a condizionare l’impianto dell’enciclopedia, conclusa nel 1937, sotto la presidenza del camerata Luigi Federzoni.
Il passaggio ad «ente» non garantisce le opere «fasciste» che qualcuno pianifica, mentre tutela la durata della Treccani. La guerra travolge infatti tutto e tutti, incluso Giovanni Gentile. Ma nella Roma liberata l’istituto riparte: nomi noti come Gaetano De Sanctis e Luigi Einaudi, nomi meno visibili come Alberto Pincherle, Mario Niccoli o Fortunato Pintor; i giovani come Tullio Gregory, che curano le Appendici, le nuove opere come il Dizionario Enciclopedico Italiano e il Lessico Universale Italiano, l’avvio del Dizionario Biografico degli Italiani. E da lì la costruzione di una lunga fase repubblicana, che vede nascere le nuove enciclopedie tematiche e passare da piazza Paganica altre tre generazioni di dotti. Con una dirigenza che da Aldo Ferrabino e Vincenzo Cappelletti arriva fino alla presidenza di Rita Levi Montalcini. E da lì fino ai presidenti scelti da Giorgio Napolitano (il capo dello Stato è l’erede del diritto regio di nomina del presidente di quella che è una società per azioni): cioè Giuliano Amato, che dal 2009 al 2013 ha messo a disposizione della cultura la sua autorevolezza; e poi dal gennaio 2014 Franco Gallo, già ministro di Ciampi ed ex presidente della Corte costituzionale.
A Gallo tocca così il compito di festeggiare il novantesimo di un inizio, di una storia e di un mito. Un mito che, per merito di Franco Tatò, si è digitalizzato ed è accessibile a tutti in un portale gratuito. E costituisce ancora la riprova di quel «grigiore filologico» che minimizza l’enfasi persino nel discorso dello specialista. Un mito che deve trovare il suo posto in una cultura nella quale l’intuizione originaria di far da antenna a zone diverse della cultura ha ancora senso. Una antenna che trasmette e riceve, nobilita e seleziona. La Treccani è saper fare questo, da novant’anni.