Corriere della Sera, 18 febbraio 2015
Tutti salgono al Colle. Prima Brunetta in solitaria, poi Vendola con la sua delegazione e presto anche Grillo con i suoi capigruppo. Ma Salvini no: «Che devo andarci a fare, a chiedergli il numero del parrucchiere?»
Prima Renato Brunetta, da solo. Poi la delegazione di Sel, guidata da Nichi Vendola. Nei prossimi giorni sarà la volta del M5S, che si presenterà con Beppe Grillo e i capigruppo, e anche della Lega, ma senza Matteo Salvini che trova inutile la visita: «Che devo andarci a fare, a chiedergli il numero del parrucchiere?» la provocazione, che ha suscitato «stupore» e certamente irritazione negli ambienti del Quirinale.
Come da richiesta pressante e accorata di tutte le opposizioni, infatti, Sergio Mattarella ha cominciato a ricevere i rappresentanti dei partiti che, la scorsa settimana, hanno disertato i lavori di Montecitorio in polemica feroce contro il governo che ha deciso di blindare le riforme e di contingentare al massimo i tempi del voto, causando – è il grido – un «gravissimo vulnus democratico».
Denuncia che hanno reiterato ieri nei loro incontri sia Brunetta per FI, sia Vendola per Sel. Ricevendo, raccontano, ascolto attento da parte del presidente e anche l’assicurazione di un impegno perché si ristabilisca un clima di rispetto reciproco e, per quanto possibile, di condivisione.
Proprio quello a cui mira Forza Italia, che forse più degli altri partiti ha interesse a non spezzare del tutto il filo del dialogo con Renzi. Raccontano che negli ultimi giorni sono state tante le pressioni su Berlusconi perché torni a riallacciare i rapporti con il premier, o almeno perché favorisca la ripresa di un clima meno infuocato. Dai vertici delle sue aziende – non tanto la figlia Marina, convinta che una società quotata in Borsa non sia attaccabile da azioni ostili del governo —, dai consiglieri come Letta (con il quale Berlusconi nei giorni scorsi avrebbe avuto anche uno scontro su questo tema), dai più moderati e preoccupati fra i suoi fedelissimi, forte è arrivato l’invito a «non isolarci», a «non metterci fuori gioco», a «non esporre il petto ai fucili di Renzi».
Berlusconi – attento a segnali non ostili come l’esclusione dal Milleproroghe della norma che avrebbe aumentato il canone delle concessioni per Mediaset e Rai e assieme spaventato da giorni per il «nuovo assalto delle procure» nel processo Ruby ter che arriva «a orologeria» proprio prima del verdetto della Cassazione sul Ruby 1, previsto per il 10 marzo – ascolta chi gli consiglia prudenza, ma aspetta ancora che da Renzi arrivi «un cambio di rotta» che al momento non c’è, nonostante siano ripresi sotterraneamente contatti fra i tradizionali «ambasciatori», come Verdini e Letta.
Per questo ieri i toni di FI non sono stati ultimativi e definitivi. La visita solitaria di Brunetta (l’altro capogruppo Romani e i vertici del partito hanno preferito declinare) ha suscitato le ironie del Pd, le critiche del fittiano Bianconi («non si è confrontato con il gruppo») e fatto pensare ad alcuni che FI non voglia alzare il livello dello scontro. Il capogruppo ha presentato un documento in 25 punti durissimo, e autorizzato dallo stesso Berlusconi, per denunciare il «mostro giuridico» che «pregiudica i princìpi» della Carta. Ma è anche vero che Brunetta fa sapere che Mattarella «farà di tutto per ristabilire il dialogo istituzionale rotto da Renzi».
In questo clima, la novità è rappresentata dal dialogo più che sereno che si è instaurato tra Grillo e il Colle. Il leader del M5S ha pubblicato sul suo blog la lettera di ringraziamento di Mattarella all’augurio di buon lavoro fattogli dal Movimento e ha assicurato che guiderà la delegazione nell’incontro al Quirinale che si terrà entro la prossima settimana. Non si presenterà invece Matteo Salvini: mando i capigruppo, non capisco lo stupore, spero che il presidente si occupi più della Libia che della mia agenda.