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 2015  febbraio 18 Mercoledì calendario

Domande & Risposte. Che cosa succede ad Atene se l’accordo non si trova? I soldi bastano solo per un mese: poi il rischio è la bancarotta

È uno dei litigi interni più feroci della storia dell’Ue. Messa al tappeto dalla crisi finanziaria esplosa nel 2007, la Grecia s’è trovata con troppo debito e senza i denari per finanziarlo. Europa, Bce e Fmi hanno costruito un programma di salvataggio, 240 miliardi di prestiti condizionati a una serie di riforme strutturali destinate sulla carta a rendere competitiva l’economia ellenica. Il controllo del rispetto degli impegni presi da diversi governi ellenici è stato affidato alla famigerata Troika, il terzetto dei creditori internazionali. Il pagamento di ogni rata è stato vincolato alla realizzazione delle promesse. Dopo essere precipitato, il pil è tornato crescere (+1% nel 2014), ma la disoccupazione resta a livelli insostenibili (26%,6).
• Perché la trattativa è urgente?
«Il programma d’aiuti scadeva a fine 2014 ed è stato prorogato sino a fine febbraio. Se non verrà rinnovato, o esteso, la Grecia dovrà andare sul mercato da sola per finanziarie l’immenso passivo pubblico (176,3% del pil a dicembre). I tecnici greci affermano di avere soldi per un mese. Solo in marzo scadono 4,3 miliardi di titoli, mentre poco meno di un miliardo va reso al Fondo. Tsipras può accettare di allungare l’aiuto della Troika. Oppure può far da solo e rivolgersi ai mercati, dove il denaro gli costerebbe oltre il 10%. Sarebbe l’inizio della bancarotta, dunque della possibile sortita dall’eurozona. A meno che non intervenissero prestatori esterni, magari la Cina o la Russia. Difficile».
• Cosa offre l’Europa?
«Invitano Atene a chiedere una estensione tecnica di sei mesi del programma esistente come mossa temporanea. In questo modo, si potrebbe guadagnare i giorni necessari per discutere un nuovo accordo. Nel semestre, i greci dovrebbero mantenere buona parte degli impegni precedenti, in termini di riforme e controllo dei conti pubblici. Ogni misura tolta andrebbe compensata con un’altra per non mettere a rischio la stabilità».
• Come risponde la Grecia?
«Alexis Tsipras ha vinto le elezioni promettendo uno stop all’austerità e la liberazione dalla Troika per risolvere la “crisi umanitaria” greca. La via d’uscita proposta insieme col ministro dell’Economia, Yanis Varoufakis, consiste nell’archiviazione del vecchio programma e nella definizione di una intesa che chiamano “Contratto a lungo termine”, ancora soldi e riforme, ma con un mix differente. Nel frattempo, chiedono una fase di transizione senza vincoli esterni e senza controlli. Un allungamento del piano dei prestiti con condizioni a piacere».
• Perché l’Eurozona non vuole?
«Il motivo istituzionale è la difesa delle regole, non si può permettere che un solo socio faccia saltare gli accordi del club. Le ragioni politiche sono due: i paesi già usciti dal programma (Spagna, Portogallo e Irlanda) non possono accettare che i greci la facciano franca; gli stessi governi, soprattutto gli spagnoli e i popolari, non possono darla vinta a Syriza per non rafforzare gli emuli locali, nel caso Podemos».
• Come finirà?
«Lo stesso Varoufakis ricorda che l’Europa è la terra dei compromessi, dunque questa resta la soluzione più probabile. In caso di rottura, marzo può essere ancora un mese di tempi supplementari estremi per trattare. Sennò Tsipras può liberarsi dall’Europa e restare da solo. Oppure può, insieme con i partner, trovare una formula semantica che permetta a tutti di dire “Abbiamo vinto!”, quindi negoziare in fretta un nuovo accordo. L’alternativa è il crac probabile. Che non conviene a nessuno».