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 2015  febbraio 18 Mercoledì calendario

L’ultimo incubo sono i barconi kamikaze, senza guida e carichi di esplosivo. I terroristi dell’Isis potrebbero utilizzarli per colpire le navi impegnate nei soccorsi ai migranti

I centri di accoglienza esplodono. Lampedusa ne ha ospitati 1195 quando i posti che ha a disposizione sono 381. E qualche amministratore del Nord, in una polemica che si sta inserendo in una situazione già molto drammatica, ha preferito lasciarli dormire in pullman, perché senza più spazi per accoglierli. L’emergenza migranti è sempre più drammatica, anche perché le preoccupazioni non sono soltanto legate alle difficoltà dell’accoglienza. Con l’Isis che spadroneggia in Libia, si apre un nuovo e preoccupante scenario: l’uso dei migranti come “arma psicologica” e di pressione. Dal fronte dell’intelligence la preoccupazione è che 500 mila stranieri possano essere mandati alla deriva su barconi senza guida. Un flusso enorme e incontrollabile.
GLI ATTENTATI
Mentre gli analisti del ministero della Difesa in una riflessione fatta sulla loro rivista ipotizzano attentati già visti in altri scenari di guerra: i terroristi potrebbero trasformare i barconi in trappole esplosive da far saltare in aria contro le navi e le motovedette italiane o di Frontex impegnate nei soccorsi. Spiegano gli esperti: «Impossessatisi di alcuni porti e di imbarcazioni di vario genere e con la possibilità di sfruttare l’esperienza accumulata dagli scafisti da anni impegnati sulle rotte migratorie, Isis potrebbe ripetere tra golfo della Sirte e canale di Sicilia lo scenario che da 10 anni domina la regione marittima compresa tra la Somalia e Aden. Veloci natanti potrebbero attaccare pescherecci, imbarcazioni da crociera, piccoli mercantili, ma anche vedette impegnate in missioni di soccorso, in questo caso più per catturare prigionieri da esibire con tuta arancione e coltello alla gola (e per i quali chiedere lucrosi riscatti) che merci».
I TRAFFICANTI
Ma chi sono i trafficanti di esseri umani che, finora, hanno spadroneggiato sulle coste libiche? Quale tipo di collegamento hanno con l’Isis? I loro profili emergono con evidenza dalle inchieste giudiziarie siciliane. E si scopre che i mercanti di uomini non sono più di una dozzina e quasi nessuno è nato in Libia: sono etiopi, sudanesi, egiziani. Investigatori e 007 italiani sanno tutto di loro, persino che, durante Mare Nostrum, applicavano ai “prezzi” dei viaggi uno sconto del 50 per cento, visto che le navi italiane si avvicinavano fino a poche miglia dalla Libia. Ma prenderli e disarticolare le loro organizzazioni, che si avvalgono di decine di persone, è tutt’altra storia. Ermies, a esempio, lo descrivono «basso e robusto»: in tanti lo hanno visto impartire ordini nella “mezrea”, la fattoria nelle campagne di Tripoli dove i migranti attendono di salire sui barconi diretti in Italia. John è invece considerato «affidabile», a differenza di Teferi e Shumay, che costringono le persone a partire contro la loro volontà. Poi c’è Abdelrezak, che negli ultimi tempi si è fatto vedere poco sulle spiagge libiche: due viaggi organizzati a maggio e giugno scorsi sono andati a finire male e 300 migranti sono morti annegati. «Si è un po’ defilato ma è sempre attivo – viene spiegato – Comunque non si sa più con chi parlare, non c’è nessuno che comanda, un accordo preso può diventare carta straccia il giorno dopo». Così Ermies e gli altri continuano a fare i loro interessi indisturbati. E chissà che ora non decidano di vestire la casacca nera dell’Isis.