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 2015  febbraio 18 Mercoledì calendario

A proposito della Libia e dell’intervento militare occidentale che portò alla caduta di Gheddafi. Romano ricorda che nel 2007 Sarkozy aveva promesso che si sarebbe adoperato, dopo la vittoria, per la creazione di una Unione Mediterranea di cui la Francia sarebbe stata la guida e l’anima

Dove sono i francesi che durante la presidenza di Nicolas Sarkozy erano andati a bombardare la Libia, per liberarla dal «dittatore sanguinario» Gheddafi, trascinando gli altri partner in una avventura che più disastrosa di così non si poteva immaginare? Ora abbiamo le avanguardie del califfo sulle rive del Mediterraneo, con un Paese in pezzi, che alimenta le mire di Al Baghdadi. Presumo che l’obiettivo di Sarkozy fosse quello di eliminare Gheddafi, amico dell’Italia, e presentarsi come nuovo interlocutore del regime vincente. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Da paragonare alla situazione in cui si è trovato (e si trova) l’Iraq, dopo l’eliminazione del «dittatore sanguinario» Saddam Hussein, presunto possessore di armi di distruzione di massa. Errori così madornali, costati decine di migliaia di morti, verranno studiati dai nostri figli e nipoti.
Emma Menegon
Vicenza
Cara signora Menegon,
È certamente probabile che l’operazione militare in Libia sia stata concepita per garantire al presidente francese Nicolas Sarkozy e al Primo ministro britannico David Cameron un posto privilegiato, a scapito dell’Italia, nei rapporti che gli Stati europei avrebbero avuto con la Libia dopo la fine del regime di Gheddafi. Ma nel caso della Francia esisteva un’altra motivazione, forse più importante. Nella sua campagna per le elezioni presidenziali del 2007, Sarkozy aveva promesso che si sarebbe adoperato, dopo la vittoria, per la creazione di una Unione Mediterranea di cui la Francia sarebbe stata la guida e l’anima. L’idea non piacque a Angela Merkel, cancelliere dal 2005, che nel progetto vide soprattutto un costoso capriccio del nazionalismo francese. Ma Sarkozy insistette e Merkel, dopo qualche resistenza, dovette sacrificare le sue convinzioni sull’altare dell’asse franco-tedesco.
Quando fu deciso che la presidenza dell’Unione sarebbe stata bicefala (un europeo e un rappresentante della sponda meridionale), Sarkozy divenne presidente e volle accanto a sé l’egiziano Hosni Mubarak, vale a dire il capo dello Stato più influente e popoloso della regione. Accanto a Mubarak, l’uomo politico su cui Sarkozy avrebbe potuto fare maggiore affidamento per indirizzare l’Unione verso obiettivi conformi agli interessi francesi, era Ben Ali, presidente della Tunisia da 23 anni. Ma nel giro di poche settimane, tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, entrambi i suoi amici vennero destituiti: Ben Ali dalla furia popolare, Mubarak dalle grandi manifestazioni di Piazza Tahrir e da un colpo di Stato militare. Il fattore che maggiormente danneggiò l’immagine della Francia fu l’ostinazione con cui il governo di Parigi continuò a puntare sulla vittoria dell’amico Ben Ali. Vi fu persino un momento in cui il ministro degli Esteri francese, Michèle Alliot-Marie, propose alla polizia tunisina un’assistenza francese contro i manifestanti.
Questa immagine andava smacchiata e la spedizione contro Gheddafi del marzo 2011 aveva, per l’appunto, lo scopo di restituire alla Francia l’influenza perduta fra i Paesi arabi del Mediterraneo. Quanto alla Gran Bretagna, cara Signora, la partecipazione alla spedizione fu probabilmente un tic imperiale, lo stesso impulso che aveva indotto il governo britannico, nel 1956, a tentare la conquista del canale di Suez. Le ricordo che anche in quel caso Francia e Gran Bretagna furono alleate. Nel Mediterraneo i due Paesi sembrano avere una forte inclinazione a sbagliare insieme.